Raffica di terremoti in Italia: le aree più a rischio

Da Nord a Sud, la terra trema in molte regioni del nostro Paese: scosse ravvicinate a distanza di poche ore, allerta per possibili danni a persone e strutture

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Redazione

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Da Genova all’Abruzzo, da Modena a Lucca, passando per le Marche e la Romagna e poi giù fino alla Sicilia, dove i piedi dell’Etna hanno tremato diverse volte nell’arco di pochi minuti. Una scossa dietro l’altra, dal primo mattino fino a notte fonda. Giovedì 23 settembre è stata una giornata di paura e angoscia per milioni di italiani dislocati lungo tutta la penisola, sorpresi da una raffica di terremoti concentrati in un brevissimo arco temporale.

“La mente di ognuno di noi, come è ovvio che sia, tende fin da subito a tornare a quegli attimi di terrore di dieci anni fa. Le nostre vite vennero stravolte, le conseguenze le stiamo pagando ancora oggi e il timore è che quell’incubo possa ripetersi e accadere di nuovo anche oggi. Una prospettiva a cui non voglio neppure pensare, saremmo nel baratro“. Queste le parole di una signora di 56 anni residente a Mirandola, comune di 24 mila abitanti in provincia di Modena, dove il sisma del 2012 (che raggiunse la magnitudo di 5.9 gradi) causò la morte di sette persone, oltre 50 feriti e circa 5 mila sfollati.

Serie di terremoti in tutta Italia, gente in strada e tanta paura: le regioni nel mirino dalle scosse

Nelle ultime ore l’Italia è stata attraversata da uno sciame di scosse – per fortuna tutti compresi in una fascia di media o bassa entità – che ha coinvolto molte regioni del nostro Paese, colpendo dalla mattina alla sera diverse aree del territorio nazionale. Le scosse si sono susseguite da Nord a Sud. Le prime sono state avvertite in Liguria, dove un terremoto di magnitudo 4.1 ha interessato l’area di Genova e i comuni della provincia ma soprattutto l’entroterra, dove l’epicentro è stato localizzato dagli esperti nella località di Bagaglio.

La scossa è avvenuta a circa 10 chilometri di profondità ed è stata sentita dalla popolazione anche nel centro città, dove molte persone sono uscite dalle proprie case e dai palazzi e si sono riversate in strada. Anche dal palazzo della Regione Liguria i dipendenti sono corsi fuori, allarmati dai movimenti delle mura. Alcune pietre e calcinacci si sono staccati dalla chiesa di San Michele Arcangelo a Pieve Ligure, a 7 km dall’epicentro. Secondo il presidente della Liguria, Giovanni Toti, sarebbe anche crollata una statua presente sul sagrato del luogo di culto.

Scosse di terremoto molto ravvicinate da Nord a Sud: cosa sta succedendo sul territorio del nostro Paese

Poco più tardi, con un intervallo di meno di due ore, la terra ha tremato di nuovo a poche centinaia di chilometri di distanza in linea d’aria: nel primo pomeriggio infatti una scossa di magnitudo compresa tra i 3.7 e i 4.4 gradi ha avuto come epicentro i rilievi collinari presenti sull’Appennino della provincia di Modena (nello specifico il comune di Pievepelago), facendo ripiombare nel baratro la popolazione emiliana. Al momento però, come dichiarato dalle Forze dell’ordine e dalle istituzioni locali, non risultano danni a cose o edifici né tanto meno persone coinvolte in situazioni di pericolo.

Quasi contemporaneamente una scossa è stata avvertita anche in Toscana, in particolare in provincia di Lucca. A percepirla sono stati gli abitanti della Garfagnana, della Lunigiana e le molte persone che ancora nel mese di settembre affollano la riviera della Versilia. A questa scossa hanno fatto seguito altri due movimenti del terreno molto ravvicinati, che nel giro di pochi minuti hanno colpito sempre la stessa zona, ma per fortuna entrambi erano di debole intensità.

Tutte le regioni italiane colpite dagli eventi sismici: ecco cosa rischiano i cittadini e dove si concentrano i terremoti

La giornata è proseguita con altri episodi dislocati nel Centro e nel Sud Italia. Nel secondo pomeriggio è stata la volta del litorale adriatico, con una scossa registrata a cavallo tra le province di Ascoli e di Teramo ma avvertita anche in tutto il territorio delle Marche, dove in queste ore le persone stanno ancora lottando contro il fango e le macerie dopo l’alluvione che giovedì scorso – 15 settembre – ha causato l’esondazione del fiume Misa e l’allagamento della zona di Senigallia e dintorni.

La successione di eventi sismici si è chiusa in Sicilia con due scosse che prima di sera hanno colpito l’area che circonda il vulcano Etna e tutto il comprensorio di Catania. L’epicentro è stato localizzato dalle agenzie di sismologia nel comune di Paternò. Sia per quanto riguarda le scosse siciliane che per quelle del Centro Italia, i vertici locali della Protezione civile hanno fatto sapere che non ci sono state conseguenze rilevanti, nessun edificio ha riportato danni strutturali e nessun cittadino è rimasto coinvolto. Molti governatori delle regioni coinvolte hanno visitato personalmente le aree colpite dai terremoti, constatando la regolarità della situazione aldilà della comprensibile paura degli abitanti.

Raffica di terremoti in tutta Italia, cosa sta succedendo: la spiegazione degli esperti dell’INGV

La domanda che tutti gli italiani si sono posti una volta venuti a conoscenza della giornata molto movimentata riguarda il possibile nesso che potrebbe accomunare tutte le scosse che hanno interessato il nostro Paese nell’arco di meno di dodici ore. A questo proposito, per fare chiarezza sono intervenuti gli esperti del Centro Ricerche Sismologiche e gli scienziati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV). Nello specifico ha parlato il sismologo Carlo Maletti, facendo diverse considerazioni su quanto accaduto nella giornata di giovedì 22 settembre.

Queste le sue parole, che smentiscono le prime indiscrezioni che parlavano di uno sciame sismico le cui scosse fossero derivanti da una stessa causa: “Le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti rientrano nell’ordine di diverse centinaia di chilometri. Si passa dall’estremo versante occidentale del Paese (la Liguria) alla regione situata più a Sud (la Sicilia), un arco spaziale troppo ampio perché possa esserci un nesso”. Secondo i dati illustrati dal sismologo, il terremoto delle Marche pare essere “più profondo rispetto ai terremoti tipici dell’Appennino Tosco-Emiliano, localizzato lungo la costa in una fascia esterna che ha una sua precisa sismicità con meccanismi diversi da quelli che si osservano nei terremoti tipici dei monti appenninici”. Per questo l’allerta rimane alta su tutta l’area costiera italiana che si affaccia sul Mare Adriatico.