Con l’inizio dell’anno scolastico 2025/2026, il sistema educativo italiano si trova ancora una volta a fare i conti con la carenza di personale docente. Nonostante gli sforzi per l’immissione in ruolo di nuovi insegnanti, i numeri rivelano che molte cattedre rimarranno scoperte, con un impatto potenziale sulla qualità dell’offerta formativa e sulla continuità didattica. I dati più recenti pubblicati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito a fine agosto evidenziano una lacuna di migliaia di lavoratori della scuola.
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Coperto solo il 76,8% dei posti per insegnanti
I dati del ministero indicano oltre 41mila assunzioni, con 41.901 docenti immessi in ruolo. Rappresentano il 76,8% dei posti disponibili a livello nazionale. Questo dato, sebbene in crescita del 30% rispetto all’anno precedente (quando la percentuale era del 47,6%), non è sufficiente a coprire l’intero fabbisogno.
Questa situazione, pur portando la copertura dell’organico al 97,3% rispetto al 94% dell’anno scolastico 2024/2025, lascia comunque un numero significativo di cattedre scoperte, ben 1.468, che dovranno essere gestite attraverso supplenze e contratti a termine.
Ancora una volta vince il precariato a scuola, con le conseguenti problematiche legate alla continuità didattica e alla stabilità dei lavoratori.
Emergenza per il sostegno: migliaia di posti vacanti
Un capitolo a parte, non meno critico, riguarda la situazione dei docenti di sostegno. Nonostante l’assunzione di 7.820 nuovi insegnanti specializzati, il sistema scolastico italiano si trova ancora a fronteggiare una carenza significativa in questo comparto.
Attualmente, secondo i dati forniti dal ministero, il numero complessivo di insegnanti di sostegno di ruolo si attesta a circa 121.879 e garantisce una copertura dell’organico pari al 95,2%. Facendo un rapido calcolo, i numeri ci dicono che il fabbisogno totale di docenti di sostegno è di circa 128.024 unità. Questo significa che, nonostante gli sforzi, mancano ancora 6.145 insegnanti di sostegno per raggiungere una copertura piena e stabile.
La carenza in questo ambito è particolarmente delicata, poiché incide direttamente sulla qualità dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, rendendo indispensabile un intervento mirato e tempestivo per garantire il diritto allo studio e all’assistenza specializzata a tutti gli studenti.
Prospettive e sfide per il futuro
La persistente carenza di docenti, sia su posto comune che di sostegno, rappresenta una sfida complessa per la scuola italiana. Anche se le immissioni in ruolo mostrano un trend positivo, la distanza dal raggiungimento della piena copertura dell’organico è ancora significativa. Le implicazioni di questa situazione sono molteplici.
Dalla necessità di ricorrere massicciamente a supplenti, con conseguente precarietà per il personale e discontinuità didattica per gli studenti, alla difficoltà di garantire un adeguato supporto agli alunni con bisogni educativi speciali.
Per questo motivo diventa sempre più cruciale che in futuro le politiche si concentrino non solo sull’aumento delle assunzioni all’inizio dell’anno scolastico, ma anche su strategie a lungo termine per rendere la professione docente più attrattiva, migliorare i percorsi di formazione e specializzazione e garantire una distribuzione più equa del personale su tutto il territorio nazionale.
Solo così sarà possibile assicurare una scuola di qualità, inclusiva e stabile per tutti gli studenti italiani.
Mancano i soldi per la scuola?
La proposta di Elly Schlein, che ad agosto aveva chiesto al Governo di aumentare gli stipendi degli insegnanti e introdurre misure di sostegno per imprese e famiglie, è stata però definita dal ministro Valditara come una barzelletta, sostenendo che l’idea della segretaria dei Dem di equiparare gli stipendi dei docenti italiani alla media europea, rendere i libri di testo gratuiti e fornire mense scolastiche a milioni di studenti, con una copertura finanziaria di soli 500 milioni di euro, è completamente irrealizzabile.
Il ministro ha poi spiegato che, per il 2025, ha già stanziato 516 milioni di euro specificamente per le mense scolastiche e ha aumentato la spesa complessiva per l’istruzione di 4,6 miliardi di euro, pari a un incremento dell’8,9% rispetto alla spesa totale del settore.
Attualmente – anche se non si sa con quali interventi e risorse – il Governo starebbe lavorando per aumentare i guadagni di insegnanti e del personale scolastico e investire in diritto allo studio, infrastrutture, edilizia scolastica, tempo scuola e innovazione.