Il mercato delle auto elettriche, sebbene in costante crescita, non sta decollando ai ritmi inizialmente previsti, soprattutto in Europa. Molti colossi dell’automotive stanno rimodulando le proprie strategie, segno di una certa incertezza sul futuro della mobilità elettrica.
Volvo, un tempo pioniere nel settore, ha recentemente rinunciato al suo ambizioso obiettivo di vendere esclusivamente modelli elettrici entro il 2030. Questa decisione, dettata da un netto calo della domanda, è stata preceduta da scelte simili da parte di altri grandi marchi come Porsche e Mercedes. Queste aziende, pur mantenendo gli investimenti nel settore, hanno rivisto al ribasso i propri piani per l’elettrico, indicando una certa prudenza.
Anche in Italia e in Germania, i principali mercati automobilistici europei, si registrano segnali di rallentamento. Stellantis ha congelato il progetto di costruzione di una gigafactory a Termoli, mentre in Germania è stato sospeso quello di Kaiserslautern. Queste gigafactory rappresentano un elemento fondamentale per la produzione di batterie e, di conseguenza, per l’espansione del mercato delle auto elettriche.
Quali sono le cause di questo rallentamento?
Diverse sono le cause che potrebbero spiegare questo rallentamento. Tra queste:
- L’aumento dei costi di produzione: l’inflazione e la crisi energetica hanno aumentato i costi delle materie prime necessarie per la produzione delle batterie, rendendo le auto elettriche meno competitive rispetto a quelle tradizionali
- La scarsità di infrastrutture di ricarica: la rete di colonnine di ricarica non è ancora sufficientemente diffusa e capillare per soddisfare le esigenze degli automobilisti
- L’autonomia limitata: l’autonomia delle batterie, sebbene in costante aumento, è ancora un limite per molti potenziali acquirenti, soprattutto per i lunghi viaggi
- L’incertezza economica: la crisi economica globale e l’aumento dei tassi di interesse stanno spingendo i consumatori a rimandare l’acquisto di un’auto nuova, elettrica o tradizionale che sia
Indice
Calo delle vendite di auto elettriche in Europa: un segnale di allerta
L’ultimo dato negativo, in parte atteso dagli “addetti ai lavori”, è stato quello di luglio, quando le vendite di auto elettriche nel mercato europeo sono calate del 10,8% rispetto al 2023. Se infatti 12,5 macchine su 100 vendute in Europa sono state elettriche, l’anno precedente la percentuale ammontava al 13,5%. Questo non è l’unico segnale che tiene in allerta produttori e consumatori.
La crescita dell’elettrico nel mondo è innegabile, ma a venire messe in discussione sono le tempistiche. La “rivoluzione” non sembra insomma più così immediata.
Secondo la società di consulenza Rho Motion, nel 2023 globalmente le vendite di auto completamente elettriche (Bev) e plug in (Pheb) sono aumentate del 31% rispetto al 2022. Sembrerebbe un dato eccellente, ma in realtà è la spia di un deciso rallentamento. L’incremento era stato del 60% nel 2022 rispetto all’anno precedente e addirittura del 100% se si guarda a tre anni fa. Un trend di cui risente soprattutto il “Vecchio Continente”. Se aumentano le immatricolazioni delle vetture “ibride”, le auto “full elettric” fanno registrare un aumento di appena l’1,5% nel primo semestre del 2024 secondo quanto riporta l’Acea (L’European automobile manufacturers association), mentre i modelli elettrici prodotti quest’anno sono meno di quelli dell’anno precedente.
E preoccupano i dati della Germania, dove le nuove immatricolazioni fanno riscontrare una flessione del 16,4% rispetto al semestre del 2023. Questo calo significativo mette in evidenza le difficoltà che il mercato delle auto elettriche sta affrontando, non solo in termini di vendite, ma anche di produzione e immatricolazioni. La situazione attuale solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del settore e sulla capacità delle case automobilistiche di mantenere i loro obiettivi di elettrificazione.
La transizione verso l’elettrico: velocità differenti e sfide economiche
La prima considerazione è che la transizione verso l’elettrico viaggia a diverse velocità. Come dimostrano i dati del grafico sotto, la spinta verso la vendita di auto elettriche è molto forte in Cina.
In Europa, e in particolare in Italia, la transizione si scontra con il tema dei costi, che molte famiglie vedono ancora come proibitivi, e con salari che non riescono più a stare al passo con l’inflazione. La transizione sembra insomma molto difficile senza adeguati incentivi statali. Sono politiche che molti stati hanno messo in campo. La flessione delle vendite in Germania è, ad esempio, una diretta conseguenza della fine degli incentivi per i consumatori, deciso dal Governo nel 2023.
