Rai, quanto perde l’azienda con l’addio di Fazio

Al netto di quelle che sono le proprie opinioni personali, Fabio Fazio per la Rai è stato un investimento a perdere o ha assicurato introiti all’azienda?

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Si è parlato molto in questi giorni dell’addio di Fabio Fazio alla Rai. Dopo anni in onda, il conduttore di Che tempo che fa – insieme a Luciana Littizzetto (suo braccio destro) – lascia la tv di stato per Discovery, rete privata.

Al netto di quelle che sono le proprie opinioni personali, ma anche i gusti (soggettivi e indiscutibili), è innegabile il fatto che Fazio per la Rai sia sempre stato un investimento importante. Si trattava di una voce di spesa del bilancio, sì, ma in grado di garantire un rientro dei costi sostenuti? Di fatto, forse non è proprio corretto dire che veniva pagato tanto, perché un’analisi delle uscite e delle entrate imputabili al suo programma porterebbe in realtà a una conclusione, ovvero: il conduttore di Che tempo che fa veniva pagato per quanto faceva guadagnare all’azienda.

Ma facciamo parlare i numeri.

Quanto ha fatto guadagnare Fabio Fazio alla Rai

È davvero così necessario aprire la questione etica su un compenso riconosciuto una determinata persona, sia essa personaggio noto o meno, a fronte di un lavoro comunque svolto e portato a termine con determinati risultati?

Da anni ormai l’opinione pubblica si divide in due quando si tratta di eventi importanti e cachet promessi a chi se ne occupa: c’è chi trova ingiusto pagare un personaggio pubblico così tanto e chi invece lo considera semplicemente un investimento. È un tipo di discussione, questa, che si estende a qualsiasi settore: tv, cinema, calcio, spettacolo in generale.

Succede sempre, è successo con Sanremo per esempio (tutti gli anni praticamente, anche quest’anno, qui vi avevamo risposto a chi si chiedeva quando avrebbero guadagnato conduttori e ospiti), ma lo stesso accade quando una nuova promessa del calcio o di qualsiasi altro sport viene venduto/acquistato dai dirigenti di una determinata squadra. Spostando il campo di osservazione, questo tipo di polemica ha raggiunto anche i social, soprattutto da quando sono stati resi noti i compensi che le influencer e gli influencer più noti ricevono per un singolo post (qui il “listino prezzi” dei più famosi).

Ma torniamo a Fabio Fazio, anche lui abituato a questo tipo di attacchi. Non a caso, a fornire dati e informazioni su compensi e incassi assicurati alla Rai grazie al suo programma è stato proprio lui, forse sperando di mettere a tacere le critiche.

“Le regole le fa il mercato, nessuno regala nulla. Il programma costa 450 mila euro, 15 secondi di pubblicità costano 40 mila euro. Considerando 16 minuti di pubblicità, si fa presto a comprendere costi e ricavi”, aveva dichiarato il conduttore qualche anno fa durante una presentazione dei palinsesti Rai a Milano.

Quell’anno Fazio, per condurre Che tempo che fa aveva rinnovato un contratto di 11,2 milioni di euro per 4 anni. Undici milioni di euro a fronte, tuttavia, di guadagni pubblicitari che arrivano a un milione di euro in una sola puntata.

Quanto perde la RAI con lo stop a Che tempo che fa

Considerando che per ogni stagione di Che tempo che fa vanno in onda circa 30 puntate, anche includendo i costi del programma sopra citati, i numeri suggeriscono comunque che si tratta di un buon affare, in grado di ripagare non solo il cachet di Fabio Fazio, ma di garantire introiti. Questo vuol dire più soldi all’azienda, ma anche più lavoro e risorse a disposizione per finanziare nuovi progetti. Sono, appunto, le leggi del mercato a stabilirlo.

Ad onor del vero, tuttavia, bisogna aggiungere che non si hanno dati precisi dai bilanci Rai. L’azienda, infatti, non comunica gli introiti dei singoli programmi. Quello che fa è rendere noto un conto unico – dove fa rientrare tutti i guadagni – che fa capo alla voce “Rai Pubblicità”. Pertanto è impossibile fare un’analisi dettagliata e precisa.

Giusto però citare qualche fonte ufficiale che avvalora la tesi del buon investimento: i dati share hanno sempre confermato la buona riuscita del programma (e ascolti alti, da sempre e per tutti i canali, si significano più soldi in pubblicità), con percentuali che raddoppiano quelle solite della rete. Inoltre, la Corte dei Conti del Lazio – interpellata in un’inchiesta contro Fazio per danno erariale – aperta dopo l’esposto del deputato Pd Michele Anzaldi ma archiviata – ha confermato la buona riuscita di questa operazione economica.

Secondo i magistrati contabili non c’è danno erariale perché, si legge nelle motivazioni della sentenza,  il costo delle puntate “è stato inferiore del 50% rispetto al costo medio dei programmi di intrattenimento Rai“, questo soprattutto se paragonati ai ricavi e allo share, che sono stati in linea con le aspettative e hanno quindi portato importanti introiti all’azienda. Introiti su cui i dirigenti Rai, dopo il passaggio di Fazio a Discovery, non potranno più contare (qui quanto andrà a guadagnare).

L’auspicio, adesso, è che riescano a piazzare un programma in grado di garantire lo stesso ritorno economico, sia in termini di ascolti che in termini di pubblicità. Altrimenti, di fatto, si tradurrà in una perdita.