La guerra in Ucraina ha tragicamente abituato tutto il mondo alle violenze più efferate, dalla strage di Bucha alle torture dei prigionieri catturati in battaglia. L’ultimo terribile atto di questa sequela è il bombardamento russo di un condominio a Dnipro, nel quale sono morte una trentina di civili, tra cui un 15enne, con un bilancio che nelle ultime ore è cresciuto.
Dopo aver colpito le infrastrutture energetiche del Paese invaso (qui avevamo parlato della strategia di Putin in tal senso), Mosca ha dunque preso di mira in maniera diretta e non fraintendibile un edificio civile pieno di cittadini, e non di militari.
Il bombardamento del condominio a Dnipro
La città situata nell’Ucraina orientale era stata già in passato oggetto dei raid russi e rappresenta un nodo strategico di quella linea che, seguendo il fiume Dnepr, taglia il Paese in due da Nord al Mar Nero assieme agli altri punti nevralgici rappresentati da Kiev, Zaporizhzhia e Kherson. Il bombardamento odierno è avvenuto tramite un razzo che ha centrato in pieno e sventrato un palazzo di 9 piani. Tra i feriti si contano anche bambini, mentre una quarantina di residenti è stata messa in salvo e altre decine risultano al momento disperse (il raid di Dnipro arriva dopo la conquista russa di una roccaforte ucraina: ne abbiamo parlato qui).
Intanto si continua a scavare sotto le macerie, mentre le autorità comunali di Dnipro hanno annunciato tre giorni di lutto cittadino. Nelle operazioni di salvataggio, che ha visto l’impiego di 550 soccorritori, è stato anche domato l’incendio scoppiato dopo il raid. Come in altre città tra cui Leopoli, Vinnystia e Sumy, i missili russi hanno raggiunto i bersagli prima che le sirene antiaeree suonassero. Un evento tutt’altro che consueto, legato alla natura dei missili balistici impiegati da Mosca, più veloci dei vettori da crociera o dei droni.
I soccorritori hanno anche lavorato per ore e ore per liberare una donna intrappolata sotto le macerie di una casa distrutta, dopo aver sentito la sua voce. Nel condominio di Dnipro sono andate distrutte dozzine di appartamenti, lasciando 72 famiglie e circa 200 persone senza casa. Sono migliaia invece gli abitanti rimasti senza elettricità e senza riscaldamento.
La guerra (elettrica) in Ucraina
L’attacco russo è avvenuto proprio nel giorno in cui il premier britannico Rishi Sunak ha annunciato che Londra fornirà a Kiev carri armati Challenger 2 e altri sistemi di artiglieria pesante. Fin dalla notte su sei regioni dell’Ucraina si è riversata una vera e propria pioggia di missili russi, per la prima volta da inizio anno. L’ultimo massiccio raid del Cremlino risale a quasi due settimane, quando lasciò senza elettricità quasi due ucraini su tre.
L’obiettivo russo è sempre più l’indebolimento dell’Ucraina a livello civile, provocando blackout di emergenza in mezzo Paese. Sono state danneggiate in maniera decisiva le infrastrutture energetiche nelle regioni di Kharkiv, Leopoli, Ivano-Frankivsk, Zaporizhzhia, Vinnytsua e Kiev. Un attacco ampio, che interessa anche le aree più occidentali (in tutti i sensi) dell’Ucraina. “Il nemico ha nuovamente attaccato gli impianti di generazione e le reti elettriche del Paese”, ha confermato il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha condannato il “silenzio codardo” del popolo russo a seguito dell’attacco missilistico. E, rivolgendosi ai cittadini russi nella loro lingua, ha sottolineato “che anche in quest’occasione non hanno voluto pronunciare parole di condanna verso il terrore che stanno scatenando”.