Tuttavia, i dati e la conseguente crisi di Volkswagen, che ha annunciato licenziamenti e delocalizzazioni, non hanno lasciato indifferente l’esecutivo di Olaf Scholz. L’esecutivo di Olaf Scholz ha già annunciato lo stanziamento di altri incentivi. Questo dimostra come gli incentivi statali siano fondamentali per sostenere la transizione verso l’elettrico, soprattutto in un contesto economico in cui i costi delle auto elettriche sono ancora percepiti come troppo elevati da molte famiglie.
La situazione in Europa e in Italia evidenzia le difficoltà economiche che molte famiglie stanno affrontando, con salari che non riescono a tenere il passo con l’inflazione. Senza adeguati incentivi statali, la transizione verso l’elettrico rischia di rallentare ulteriormente, mettendo a repentaglio gli obiettivi di sostenibilità e riduzione delle emissioni. La decisione del governo tedesco di reintrodurre incentivi è un segnale importante che potrebbe influenzare anche altre nazioni europee a seguire un percorso simile per sostenere la crescita del mercato delle auto elettriche.
Auto elettriche in Italia: vendite in calo e rischio di ritardi nella transizione
In Italia, tra gennaio e luglio, il 3,8% delle auto vendute sono state elettriche. Questo risultato è stato possibile anche grazie agli incentivi statali, che prevedevano fino a 13.500 euro per cambiare auto e sceglierne una a batteria. Tuttavia, una volta terminati gli stanziamenti statali, la vendita di vetture elettriche ha subito una netta flessione nel mese di agosto, con il 36% di immatricolazioni in meno rispetto all’anno precedente.
Questa situazione solleva preoccupazioni riguardo alla transizione verso l’elettrico nel nostro Paese. Sebbene l’Europa abbia previsto lo stop alla vendita di auto termiche entro il 2035, il ritardo della “transizione” è ancora rilevante e i tempi potrebbero allungarsi. I dati sulle tre auto elettriche acquistate dagli italiani nel 2024 confermano l’impressione che questi veicoli stentano a diventare prodotti di “massa” nel nostro Paese. Invece, tendono a essere relegati a una fascia di consumatori medio-alta.
La dipendenza dagli incentivi statali evidenzia come il mercato delle auto elettriche in Italia sia ancora fragile. Senza il supporto finanziario del governo, molte famiglie non sono in grado di affrontare i costi elevati delle auto elettriche. Questo pone seri interrogativi sulla capacità del Paese di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e riduzione delle emissioni entro i tempi previsti.
La flessione delle vendite in agosto dimostra che, senza adeguati incentivi, la transizione verso l’elettrico rischia di rallentare ulteriormente. È necessario che il governo e le autorità competenti valutino nuove strategie per sostenere il mercato delle auto elettriche, affinché queste possano diventare una scelta accessibile e conveniente per un numero sempre maggiore di consumatori. Solo così sarà possibile accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Le auto elettriche più vendute in Italia nel 2024: prezzi e sfide
Tra le auto più vendute nello Stivale nel 2024, ci sono infatti la Tesla Model 3, che parte da un prezzo di oltre 41mila euro, la Tesla Model Y (42.600 euro) e la Volvo Ex30 (36.679 euro). Non esattamente spese abbordabili per tutti. Esistono ovviamente dei modelli più economici, anche a partire da 18mila euro, che risultano sicuramente meno esosi, specialmente se si riescono a utilizzare gli incentivi statali.
Tuttavia, il problema è, nella maggior parte dei casi, la scarsa autonomia, che rende questi veicoli più auto “da città” che da ampi spostamenti. Questo limite tecnico rappresenta un ostacolo significativo per l’adozione diffusa delle auto elettriche.
Al momento, quindi, non ci stiamo di certo indirizzando verso un “consumo di massa”, come è stato per il boom dell’auto termica nel secolo scorso. E per la “transizione” questo costituisce un problema non da poco. La combinazione di prezzi elevati e autonomia limitata rende difficile per le auto elettriche diventare una scelta pratica e conveniente per la maggior parte dei consumatori.
La situazione attuale mette in luce le sfide che il mercato delle auto elettriche deve affrontare per diventare una realtà di massa. Gli incentivi statali possono aiutare a rendere i prezzi più accessibili, ma la scarsa autonomia rimane un fattore critico che deve essere affrontato per convincere un numero maggiore di consumatori a fare il salto verso l’elettrico.
Per accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile, è necessario non solo rendere le auto elettriche più economiche, ma anche migliorare la loro autonomia e infrastruttura di ricarica. Solo così sarà possibile replicare il successo delle auto termiche e rendere le auto elettriche una scelta di massa.
