Come era preventivabile, la proroga di un anno delle concessioni balneari decisa dal governo ha indispettito non poco gli ambienti europei, per i quali la liberalizzazione del settore è una delle riforme fondamentali perché l’Italia possa avere la prossima tanche da 19 miliardi del PNRR.
L’UE prende tempo
E’ infatti slittato a fine marzo il via libera della Commissione europea alla terza tranche del PNRR chiesta dall’Italia alla fine dello scorso anno. Anziché i soliti due mesi, Bruxelles impiegherà tre mesi a vagliare il dossier di Roma con la documentazione che certifica il raggiungimento dei 55 obiettivi e tappe per ottenere i 19 miliardi di euro previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un prolungamento dei tempi necessario, viene spiegato a Bruxelles, per controllare la documentazione che dovrà poi ottenere l’ok anche della Corte dei Conti Ue.
In realtà, l’obiettivo delll’Unione Europea è quello di prendere tempo. A Bruxelles vogliono verificare se la proroga di un anno delle famigerate concessioni balneari, incluse come emendamento nel decreto Milleproroghe, dopo il voto favorevole del Senato, avrà via libera anche alla Camera.
Di certo la proroga rischia di costare cara al governo Meloni: per i canoni molto bassi che gli attuali concessionari pagano allo Stato, ma soprattutto per la sanzione che l’Ue potrebbe comminare all’Italia. I 19 miliardi, intanto, sono congelati.
L’accordo col governo Draghi
La scelta della Meloni va in direzione oppoosta rispetto a quanto aveva decretato il governo Draghi, avvalorato da una sentenza del Consiglio di Stato, che aveva escluso ogni possibilità di proroga oltre il 31 dicembre 2023.
Fondi UE: tempo stringe per spendere 20 miliardi
Intanto ammonta a circa 20 miliardi l’importo residuo aggiornato dei finanziamenti assegnati al nostro Paese dall’Unione europea nell’ambito della politica di coesione 2014-2020. Fondi europei che l’Italia deve sbrigarsi a spendere e certificare alla Commissione europea, altrimenti potrebbero andare persi.
Metà della cifra è rappresentata dalle risorse provenienti dal programma React-Eu, uno degli strumenti messi in campo nell’ambito del NextGenerationEu. Tra Roma e Bruxelles è in corso un confronto serrato per individuare le forme di flessibilità che consentano di utilizzare rapidamente queste risorse o spostarle su altri progetti anche nell’ambito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’Italia, come indicato dal ministro per gli affari europei Raffaele Fitto, si è impegnata a dare risposte alle richieste di chiarimenti avanzate dalla Commissione in tempi stretti. Chiarimenti che dovranno sgombrare anche il campo dai timori di possibili ulteriori ritardi derivanti dagli effetti della revisione della governance dei fondi Ue varata dal governo con il decreto legge adottato nei giorni scorsi.