Al bando il “Parmesan”: c’è l’accordo Ue contro l’Italian sounding

Approvato il testo unico dell'Unione europea a tutela della Dop economy e contro l'Italian sounding, che sottrae decine di miliardi all'export italiano

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Dal 2024 l’Italian sounding sarà ufficialmente vietato dall’Ue: nei Paesi dell’Unione europea non si potrà più vendere prodotti come ad esempio il “Parmesan” o la “Mozarella” che richiamano nel nome e nel marchio le eccellenze agroalimentari del nostro Paese. Lo prevede l’accordo trovato dall’Europarlamento, Consiglio Ue e Commissione europea, sul testo unico per la qualità che stabilisce regole più restrittive sulla tutela dei prodotti con Denominazione di origine protetta.

L’accordo

L’accordo raggiunto tra le istituzioni europee permette l’adozione di strumenti per contrastare il fenomeno dell’Italian sounding, il mascheramento di prodotti che rievocano con marchio e confezione una provenienza tricolore che non hanno e che soltanto nel 2022 hanno sottratto circa 70 miliardi di euro all’export italiano (qui avevamo parlato del boom dei prodotti italiani contraffatti in Russia mentre qui quanto valgono i cibi italiani contraffatti e dove vengono venduti).

Si tratta di un risultato importante per l’Italia e per i Paesi che nelle indicazioni geografiche hanno non soltanto interessi economici, ma anche sociali” ha spiegato a ‘Repubblica’ il relatore del provvedimento Paolo De Castro, europarlamentare ed ex ministro italiano delle Politiche agricole.

Un traguardo inseguito da diverso tempo dal nostro Paese e a vantaggio delle aziende italiane, dato che secondo quanto rilevato da Ismea Qualivita degli oltre 80 miliardi di valore della Dop economy in tutta Europa almeno 20 miliardi sono costituiti da prodotti Made in Italy (qui abbiamo spiegato nel dettaglio quanto pesa l’Italia sounding sull’export).

“Il testo unico della qualità tutelerà più di quattromila indicazioni geografiche in Europa – ha commentato De Castro – di cui 800 italiane. È stato un percorso lungo e faticoso, durato più di due anni, ma alla fine il risultato premia chi da sempre si batte per i prodotti della Dop economy, che non sono curiosità gastronomiche, ma rappresentano un pezzo importante dell’economia europea che ha ricadute importanti anche per il turismo, producendo valore che si distribuisce lungo la filiera.

“Abbiamo dato più forza ai consorzi e tutelato le produzioni – ha aggiunto il deputato europeo – anche attraverso precisi obblighi di trasparenza nei confronti dei consumatori, come l’indicazione sull’etichetta del nome del produttore”.

Il geobloking

Lo sfruttamento indebito della reputazione delle indicazioni geografiche italiane, come nei casi del ‘Prosek’ croato o dell’aceto balsamico cipriota e sloveno e del Prosek croato, sarà dunque proibito grazie al divieto previsto dal testo unico sulle richieste di registrazione di menzioni tradizionali, in quanto identiche o evocative di nomi di Dop o Igp. Agli Stati membri, inoltre, viene garantita la possibilità di rafforzare ulteriormente il sistema, prevedendo procedure di autorizzazione a livello nazionale.

La tutela dell’autenticità del prodotto sarà valida anche per quanto riguarda il riferimento a indicazioni geografiche negli ingredienti: i trasformatori, infatti, avranno l’obbligo di indicarne in etichetta la percentuale presente nel prodotto trasformato.

Una delle novità introdotte nel regolamento a difesa dei prodotti tipici è, infine, il geoblocking, il blocco che dovrà essere applicato da ogni Paese Ue a tutti i contenuti online evocativi di un’indicazione geografica, anche attraverso un alert system.