I partiti italiani hanno provato ad aumentare i propri finanziamenti. Come? La risposta è semplice: puntando sul 2xmille, quella fetta dell’Irpef che i cittadini possono destinare proprio ai partiti. Ma non è andata come speravano. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha trovato entusiasmante l’idea di ampliare le risorse destinate ai partiti e ha bocciato l’emendamento al decreto fiscale.
Mattarella boccia la proposta dell’aumento del 2xmille ai partiti
Nella serata del 26 novembre, il presidente Sergio Mattarella ha formalmente avvertito il Parlamento della sua contrarietà all’emendamento al decreto fiscale che avrebbe aumentato i finanziamenti ai partiti attraverso il 2xmille. La proposta, che in un primo momento sembrava destinata a portare alla modifica della legge sul finanziamento ai partiti, prevedeva da una parte la riduzione della quota destinata ai partiti allo 0,2 per mille, ma dall’altra l’allocazione della quota di chi non esprime una preferenza tra i partiti, a favore comunque delle forze politiche, in proporzione alle scelte già fatte dagli altri contribuenti.
Se approvata, questa riforma avrebbe portato a un aumento significativo dei finanziamenti pubblici destinati ai partiti, con una stima che ipotizzava un aumento da circa 24 milioni di euro a circa 42 milioni annui.
A beneficiarne maggiormente sarebbero stati:
- Pd da raddoppiare 8,1 milioni di euro (1/3 della dote totale)
- Fratelli d’Italia da raddoppiare 4,8 milioni di euro
- Lega da raddoppiare 1,1 milioni di euro
- M5S da raddoppiare 1,8 milioni di euro (contrari all’emendamento)
Almeno 3 motivi per dire di no
La decisione del presidente Mattarella di bocciare la proposta non è arrivata senza ragioni solide. La prima, forse la più ovvia, è che un simile emendamento non si addice affatto alla materia della Manovra 2025. I provvedimenti dovrebbero trattare questioni urgenti e connesse alla gestione fiscale del Paese, mentre l’idea di aumentare i finanziamenti ai partiti risulta decisamente fuori contesto. Secondo il presidente, sarebbe stato più opportuno un provvedimento specifico, dedicato esclusivamente alla riforma del finanziamento pubblico ai partiti. Non basta un emendamento a inserirlo in un decreto che riguarda altre priorità economiche.
Ma la questione non si limita alla forma. Un altro motivo di disaccordo riguarda le potenziali implicazioni per le finanze pubbliche. Allo Stato, infatti, non piace l’idea che fondi pubblici possano essere distribuiti in modo più ampio senza una regolamentazione adeguata. In sostanza, un aumento del contributo ai partiti, senza una gestione chiara e un’analisi approfondita, potrebbe rivelarsi dannoso per le finanze del Paese, soprattutto in un momento di incertezze economiche. Non è questione di non voler sostenere la politica, ma di farlo in modo responsabile.
Infine, Mattarella ha sollevato la questione della trasparenza e della libertà di scelta dei cittadini. Secondo il presidente, la proposta non rispetterebbe appieno il diritto dei contribuenti di decidere dove destinare i propri soldi. Il fatto che anche chi non esprime una preferenza veda comunque i propri fondi destinati ai partiti sarebbe un passo indietro rispetto alla volontà popolare, che deve rimanere al centro del processo democratico.
Così si chiude la questione, almeno per il momento, della proposta proveniente dalla sinistra, ma ben riformulata dal governo per l’aumento dei finanziamenti pubblici ai partiti.