BCE spinge l’Euro a minimi da 20 anni: vantaggi e svantaggi

Francoforte annuncerà giovedì prossimo un aumento dei tassi di interesse ma ha accumulato un grande ritardo rispetto alla Fed penalizzando la valuta unica ed alimentando l'inflazione

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Redazione

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L’euro continua a deprezzarsi ed ha raggiunto i minimi da 20 anni, un movimento avviato ad inizio anno, quando la Federal Reserve ha intrapreso una politica più aggressiva per combattere l’inflazione. Una BCE più causa invece ha penalizzato la valuta unica, con effetti negativi sull’economia e sull’inflazione. Vediamo per quale motivo.

Euro a minimi 20 anni contro dollaro

Questa mattina alla riapertura die mercati, il cambio euro/dollari ha toccato minimi da 20 anni, scivolando anche  sotto quota 0,99, dopo aver rotto il pavimento della parità la scorsa settimana.  Il punto più basso è stato raggiunto a 0,9876 USD, il livello più basso da dicembre 2002, per poi riassestarsi a 0,9932 USD (-0,18%).

Le incertezze del conflitto

A penalizzare l’euro concorrono anche le incertezze della guerra in Ucraina a la probabilità di un peggioramento delle condizioni dell’economia, tanto che si prospetta una recessione della ona Euro in caso di stop delle forniture di gas dalla Russia. Una probabilità più concreta, dopo che Mosca ha annunciato un nuovo stop al gasdotto Nord Stream prima del weekend, lasciando intendere che proseguirà la sua guerra sulle forniture di gas.

Le divergenze dei tassi

A penalizzare l’euro sono an che le divergenze die tassi in USA ed UE, poiché i tassi praticati alla Fed hanno già raggiunto il 2,5% mentre la BCE ha sinora operato un solo aumento di 50 punti base portando i tassi allo 0,50% e ponendo fine alla politica dei tassi zero. Un differenziale che penalizza l’Euro poiché agli investitori conviene prendere a prestito in UE, vendere euro e convertirli in dollari pe rinvestire Oltreoceano. Di qui il movimento di apprezzamento del biglietto verde a scapito della valuta unica.

L’attesa per le riunioni di Fed e BCE

L’evento cruciale di quest’ultimo periodo è rappresentato dal simposio di Jackson Hole, dove sono convenuti i banchieri centrali di tutto il mondo, per un confronto sul futuro della politica monetaria. Il Presidente della Fed Jerome Powell è apparso più falco che mai ed ha asciato intendere che, una volta raggiunto il punto di massimo dei tassi, probabilmente attorno al 4%, questi resteranno su quei livelli più a lungo per combattere l’inflazione.

Una sfida cui i banchieri di Francoforte non hanno potuto non rispondere, tanto che alla riunione di questa settimana (8 settembre) ci si attende un rialzo dei tassi più robusto di 75 punti base, per arrivare ad un livello del’1,25%.

Una mossa che non resterà isolata, perché il 21 settembre si riunirà anche a Fed e non resterà certo con le mani in mano (si attende un altro colpo da 75 punti base).

Vantaggi e svantaggi dell’euro debole

La debolezza dell’euro ha degli immediati vantaggi in termini di export, rendendo più competitivi i prodotti nazionali che vendiamo all’estero. Ma c’è anche un importante svantaggio perché la debolezza della valuta concorre ad aumentare il prezzo dei prodotti importati (in Italia soprattutto materie prime e prodotti energetici) e quindi  a far crescere l’inflazione. Si parla a proposito di inflazione importata.

E poi vi sono i flussi di investimenti che dall’Area dell’Euro si muovono verso l’area del dollaro: più la “forbice” dei tassi si restringe e minori sono questi flussi, mentre un allargamento del differenziale accentua questo movimento.