L’Ue vuole altri dazi per Shein e Temu: il nuovo contrasto allo shopping online cinese

Per fermare il commercio elettronico cinese, l'Ue studia una serie di nuovi dazi che colpirebbero soprattutto Shein e Temu

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

L’Ue prova a contrastare lo strapotere delle piattaforme cinesi sullo shopping online, Temu e Shein su tutte, valutando l’introduzione di nuovi dazi doganali sui prodotti che vengono acquistati a basso costo dall’Europa. Entrando più nel dettaglio, la Commissione europea starebbe valutando l’ipotesi di eliminare l’attuale soglia dei 150 euro, ovvero quella sotto la quale gli articoli possono essere comprati dai cittadini europei sulle piattaforme cinesi senza che vengano applicate delle spese doganali.

Nuovi dazi Ue per lo shopping su Temu e Shein

La Commissione europea, che di recente ha anche avviato un’indagine su Shein e Temu per stabilire se i due colossi dello shopping online cinesi rispettino le misure richieste dal Digital services act, cerca con l’applicazione dei nuovi dazi di porre fine all’ondata di importazioni a basso costo che arrivano in Europa dalla Cina.

I dati del fenomeno parlano chiaro: nel 2023 sono arrivati nel Vecchio Continente ben due miliardi pacchi esenti da dazi, mentre ad aprile sono stati spediti dalla Cina circa 350mila articoli, ovvero circa due consegne per ogni nucleo familiare. Così come sostenuto dal Financial Times, proprio questi altissimi volumi di commercio elettronico starebbero mettendo a dura prova i limiti delle dogane europee, con l’Ue che sarebbe orientata a una revisione. Va precisato che non si tratta di una novità, con la Commissione europea che già lo scorso anno aveva provato, senza riuscirci, ad abolire la soglia doganale dei 150 euro.

Dazi Ue a Temu e Shein, le altre ipotesi

Oltre alla suddetta eliminazione della soglia dogale minima di 150 euro, la Commissione europea avrebbe al vaglio anche altre ipotesi di contrasto allo shopping online su Temu e Shein. Più nel dettaglio si pensa di rendere obbligatoria per le grandi piattaforme la registrazione per il pagamento dell’Iva online, indipendentemente dal loro valore. Si ricorda a tal proposito che, a partire dal 2021, sui pacchi inviati alle aziende Ue viene già applicata l’Iva indipendentemente dal loro valore, ma non sono previsti dazi. Tutte le opzioni descritte verranno presentate alla nuova Commissione che è in fase di formazione dopo le elezioni europee di inizio giugno.

Una nuova strategia transfrontaliera Ue

A spingere per un intervento concreto in tema di prodotti acquistati online che arrivano dalla Cina è Christel Delberghe, direttore generale di EuroCommerce che si occupa di commercio al dettaglio. “Vogliamo – ha detto – un campo di gioco a livello dell’Ue nel commercio al dettaglio online per tutti gli attori che mirano ai consumatori con sede nell’Ue, indipendentemente da dove siano stabiliti”. Vi è, nella sua visione, la necessità di “una strategia di applicazione transfrontaliera efficace ed efficiente“.

Anche le società potenziali bersaglio delle iniziative europee sui dazi non hanno mancato a rispondere. “Sosteniamo pienamente gli sforzi dei legislatori per riformare la disposizione de minimis”, ha detto un portavoce di Shein, mentre Temu si è detta aperta e di supporto “a qualsiasi adeguamento delle politiche apportato dai legislatori che sia in linea con gli interessi dei consumatori, purché tali politiche siano eque”. AliExpress, anch’essa tra i soggetti che soffrirebbero i nuovi dazi Ue, ha detto di essere già a lavoro con i legislatori per “assicurarsi di essere costantemente in una posizione conforme nel mercato dell’Ue”.