Assegno inclusione in ritardo per le famiglie con componenti in condizioni di svantaggio

Problemi e ritardi nel riconoscimento dell'assegno di inclusione alle famiglie con componenti in condizioni di svantaggio: cosa succede tra Inps e Asl

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Problemi e ritardi per l’assegno di inclusione (Adi) per le famiglie che hanno al loro interno componenti in condizioni di svantaggio. L’aiuto, che come ogni mese viene erogato il 27, tarda infatti ad arrivare a numerosi nuclei familiari idonei a causa di alcuni problemi di comunicazione tra Inps e Asl per il riconoscimento del sussidio.

Il Ministero del Lavoro guidato da Maria Elvira Calderone ha chiesto di accelerare i tempi, con un appello diretto alle Asl e alle altre strutture sanitarie che devono validare le condizioni di svantaggio e, in seconda battuta, all’Inps di operare più velocemente per erogare al più presto il sussidio alle famiglie bisognose.

Assegno di inclusione in tilt per i fragili

Un ritardo che è stato sottolineato dal Ministero con una nota dello scorso 28 marzo in cui, oltre alla tirata d’orecchie per Asl e Inps, è richiesta una risposta celere. Il mancato accreditamento dell’Adi, infatti, riguarda famiglie ad altissima fragilità che purtroppo non possono permettersi di aspettare tanto tempo prima del riconoscimento del contributo.

Di fatto, l’assegno di inclusione sembra essere andato in tilt a causa del ritardo con cui le Asl e le altre strutture sanitarie stanno validando le condizioni di svantaggio delle famiglie che hanno fatto richiesta per il contributo. Infatti, in presenza di componenti in condizione di svantaggio il richiedente dell’Adi auto-dichiara il possesso della relativa certificazione e tocca poi all’Inps verificare il possesso dei requisiti per il diritto all’assegno di inclusione, su risposta delle Asl.

L’Inps, quindi, richiede all’amministrazione che ha certificato la condizione di svantaggio di attestare la sussistenza di tale condizione, entro 60 giorni decorsi i quali vale quanto è auto-certificato, fermi restando i successivi controlli con le eventuali sanzioni. Ma il problema che si riscontra oggi è proprio il ritardo del rilascio dell’attestazione e la conseguente validazione del possesso del requisito.

Come ottenere l’Adi in condizioni di svantaggio

Mentre per tutti gli altri casi di richiesta dell’assegno di inclusione i requisiti e le tempistiche sono chiari a tutti, per le famiglie con componenti in condizioni di svantaggio ottenerlo richiede ulteriori passaggi.

Infatti bisogna fare domanda all’Inps e iscriversi al SIISL (la Piattaforma digitale per l’inclusione sociale e lavorativa per la presa in carico e la ricerca attiva) al fine di sottoscrivere il patto di attivazione digitale (PAD) del nucleo familiare. L’Inps, ricevuta la domanda, ha quindi il compito di inviare i dati del nucleo familiare al servizio sociale del comune di residenza al fine di un’analisi e della presa in carico dei componenti con bisogni e dell’attivazione di eventuali sostegni.

I beneficiari dell’Adi successivamente sono tenuti a presentarsi presso i servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del PAD per non incorrere nella sanzione dello stop del sussidio.

Ma l’ingente numero di richieste arrivate, secondo quanto trapela, ha comportato un dilatamento del tempo di gestione e verifica dei dati da parte dell’Inps e della trasmissione dei dati ai comuni, avvenuta soltanto dalla fine di gennaio. Quindi, purtroppo, si sono verificati dei ritardi nei primi appuntamenti dei servizi sociali dei comuni.

Per chi ha presentato domanda tra dicembre 2023 e febbraio 2024 i 120 giorni partiranno dal momento in cui l’Inps lavorerà la richiesta. Invece per le domande presentate dal 1° marzo 2024 il termine dei 120 giorni per la convocazione e la conseguente presentazione al primo appuntamento decorre dalla sottoscrizione del Pad.