Ue blocca la riforma dei pedaggi autostradali: cosa vuole cambiare il governo prima dell’estate

La riforma delle autostrade, che cambia pedaggi e concessioni, è stata bloccata dagli ispettori Ue per il Pnrr

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

L’Unione europea non approva la riforma delle autostrade e dei pedaggi legata al Pnrr. Problemi con i rinnovi automatici delle concessioni: la legge potrebbe quindi non essere inserita nel decreto concorrenza, che sarà discusso dal Consiglio dei ministri all’inizio della prossima settimana.

Anche se sono le concessioni e il loro rinnovo ad essere il punto maggiormente criticato dagli ispettori europei, anche il nuovo sistema di gestione dei pedaggi risulta essere a rischio di bocciatura. Pensata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, la riforma vorrebbe statalizzare il sistema dei pedaggi togliendolo ai concessionari per ridistribuire i proventi della manutenzione straordinaria.

Riforma delle autostrade bloccata, i dubbi dell’Ue

Gli ispettori dell’Unione europea che hanno il compito di monitorare le riforme legate al Pnrr hanno bloccato il testo provvisorio della legge che avrebbe dovuto cambiare la gestione delle autostrade da parte dello Stato italiano. L’intenzione del governo, soprattutto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, era quella di allegare la norma al decreto Concorrenza, in discussione all’inizio della prossima settimana in Consiglio dei ministri.

Secondo quanto riportato dal Sole24Ore, al centro dei dubbi dell’Ue ci sarebbe il rinnovo automatico delle concessioni. Il governo infatti non sarebbe intenzionato a cambiare il sistema attuale che prevede che il concessionario delle autostrade veda confermata l’assegnazione della gestione del tratto di sua competenza a meno di determinate condizioni.

L’Ue preferirebbe infatti che anche le assegnazioni delle autostrade fossero dettate da una norma di mercato libero, che privilegia l’offerta più alta e che garantisce un servizio migliore al prezzo più basso possibile, piuttosto che il proseguimento automatico dello status quo attuale. Questo andrebbe a migliorare i ricavi che lo Stato ottiene da queste concessioni e, in linea di principio, anche i servizi che i cittadini ricevono attraverso la manutenzione.

Come potrebbero cambiare i pedaggi

Ma proprio la manutenzione e il suo finanziamento, che avviene attraverso i pedaggi, sono al centro di un’altra critica degli ispettori Ue alla riforma italiana delle autostrade. Bruxelles infatti ha criticato uno dei passaggi più apprezzati da Matteo Salvini dell’intera riforma, quello che modifica il modo in cui vengono riscossi e utilizzati i pedaggi autostradali.

Molte autostrade, soprattutto quelle in concessione, sono infatti a pagamento. Il pedaggio pagato dagli automobilisti, sia esso determinato dalla lunghezza del percorso oppure forfettario, viene utilizzato per finanziare la manutenzione ordinaria e straordinaria del tratto dato in gestione dallo Stato all’azienda privata che se ne occupa. Il governo vorrebbe però cambiare leggermente questo meccanismo, modellandolo su quello della pedemontana veneta.

I ricavi per la manutenzione ordinaria sarebbero lasciati, esattamente come accade ora, alle aziende che hanno ottenuto le concessioni. Diversamente invece funzionerebbe il sistema legato alla manutenzione straordinaria. In questo caso, sarebbe lo Stato a riscuotere direttamente questa parte dei pedaggi, ottenendo quindi un gettito ulteriore a quello delle concessioni, che verrebbe utilizzato, per riequilibrare il sistema.

L’obiettivo sarebbe infatti quello di creare un fondo, tramite questi pedaggi, per ridistribuire i fondi sulle diverse autostrade, sotto forma di canone dato direttamente ai gestori. Questo preoccupa l’Ue, perché riduce l’importanza delle offerte fatte per le concessioni in libero mercato. L’approvazione della riforma prima dell’estate sembra essere sempre più lontana.