Volkswagen ancora tagli per 1,5 miliardi, il problema è il costo del lavoro troppo alto

Volkswagen ancora alle prese con la crisi: costi del lavoro insostenibili, rischio chiusure in Germania e concorrenza cinese minacciano il futuro del gruppo automobilistico

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

Pubblicato: 20 Novembre 2024 15:12

Il gruppo Volkswagen si trova ad affrontare una delle crisi più difficili della sua storia recente. La pressione dei costi del lavoro in Germania, tra i più alti al mondo, e la concorrenza dei produttori cinesi stanno costringendo il colosso automobilistico a intraprendere misure drastiche. In ballo ci sono 1,5 miliardi di tagli immediati e un piano complessivo da 17 miliardi di euro che potrebbe includere chiusure di stabilimenti e licenziamenti massicci.

Volkswagen ancora in crisi: colloqui tesi per rischio chiusure

Con un nuovo ciclo di negoziati in programma, Volkswagen deve affrontare un contesto particolarmente difficile. L’azienda sta valutando opzioni drastiche per ridurre i costi, tra cui il possibile congelamento degli stipendi, tagli ai salari del 10% e la chiusura di tre stabilimenti in Germania.

Il sindacato IG Metall, insieme alla presidente del consiglio di fabbrica Daniela Cavallo, ha riconosciuto la necessità di misure per migliorare la competitività, ma ha proposto alternative meno drastiche. Tra queste, la sospensione parziale dei bonus e il rinvio degli aumenti salariali, per un valore complessivo di 1,5 miliardi di euro. Cavallo ha ribadito che la chiusura delle fabbriche dovrebbe essere evitata, sottolineando l’impatto sociale devastante che simili decisioni avrebbero sui lavoratori e sulle loro famiglie.

La tensione tra azienda e sindacati è aumentata dopo che Volkswagen ha annullato un accordo contrattuale separato che regolava i salari di sei stabilimenti tedeschi, alimentando il malcontento.

Il problema del costo del lavoro

Volkswagen si trova a fronteggiare una struttura dei costi del lavoro che, rispetto ai principali concorrenti europei, risulta poco sostenibile. Nel 2023, l’azienda ha destinato il 15,4% dei ricavi globali al personale, una cifra significativamente superiore al 9,5%-11% di concorrenti come BMW, Mercedes-Benz e Stellantis.

In termini di costo orario: Volkswagen paga 62 euro l’ora in Germania, contro:

  • 47 euro in Francia
  • 33 in Italia
  •  29 in Spagna.

La differenza media rispetto ai maggiori paesi europei è del 77%, rendendo le fabbriche tedesche tra le più costose al mondo. Alcuni stabilimenti del gruppo risultano addirittura il doppio più costosi rispetto agli obiettivi aziendali.

Questa situazione non è sostenibile per il CEO del brand Volkswagen, Thomas Schaefer, che ha dichiarato che il problema sta erodendo la produttività del gruppo. A complicare il quadro si aggiunge l’aggressiva concorrenza dei produttori cinesi come BYD, che offrono veicoli elettrici a prezzi altamente competitivi, mettendo ulteriormente sotto pressione i margini del colosso tedesco.

Bene Skoda Enyaq, ma non basta

Nonostante le difficoltà, ottobre è stato un mese positivo per Volkswagen in termini di vendite. Secondo Jato Dynamics, il gruppo ha raggiunto una quota di mercato record del 27,6% in Europa, il livello più alto degli ultimi tre anni. Sono state immatricolate oltre 287mila auto, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente.

Un risultato significativo è stato ottenuto dalla Skoda Enyaq, che ha superato la Tesla Model Y diventando il veicolo elettrico più venduto in Europa con 9.977 unità (+44%). Anche la Volkswagen ID.4 ha registrato un aumento del 24% nelle immatricolazioni, confermando il posizionamento competitivo del gruppo nel segmento delle auto elettriche.

Nonostante i risultati positivi nel settore elettrico, la maggior parte delle vendite del gruppo resta legata ai veicoli a benzina e diesel, che hanno rappresentato oltre i tre quarti delle immatricolazioni di ottobre.