Il concordato preventivo legittima l’evasione fiscale? Leo allontana le critiche: “È una misura a beneficio di tutti”

Il concordato permetterà anche agli autonomi con punteggi bassi e con un reddito annuo inferiore ai 35mila euro di accedere ai benefici del concordato

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 3 Marzo 2024 09:15

Il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha fornito un aggiornamento sul concordato preventivo biennale durante un’intervista al Il Giornale. Questo accordo, stipulato tra partite Iva e piccole imprese con lo Stato, consentirà di congelare le tasse dei contribuenti per un periodo di 2 anni. Secondo quanto dichiarato, coloro che decideranno di aderire al concordato saranno tenuti a versare una somma predefinita a titolo di Irpef e Irap nei anni 2024 e 2025. Nel caso in cui il loro reddito effettivo risulti significativamente superiore rispetto a quanto stimato dall’amministrazione, non verrà richiesto loro di effettuare ulteriori pagamenti.

Tuttavia, secondo le opposizioni e molti esperti del settore, sorge il rischio che, anziché favorire l’emersione della base imponibile, questa misura possa invece legittimare l’evasione fiscale.

Perchè il concordato potrebbe far aumentare l’evasione fiscale

In precedenza, nella bozza del testo sul concordato preventivo, era stato specificato che i 2,5 milioni di contribuenti soggetti agli Isa (Imprese in Semplificazione Amministrativa) avrebbero dovuto soddisfare un ulteriore requisito: un punteggio fiscale pari o superiore a 8. Questo criterio avrebbe limitato l’accesso al concordato al 45% delle partite Iva soggette agli indici, ovvero quelle considerate più affidabili, le quali nel 2022 hanno dichiarato in media al fisco 75.000 euro.

Tuttavia, nell’ultima versione del provvedimento, il governo ha eliminato questa restrizione. Ciò permetterà agli autonomi con punteggi inferiori alla sufficienza, che nelle ultime dichiarazioni hanno riportato un reddito annuo medio inferiore a 25.000 euro, di accedere ai benefici del concordato. Questa modifica ha suscitato diverse polemiche: secondo le opposizioni e molti addetti ai lavori, il rischio è che invece di favorire l’emersione di base imponibile, la misura finisca per legittimare l’evasione fiscale.

Questa controversia riflette l’opinione diffusa tra coloro che temono che, attraverso questa via, l’evasione fiscale non diminuirà ma anzi aumenterà, in quanto anche le persone considerate poco affidabili continueranno a evitare il pagamento delle tasse.

Le parole di Leo: “I controlli da soli non bastano”

Ma per Leo non è così, sottolineando che il concordato preventivo biennale è considerato una misura vantaggiosa che contribuirà a compiere un notevole passo avanti in termini di qualità: “Mi è dispiaciuto assistere a quelle polemiche strumentali sulla bontà del provvedimento, perché il concordato preventivo biennale è una misura a beneficio di tutti: sia dei contribuenti che dell’amministrazione finanziaria. I dati più aggiornati dicono che i controlli riguardano ogni anno pochissime partite Iva. E se si allarga lo sguardo agli ultimi anni prima del Covid, che ha bloccato anche le verifiche, i controlli reali sui contribuenti soggetti agli indicatori sintetici di affidabilità con voto inferiore all’8 non arrivano all’1%. Dunque, i controlli da soli non bastano. Dobbiamo tendere la mano ai contribuenti per portarli verso una maggiore fedeltà fiscale. Il concordato preventivo è una sfida importante: se, come credo, si riuscirà a portare a casa un risultato significativo in termini di gettito, facendo in modo che il contribuente gradualmente si attesti sul reddito effettivo, avremo le risorse per abbassare ulteriormente il carico dell’Irpef”.

Alla domanda se questo non significherà abbassare la guardia nella lotta all’evasione? Il viceministro risponde che saranno inflessibili con chi commette frodi o comportamenti simulatori. “Peraltro, l’amministrazione finanziaria nel 2023 ha recuperato oltre 31 miliardi dalla lotta all’evasione, di cui 24,7 miliardi da tributi erariali. A conferma della nostra attenzione sul tema”.

Approvato il modello per il concordato preventivo biennale

Intanto il 28 febbraio 2024, Ernesto Maria Ruffini, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha firmato il decreto che autorizza il modello per la comunicazione dei datiper la formulazione della proposta di concordato preventivo biennale riguardante gli anni fiscali 2024 e 2025 e per l’accettazione del medesimo modello, noto con l’acronimo Cpb.

Tale modello sarà utilizzato dai contribuenti durante le prossime dichiarazioni dei redditi, relative ai guadagni prodotti nel 2023. Inoltre, nel medesimo decreto, sono state fornite tutte le specifiche tecniche necessarie per l’invio del modello.