Il fenomeno del caro materiali rischia di compromettere il settore dell’edilizia, che si trova a fronteggiare una situazione sempre più critica.
L’aumento dei costi per le imprese che operano nel settore, infatti, potrebbe avere effetti devastanti sui cantieri e sugli investimenti, con un rischio concreto di blocco di migliaia di opere e un impatto negativo sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Se non vengono adottate misure urgenti, il 2025 potrebbe segnare un punto di svolta per l’intero settore.
Il rischio di un “cambio di marcia” nel 2025
Secondo Federica Brancaccio, presidente dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), l’assenza nella Manovra 2025 di una proroga delle misure contro il caro materiali rischia di mettere in pericolo ben 10 miliardi di euro di investimenti.
Per questo motivo, il settore potrebbe trovarsi di fronte a un’ulteriore impennata dei costi per i materiali, già pesantemente aumentati negli ultimi anni a causa di vari fattori, tra cui l’instabilità dei mercati internazionali e l’aumento dei costi energetici.
Il testo bozza della Legge di Bilancio 2025, attualmente in discussione, non prevede infatti un rinnovo delle misure temporanee che avevano dato respiro al settore edilizio durante l’emergenza legata al caro materiali. Ovvero, quelle che rischiano di non avere una proroga nel 2025 sono:
- l’adeguamento dei costi dei materiali per i contratti in corso, cioè il meccanismo introdotto dal governo che prevedeva un adeguamento automatico per i contratti di lavori pubblici e consentiva ai costruttori di aggiornare i costi dei materiali in caso di aumenti improvvisi, evitando così che il blocco dei cantieri o l’annullamento di opere già finanziate fosse dovuto all’impossibilità di coprire i costi extra;
- il rimborso delle spese straordinarie per i materiali, poiché non sono più previsti i fondi per rimborsare le spese straordinarie sostenute dalle imprese di costruzione a causa dell’aumento dei prezzi dei materiali, in particolare per quelli importati o legati ai costi energetici. Infatti, non sono previsti nemmeno sgravi fiscali o contributi al riguardo.
Quindi, se non verranno introdotte nuove disposizioni, i costruttori si troveranno costretti a far fronte ad aumenti imprevisti dei costi, con il rischio di rallentare o addirittura fermare i lavori in corso, a partire da quelli finanziati con fondi Pnrr.
L’impatto sul Pnrr e sulle opere pubbliche
Un altro aspetto preoccupante è l’imminente scadenza dei fondi del Pnrr. Senza una proroga delle misure sul caro materiali, la realizzazione dei progetti finanziati dal Piano potrebbe subire gravi rallentamenti, mettendo a rischio non solo i lavori in corso ma anche gli obiettivi che l’Italia si è impegnata a rispettare con l’Unione Europea.
L’Ance avverte che se non verranno trovate soluzioni a breve, l’attuazione delle opere pubbliche previste per il 2025 potrebbe subire un duro colpo, rischiando di compromettere la capacità dell’Italia di rispettare gli impegni assunti in sede europea e, quindi, esponendola alla perdita degli aiuti.
Perché il taglio ai bonus edilizi è un problema
Oltre alla questione dei materiali, un altro nodo cruciale riguarda il taglio ai bonus edilizi, su cui si è recentemente espressa Confedilizia. L’associazione, che rappresenta i proprietari immobiliari, si oppone fermamente alla riduzione delle agevolazioni fiscali, sottolineando come questa mossa possa avere un effetto negativo non solo sulle singole famiglie, ma anche sul mercato delle costruzioni in generale.
Secondo Confedilizia, il taglio ai bonus potrebbe ridurre gli incentivi per gli interventi di ristrutturazione e miglioramento energetico degli edifici, rallentando ulteriormente il rilancio del settore e rendendo più difficile l’adeguamento del patrimonio edilizio alle normative europee in materia di sostenibilità e efficienza energetica.
Il settore edilizio si trova dunque a un bivio: senza un intervento deciso, il caro materiali rischia di provocare danni irreversibili, con la perdita di milioni di euro di investimenti e la paralisi di opere pubbliche cruciali per il futuro del paese.
Per questo motivo le audizioni in corso presso le commissioni bilancio della Camera e del Senato saranno decisive per comprendere se il governo intende prendere in considerazione la richiesta dell’Ance di una proroga delle misure contro il caro materiali. Se non si agirà in tempo, il 2025 potrebbe segnare l’inizio di una grave crisi per il settore edilizio italiano.