Upim nel mirino per il grembiule “sessista”: migliaia di persone scatenate su Facebook

La catena di grandi magazzini finisce nell'occhio del ciclone social per dei grembiuli per le scuole primarie

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Al tempo dei social la denuncia è immediata e, in alcuni casi, lo è anche la tempesta di polemiche che si scatena conseguentemente. Ne sa di certo qualcosa Upim, che si ritrova nell’occhio del ciclone a causa di uno specifico prodotto messo in vendita. Si tratta di una coppia di grembiuli per gli alunni delle scuole elementari. Detta così, sembrerebbe tutto normale e innocuo, ma la catena italiana dei grandi magazzini è stata oggetto di una pesante campagna sui social network. Il motivo? Stando a quanto riportato da numerosissimi commenti, alcuni dei capi proposti nella linea “back to school” sarebbero sessisti. Si tratta del parere di tanti genitori e non solo. La protesta contro Upim ha avuto inizio da un singolo post Facebook. A esprimere tutto il proprio dissenso è stata una mamma, che ha voluto denunciare il “differente trattamento” riservato a bambini e bambine. Andiamo però con cordine e spieghiamo nel dettaglio tutto ciò che è accaduto.

Upim, il caso dei grembiuli sessisti: la denuncia sui social

Tutto nasce, come detto, dalla denuncia su Facebook di una cliente Upim. La donna, tramite il proprio profilo social, evidenzia come il grembiule da bambino abbia disegnato un righello e una squadra. Non il massimo della fantasia, certo, ma in linea con quelli che possono essere alcuni strumenti scolastici. Ben differente però la scelta d’immagine proposta per il grembiule da bambina. Di fatto si potrebbe già discutere molto sul fatto che in questo Paese esistano divisioni di sesso sul fronte dell’abbigliamento scolastico, ma restiamo ancorati sul caso specifico.

Il capo in questione vanta un paio di labbra carnose, affiancate da un rossetto. Una scelta che non ha davvero il minimo senso e sembra, nel migliore dei casi, frutto di un acquisto in massa di prodotti generati da terzi, finiti in commercio senza controllo. Ecco il testo della denuncia: “Cara Upim – si legge nel post – davvero ritenete adeguato che le bambine di otto anni debbano andare a scuola con un distintivo al petto e labbra dischiuse? Qual è il vostro messaggio? Molla questa noia e dedicati a quello che fa per te, il make up?”. Lui ingegnere, lei bella donna, aggiunge l’autrice del post su Facebook.

Ancora peggio, se possibili, le alternative. Gli altri grembiuli presenti nel reparto, infatti, presentavano i distintivi di un mazzo di fiore (per delle future botaniche, si chiede la signora), cuoricini (futura cardiologa?) e strass (per una gemmologa in erba, chiede ironicamente la donna). “Che avvilimento, che stress”, afferma la signora, con gli hashtag “#misoginia” e “#gendergap” a chiudere il messaggio.

Inutile dire che il post ha attirato immediatamente l’attenzione di migliaia e migliaia di persone. Il messaggio originale ha avuto 954 reazioni (tra faccine tristi e arrabbiate) e 56 commenti, mentre le condivisioni sono state quasi 3.000.

Grembiuli sessisti: la risposta di Upim

Ovviamente, la risposta della catena di grandi magazzini italiani non si è fatta attendere. Nello stesso post che denuncia l’accaduto, i social media manager Upim provano a rimediare al disastro che si stava profilando. “Facendo tesoro del suo commento e di quello di tutte le persone che hanno condiviso il suo post, abbiamo provveduto a togliere il suddetto articolo dalla vendita su decisione del Direttore Generale. Saluti“.