Il debito pubblico italiano continua a crescere nonostante la maggiore attenzione ai conti pubblici del Governo di Giorgia Meloni. I dati di Bankitalia riportano che l’indebitamento del nostro Paese a ottobre ha raggiunto 2.981,3 miliardi di euro, aumentando di 19,9 miliardi rispetto al mese precedente.
Le amministrazioni pubbliche sono quasi in pareggio di bilancio, con soltanto 100 milioni di deficit accumulato in un mese. Pesa soprattutto il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche. La spesa più alta rimane quella delle pensioni, con 337,4 miliardi annui previsti, pari a quasi il doppio della totalità della raccolta di fondi derivata dall’Irpef, la prima tassa per gettito.
Il debito pubblico continua a crescere
Secondo i dati della Banca d’Italia, a ottobre 2024 il debito pubblico è cresciuto di altri 19,9 miliardi di euro. Un dato che ha portato il totale dell’indebitamento dello Stato a 2.981,3 miliardi di euro.
Nell’ultimo mese l’aumento della spesa deriva principalmente dall‘indebitamento dell’amministrazione pubblica. 17,5 miliardi di nuovo debito rispondono a questa voce, con 2,7 miliardi di maggiore disponibilità liquida del Tesoro a giustificare la quasi interezza dell’aumento del debito pubblico. Gli enti locali hanno speso soltanto poco più di 100 milioni rispetto alle entrate registrate a ottobre. Riducono il totale le rivalutazioni dei titoli indicizzati all’inflazione e le variazioni dei tassi di cambio, poco più di 200 milioni di risparmio.
Sono in aumento anche le entrate tributarie, che seguono una traiettoria positiva iniziata da gennaio. A ottobre la crescita è stata del 4,8%, 1,9 miliardi di euro in più rispetto a ottobre 2023 per un totale di 42,4 miliardi di euro. Un dato inferiore alla media degli altri mesi dell’anno, che invece hanno fatto registrare una crescita delle entrate dovute alle tassi del 5,7%, in tutto 24,2 miliardi di euro in più. Fino a ora, nel 2024, lo Stato ha ricevuto 452 miliardi di euro.
Chi possiede il debito pubblico italiano
Banca d’Italia ha anche analizzato chi siano i creditori dello Stato italiano. Una parte consistente dei titoli di Stato è in mano alla stessa Banca centrale, anche se in diminuzione anche solo rispetto al mese precedente. Dal 22,3% si è passati al 22,1% del totale. A settembre, l’ultimo dato disponibile, il 30% del debito italiano era posseduto da investitori stranieri. Le famiglie e le imprese non finanziarie posseggono il 14,4% del valore dei titoli emessi.
Il resto del debito è in mano alle banche, per circa il 15%, e a quelle che il rapporto chiama “istituzioni finanziarie monetarie“. Si tratta di altre banche centrali, soprattutto la Banca centrale europea, che negli anni di difficoltà finanziaria del nostro Paese ha acquistato un gran numero di titoli di Stato in modo da tenere bassi i tassi di interesse ed evitare un aumento del debito pubblico. La quota in mano a queste istituzioni è di circa il 12%.