Alfa Romeo Milano cambia nome dopo le polemiche con il governo: si chiamerà Junior

Dopo le polemiche innescate dal ministro Urso sull'Italian sounding, Alfa Romeo Milano - costruita in Polonia - cambia nome e diventa Junior.

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Pubblicato: 15 Aprile 2024 22:29

Alfa Romeo inverte la strada e, solo dopo cinque giorni dalla presentazione dell’Alfa Romeo Milano, ha deciso di cambiare il nome della nuova vettura che, ora, si chiamerà Alfa Romeo Junior. La decisione presa dall’azienda automobilistica è figlia delle polemiche sorte nei giorni scorsi dopo il lancio della vettura. Ad avanzarle era stato il ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, il quale sosteneva che un’automobile costruita in Polonia con il nome Milano avrebbe violato la legge italiana del 2003 sull’Italian sounding, ovvero quella che vieta di dare indicazioni tali da indurre in errore il consumatore sull’origine dei prodotti.

L’Alfa Romeo Milano cambia nome

Ad annunciare il cambio di nome dell’Alfa Romeo Milano è stato, in data 15 aprile 2024, l’amministratore delegato della casa del Biscione, Jean-Philippe Imparato, che ha detto: “Siamo sicuri che questo potrà calmare gli animi di tutti e riteniamo che il nome Milano non sia fuorviante né, tanto meno, fuorilegge”. Il veicolo si chiamerà dunque Alfa Romeo Junior, con l’Ad della società che ha anche sottolineato come la scelta sia derivante dalla volontà di non penalizzare le vendite a causa delle polemiche: “Noi andiamo avanti – ha detto – e non siamo interessati a tutto questo”.

La polemica tra il governo e Alfa Romeo

Nell’annunciare la scelta del cambio di nome adottata dall’azienda automobilistica, Jean-Philippe Imparato non ha mancato di evidenziare come la polemica innescata dal governo sia stata a suo modo di vedere strumentale. In particolar modo l’Ad ritiene che l’esecutivo fosse stato informato già il 13 dicembre scorso del nome della nuova vettura, ma che, malgrado questo, le polemiche siano “nate il giorno dopo la presentazione. Molto strano”. “Siamo consapevoli che questo episodio rimarrà inciso nella storia del marchio – ha aggiunto Jean-Philippe Imparato – È una grande responsabilità ma al tempo stesso è un momento entusiasmante. La scelta del nuovo nome Junior è del tutto naturale, essendo fortemente legato alla storia del marchio ed essendo stato fin dall’inizio tra i nostri preferiti e tra i preferiti del pubblico. Decidiamo di cambiare, pur sapendo di non essere obbligati a farlo, perché vogliamo preservare le emozioni positive che i nostri prodotti generano da sempre ed evitare qualsiasi tipo di polemica”. A conclusione del suo intervento, lo stesso Ad di Alfa Romeo ha anche precisato che l’azienda non intende procedere legalmente contro il governo per danno d’immagine.

Le accuse del governo

La polemica sul nome del nuovo Suv compatto di Alfa Romeo erano state innescate dal ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, che, citando la legge sull’Italian sounding, aveva criticato l’azienda che produce all’estero, in Polonia per l’esattezza, e sfrutta un appellativo italiano per essere più appetibile sul mercato. Per il ministro Urso, il nome Alfa Romeo Milano avrebbe generato delle “indicazioni fallaci legate in maniera esplicita alle indicazioni geografiche. Quindi un’auto chiamata Milano si deve produrre in Italia, altrimenti si dà un’indicazione fallace che non è consentita dalla legge italiana”.

La conclusione della vicenda

L’episodio di Alfa Roma Milano, oltre a spingere al cambio di nome, ha portato anche l’azienda ad affermare di essere intenzionata a prestare maggiore attenzione in futuro su aspetti di questo tipo. “Oggi abbiamo ricevuto il via libera per poter utilizzare il nome Junior senza alcun vincolo – riferisce Alfa Romeo – Faremo il nostro piano industriale guidato da due considerazioni: la competitività e i nostri clienti. Stelvio e Giulia si faranno nel 2025 e nel 2026 a Cassino, in futuro si vedrà”.

Felice della conclusione della vicenda è stato anche il ministro Urso che ha giudicato la decisione dell’azienda automobilistica come una “buona notizia, che giunge proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo”.