Scattano i dazi Ue sulle auto elettriche cinesi: previsti aumenti fino al 37%

Bruxelles conferma i nuovi dazi sull'importazione delle auto elettriche cinesi. La misura mira a contrastare i sussidi governativi di Pechino e favorire i produttori europei

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Scattano i dazi imposti dalla Commissione europea sulle auto elettriche provenienti dalla Cina. Bruxelles ha confermato l’impianto del provvedimento allo studio da mesi, rivisto con aliquote leggermente al ribasso, che prevede l’imposizione di un’imposta supplementare sulle importazioni di veicoli a batteria in arrivo dal gigante asiatico. In aggiunta al tributo già applicato al 10%, infatti, l’Unione europea ha stabilito una maggiorazione della tassa di ingresso fino a un massimo del 37,6%.

Di quanto aumenteranno i dazi

L’incremento sui dazi attuali, varia a seconda della casa automobilistica cinese interessata e della collaborazione fornito a Bruxelles durante l’indagine avviata l’autunno scorso sulle pratiche commerciali di Pechino. I produttori che hanno cooperato con la Commissione europea subiranno un ulteriore dazio del 20,8%, le compagnie che non lo hanno fatto dovranno pagare una tassa aggiuntiva del 37,6%.

Nello specifico sono tre le cause automobilistiche che hanno ricevuto un’imposta mirata per l’importazione dei loro veicoli elettrici in Europa: la Byd, che ha ricevuto una tassa extra pari al 17,4%, la Geely, del 19,9% e il gruppo Saic, noto in Italia per per il marchio MG, al quale è stato applicato il massimo della gabella, il 37,6%.

Indagine preliminare e risultati e concorrenza sleale

Nel corso dei mesi precedenti, la Commissione europea ha condotto un’indagine approfondita sulle pratiche commerciali cinesi. All’inizio di giugno, i risultati provvisori hanno evidenziato come i veicoli elettrici cinesi siano avvantaggiati da “sussidi ingiusti”.

Secondo le verifiche della Commissione Europea, le auto elettriche cinesi godono di aiuti di Stato da Pechino. Questi contributi, stimati in oltre 230 miliardi di dollari dal 2009, hanno creato un vantaggio competitivo sleale rispetto ai produttori europei. Tale situazione ha spinto Bruxelles a considerare l’introduzione di nuovi dazi per contrastare questo squilibrio.

AlixPartners, nel suo Global Automotive Outlook di metà anno, prevede che le nuove barriere doganali potrebbero stimolare ulteriori investimenti da parte dei produttori cinesi in Europa. Le iniziative già in corso potrebbero portare a una produzione annua tra 500mila e 1 milione di veicoli. Gli esperti suggeriscono che l’introduzione di dazi potrebbe essere un’opportunità per guadagnare tempo e migliorare la competitività tecnologica europea in termini di prezzi.

L’Associazione automobilistica tedesca Vda ha espresso preoccupazioni per un possibile “effetto boomerang” delle nuove misure. Secondo l’associazione, dazi più alti potrebbero danneggiare i produttori europei a causa delle ritorsioni minacciate da Pechino. Le case automobilistiche tedesche, che esportano volumi significativi in Cina, potrebbero subire conseguenze pesanti, così come i produttori di componenti e aziende come Tesla che operano in Cina per poi esportare in Europa.

Diplomazia in azione

L’Unione Europea starebbe considerando anche l’introduzione di dazi su beni a basso costo importati da rivenditori online come Shein e Temu. Attualmente, la soglia per l’imposta è di 150 euro nell’Ue e di 135 sterline nel Regno Unito, permettendo ai rivenditori di spedire prodotti direttamente ai consumatori senza pagare dazi all’importazione.

“I dazi non sono un obiettivo in sé, sono un mezzo per correggere una situazione ingiusta, vogliamo arrivare ad una soluzione: vogliamo il dialogo con le nostre controparti cinesi e questo dialogo sta avendo luogo” ha dichiarato il portavoce della Commissione Europea.

“Dalla Cina vengono segnali positivi, abbiamo bisogno di una soluzione che corregga il vantaggio non equo dei produttori cinesi”, ha aggiunto l’esponente di Bruxelles, chiarendo che a prescindere dall’esito del voto degli Stati membri sulla misura, “il commercio è una competenza dell’Ue”.

Dal 24 giugno, numerosi incontri e colloqui bilaterali sono stati organizzati per cercare di risolvere la controversia con la Cina attraverso il dialogo diplomatico. La reazione di Pechino non si è fatta attendere: in risposta alle minacce europee, la Cina ha avviato un’indagine sulle pratiche commerciali sleali riguardanti l’importazione di carne di maiale dall’Ue.

Missione in Cina del ministro Urso

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si trova in Cina. La sua missione, pianificata da tempo, ha l’obiettivo di esaminare vari dossier legati alle collaborazioni industriali nel settore delle tecnologie verdi e della mobilità elettrica. Durante la visita, Urso, che aveva già elaborato un chiaro diktat, incontrerà i dirigenti di aziende chiave come Chery e Jac.

“Auspico che si trovi una soluzione negoziale perché i dazi sono solo uno strumento ma la soluzione è cosa diversa” ha dichiarato da Pechino il ministro del Mimit, affermando che una soluzione andrebbe trovata “all’interno del Wto perché noi siamo per un mercato libero ma equo”.

Secondo il ministro Urso, i dazi “sono talvolta lo strumento necessario per ripristinare le condizioni di mercato che evidentemente sono state accertate come violate. Noi, ovviamente, siamo per un mercato libero ma equo e quindi ci auguriamo che anche in questo caso si possa trovare una soluzione negoziale capace di ripristinare le condizioni di equità di mercato a fronte delle sovvenzione che la Commissione europea ha verificato e di cui hanno goduto le imprese cinesi”.