Transizione elettrica: l’Europa tra sfide e competizione con la Cina
Nonostante le difficoltà, alcuni leader dell’industria automobilistica europea spingono per accelerare la transizione verso l’elettrico. Il CEO del Gruppo Volkswagen, Oliver Blume, ha recentemente sollecitato l’Unione Europea a mantenere salda la rotta verso l’obiettivo di bloccare la produzione di motori termici entro il 2035. Blume ha sottolineato l’importanza di fornire un’indicazione chiara che impedisca all’industria europea di continuare a produrre simultaneamente auto termiche ed elettriche, un processo che comporta spreco di risorse e dispendio di energie. Anche la Renault condivide questa posizione, spingendo per un impegno deciso nella transizione.
Tuttavia, le preoccupazioni per il futuro dell’industria automobilistica europea sono in aumento. Il Commissario uscente per il mercato interno, Thierry Breton, ha recentemente dichiarato che la situazione del settore automobilistico europeo “non è rosea”. Secondo Breton, una delle cause principali di questa crisi è la scarsa diffusione delle auto elettriche all’interno del continente. La lentezza con cui l’Europa sta adottando veicoli a emissioni zero sta danneggiando la competitività delle sue imprese.
Mentre l’industria europea è in difficoltà, quella cinese sembra prosperare. Guardando alle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina, è evidente che il cuore della nuova mobilità non è più in Europa. Le importazioni di auto elettriche cinesi stanno crescendo rapidamente, e questo squilibrio commerciale rappresenta un grosso problema per il Vecchio Continente.
Ma non sono solo i modelli cinesi a rappresentare una sfida. Anche marchi europei e americani, come Tesla e BMW, stanno scegliendo di delocalizzare la produzione in Cina, attratti dai costi di produzione sensibilmente più bassi. Questo contribuisce a peggiorare il deficit commerciale dell’Europa. Nello scambio di auto elettriche tra UE e Cina, l’Europa registra un passivo di 8 miliardi di euro: le importazioni dalla Cina ammontano a 8,8 miliardi, mentre le esportazioni europee verso la Cina sono solo di 800 milioni. Questo divario evidenzia le difficoltà dell’Europa nel competere sul mercato globale della mobilità elettrica.
Dazi, infrastrutture e la sfida europea per la transizione elettrica
Per Bruxelles, il problema delle importazioni di auto elettriche dalla Cina è stato temporaneamente risolto con l’introduzione di dazi, entrati in vigore lo scorso 5 luglio. Tuttavia, queste misure sono state contestate anche dalle stesse case automobilistiche europee, in particolare quelle tedesche, e sono state “ammorbidite” per marchi come Tesla. Altre aziende hanno deciso di spostare la produzione per importare all’interno dell’Ue senza maggiorazioni, mentre le aziende cinesi si preparano a produrre anche in Europa e in Italia per scongiurare la guerra commerciale con l’Ue. Lo scenario rimane molto “effervescente” e la partita aperta.
Nel frattempo, l’Europa deve confrontarsi anche con la carenza di infrastrutture che, in molte aree del Vecchio Continente, ostacolano l’ascesa dell’elettrico. Il successo del passaggio alla mobilità elettrica in Europa dipende dall’espansione dell’infrastruttura di ricarica, che è “ancora fortemente concentrata in Germania, Francia e Paesi Bassi”, ha affermato Thierry Breton. Non è un caso che l’Ue abbia puntato su una rete diffusa di ricarica rapida in tutta l’Unione. L’impressione è insomma che nemmeno la transizione sia “un pranzo di gala”. E i soldi pubblici da investire per non farla naufragare non sono pochi.
La situazione attuale mette in luce le numerose sfide che l’Europa deve affrontare per sostenere la transizione verso la mobilità elettrica. I dazi imposti alle importazioni dalla Cina, sebbene temporanei, hanno suscitato controversie e hanno portato a una riorganizzazione delle strategie produttive delle aziende automobilistiche. La decisione delle aziende cinesi di iniziare a produrre in Europa e in Italia è un segnale della volontà di evitare conflitti commerciali e di adattarsi alle nuove condizioni di mercato.
Tuttavia, la carenza di infrastrutture di ricarica rappresenta un ostacolo significativo per l’adozione diffusa delle auto elettriche. La concentrazione delle infrastrutture in pochi paesi europei evidenzia la necessità di un’espansione più equilibrata e diffusa. L’investimento in una rete di ricarica rapida è fondamentale per garantire che la transizione verso l’elettrico sia sostenibile e accessibile a tutti i cittadini europei.
In sintesi, la transizione verso la mobilità elettrica in Europa richiede non solo misure temporanee come i dazi, ma anche investimenti significativi in infrastrutture e una strategia coordinata per affrontare le sfide economiche e logistiche. Solo così sarà possibile garantire il successo di questa transizione e rendere l’Europa un leader globale nella mobilità sostenibile.