Spopolamento in Italia, Sud in crisi mentre al Nord aumentano i residenti

L’Italia si spacca: il Sud perde residenti, mentre il Nord tiene. Fondamentale il ruolo degli stranieri per frenare il calo demografico

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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Secondo i dati Istat pubblicati a metà dicembre, il Sud e le Isole in Italia continuano a perdere residenti, mentre il Nord mostra segnali di crescita. Al 31 dicembre 2024, la popolazione residente è pari a 58.943.464 individui e registra un lieve calo di 27.766 unità rispetto all’anno precedente, pari a -0,5 per mille.

Il calo di popolazione non è uniforme però non è uniforme, con alcune regioni che più di altre risultano penalizzate.

Le regioni che si stanno spopolando in Italia

Secondo il censimento Istat, la Basilicata registra il peggior decremento (-6,1 per mille), ma i numeri sono negativi anche in Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Molise e Sardegna.

Il Centro mostra invece una diminuzione più lieve (-1,0 per mille), mentre il Nord Italia si conferma l’area demograficamente più dinamica.

Nel dettaglio, le aree del Nord-Ovest e del Nord-Est segnano rispettivamente una crescita pari all’1,4 e all’1,2 per mille. Tra le regioni settentrionali, spicca la provincia autonoma di Bolzano con un incremento della popolazione pari al 4 per mille.

Questo quadro mette in evidenza un’Italia spaccata in due:

  • il Mezzogiorno e le Isole che si spopolano;
  •  il Nord che, grazie anche all’attrattività di aree urbane e industriali, riesce a crescere, seppur moderatamente.

Il ruolo della popolazione straniera

Un elemento che contribuisce a contenere la flessione demografica a livello nazionale e il fenomeno dello spopolamento è rappresentato dall’aumento della popolazione straniera residente.

Al 31 dicembre 2024, gli stranieri sono 5.371.251, pari al 9,1% del totale della popolazione, in crescita del 22,4 per mille rispetto al 2023.

La presenza di immigrati ha un peso rilevante soprattutto nelle regioni del Nord, dove contribuisce a sostenere la crescita demografica, mentre nelle regioni meridionali l’impatto è più contenuto.

La dinamica migratoria diventa quindi uno strumento per contrastare lo spopolamento, soprattutto nelle aree economicamente più attrattive.

Tuttavia, nel Mezzogiorno, dove opportunità lavorative e servizi sono più limitati, l’apporto degli stranieri non è sufficiente a compensare la diminuzione naturale della popolazione.

Quali comuni sono più a rischio spopolamento

A livello comunale, nel 2024 il 56,1% dei 7.896 comuni italiani (4.429 comuni) ha registrato una perdita di residenti, in lieve diminuzione rispetto al 57,8% del 2023.

La popolazione diminuisce soprattutto nei comuni molto grandi (oltre 100.000 abitanti) e in quelli molto piccoli (fino a 5.000 abitanti):

  • tra i comuni grandi, 27 su 44 perdono residenti, con un saldo complessivo negativo di 27.504 persone;
  • nei piccoli comuni, poco meno di 6 su 10 registrano un decremento, con un saldo negativo di 15.000 individui.

Al contrario, i comuni di dimensione media (5.000-20.000 abitanti) mostrano una dinamica più positiva, con più della metà dei centri che registrano un incremento della popolazione, pari a circa 5.000 residenti in più complessivamente.

Le grandi città del Sud e i piccoli borghi faticano a trattenere abitanti, mentre i centri medi riescono a registrare una certa vitalità.

Cosa succederà all’Italia in futuro

Lo spopolamento del Sud e delle Isole rappresenta una sfida strutturale per il Paese.

La perdita di residenti comporta non solo un calo della forza lavoro e una diminuzione della base fiscale, ma anche il rischio di declino dei servizi locali, della vitalità economica e della coesione sociale.

La concentrazione della popolazione nelle regioni settentrionali, insieme all’invecchiamento, accentua il divario territoriale e richiede interventi mirati per incentivare il ritorno o la permanenza dei giovani, sostenere la natalità e attrarre popolazione immigrata.

Le politiche di sviluppo territoriale, l’incentivazione dell’innovazione, il rafforzamento dei servizi pubblici e delle infrastrutture nei Comuni meridionali appaiono oggi più che mai indispensabili.

La dinamica demografica evidenziata dal censimento Istat non è solo un dato statistico, ma un indicatore della necessità di strategie di lungo termine per riequilibrare il Paese, garantire sostenibilità sociale ed economica e preservare la vitalità dei territori più fragili.