Dopo anni di stagnazione e declino, l’industria vinicola europea sta finalmente mostrando segnali di ripresa. Tuttavia, questa rinascita è minacciata da due potenziali sviluppi: la possibilità di una seconda presidenza Trump negli Stati Uniti, che potrebbe portare nuovi dazi sui vini europei, e di dazi sulle importazioni di vino europeo dalla Cina.
Nuovi dazi sui vini europei
I dazi sono essenzialmente tasse sui beni importati, progettate teoricamente per stimolare il consumo di beni prodotti internamente. Tuttavia, nel lungo termine, tendono ad aumentare i prezzi.
Se rieletto, Donald Trump ha promesso di imporre un dazio del 10% su tutte le importazioni e del 60% sui beni cinesi. E non è una decisione annunciata che stupisce, anzi. Basti pensare che durante, la prima amministrazione Trump, sono stati imposti dazi per un valore di quasi 380 miliardi di dollari su una vasta gamma di prodotti europei, incluso il vino.
Parallelamente, anche la Cina sta considerando l’imposizione di dazi sui vini europei. Già nel 2021 il Paese aveva imposto dazi fino al 218% sui vini australiani, bloccando di fatto le vendite del prodotto. Ora, considerando le tensioni che sono nate in seguito alla decisione UE di aumentare i dazi sulle euro cinesi, è plausibile ipotizzare che possa emergere una nuova fase di tensioni commerciali tra la Cina e l’Unione Europea, tale da spingere Pechino ad adottare una politica simile nei confronti del vino europeo.
In questo caso, gli effetti potrebbero essere devastanti, considerando l’importanza crescente del mercato cinese per i produttori europei.
Conseguenze e impatto sul commercio italiano
L’Italia, uno dei principali produttori ed esportatori di vino al mondo, sarebbe particolarmente vulnerabile perché molto esposta a questi sviluppi. Infatti, il vino italiano ha guadagnato una notevole popolarità negli Stati Uniti e in Cina, due dei suoi mercati più importanti. L’imposizione di nuovi dazi potrebbe ridurre drasticamente le esportazioni, danneggiando economicamente i produttori italiani e l’intero settore vinicolo del Paese.
Un aumento dei prezzi dei vini italiani nei mercati esteri, dovuto ai dazi, potrebbe ridurre la competitività rispetto ad altri produttori non soggetti a tariffe simili. Questo porterebbe di fatto a una diminuzione della domanda, con conseguenze negative sulle vendite e sui profitti dei produttori italiani all’estero.
Inoltre, se le esportazioni diminuiscono a causa dei dazi, potrebbe verificarsi un eccesso di offerta sul mercato interno italiano, portando a una potenziale riduzione dei prezzi del vino anche a livello nazionale.
Quindi, per fronteggiare queste minacce, molti operatori del settore stanno già adottando misure preventive. Per esempio, l’aumento delle scorte e la pianificazione anticipata degli ordini si stanno dimostrando essere strategie comuni per mitigare gli effetti di eventuali dazi. Inoltre, non è esclusa l’apertura a nuovi mercati, che potrebbe offrire un’alternativa ai produttori italiani, riducendo la dipendenza dal commercio con Stati Uniti e Cina.
Ovviamente, in questo contesto diventa essenziale per l’industria vinicola italiana continuare a innovarsi e a promuovere la qualità dei suoi prodotti. Investimenti in marketing, diversificazione dei canali di vendita e potenziamento della presenza online possono contribuire a mantenere la competitività del vino italiano a livello globale.
Quanto vino esporta l’Italia?
L’Italia è uno dei principali esportatori mondiali di vino. Nel 2020, l’Italia ha esportato circa 21,6 milioni di ettolitri di vino, secondo i dati del rapporto annuale dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV). Questo rende il nostro uno dei principali paesi esportatori di vino al mondo, insieme a Francia e Spagna.
Quindi, è facile capire perché le esportazioni di vino rappresentano un elemento significativo dell’economia italiana, non solo per le entrate dirette generate dalle vendite all’estero, ma anche per l’indotto che sostengono nel settore agricolo, enologico e turistico.
Inoltre, il settore del vino è un importante motore di occupazione in Italia, dalle viti alla vinificazione, distribuzione, commercio e turismo enogastronomico. Le esportazioni contribuiscono quindi a sostenere numerosi posti di lavoro diretti e indiretti.
Per questo motivo, l’introduzione di nuovi dazi richiede non solo una strategia economica prudente da parte delle autorità italiane e degli operatori del settore, ma anche una riflessione su come mantenere e rafforzare il prestigio e la qualità distintiva del vino italiano sul mercato globale.