Il paradosso dell’uso massiccio dei condizionatori: i rischi a cui andiamo incontro

L'uso dei condizionatori sarà sempre più necessario per sopravvivere alle ondate di caldo, ma contribuirà a far aumentare il riscaldamento globale

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Condizionatori e sistemi di aria condizionata saranno sempre più necessari per sopravvivere alle ondate di caldo estive, ma allo stesso tempo contribuiranno a far aumentare i problemi legati al riscaldamento globale: come risolvere allora questo grande paradosso? È possibile interrompere questo ciclo vizioso?

Il grande enigma climatico

Non è una novità, le ondate di caldo diventeranno sempre più frequenti, prolungate e mortali con il passare dei decenni. Col passare degli anni si sta cercando di adottare un approccio sempre più consapevole nei confronti del cambiamento climatico ma, a fronte anche di comportamenti più che virtuosi (sia da parte dei cittadini che delle imprese), spesso ci si trova davanti a grandi dilemmi. Per esempio, quello dell’uso dell’aria condizionata.

I condizionatori ci hanno aiutato a combattere il caldo, a volte anche salvando vite. Con le temperature destinate ad alzarsi sempre di più, quindi, diventano fondamentali per contrastare gli effetti dannosi sulla salute. Tuttavia, più si usa l’aria condizionata per far fronte ai problemi derivanti dal riscaldamento globale e più si contribuisce allo stesso tempo a farli aumentare.

Oggi, due terzi dell’elettricità mondiale viene prodotta bruciando carbone e gas naturale, che emettono anidride carbonica e altri gas serra che riscaldano il nostro pianeta. E finché la nostra elettricità proviene da combustibili fossili, l’aria condizionata presenterà un inquietante enigma climatico.

Inoltre, un altro aspetto da non sottovalutare è che le alte temperature e le ondate di caldo stanno diventando sempre più comuni in tutto il mondo, non solo in Italia. Tuttavia, non tutti hanno pari accesso alla tecnologia di raffreddamento degli ambienti. Oggi, a poter usufruire di sistemi efficienti di aria condizionata sono principalmente i paesi più ricchi. Al contrario, secondo l’International Energy Agency, solo 1 famiglia su 10 ha accesso all’aria condizionata nelle economie emergenti come l’India e l’Indonesia, e circa 3 su 10 in Brasile e Messico. Eppure stiamo parlando di Paesi che ne hanno più bisogno. Soffrono di un clima più caldo tutto l’anno e le ondate di calore più mortali a causa del cambiamento climatico stanno già interessando questi posti.

Quindi, con l’aumentare della ricchezza in questi paesi, che è ciclica e inevitabile, vedremo davvero una rapida espansione dell’aria condizionata in tutto il mondo. Tant’è che gli scienziati prevedono che la domanda globale di condizionatori per ambienti aumenterà, specie tra coloro che possono permetterselo, ma non solo.

Questo vuol dire che, se tutte le esigenze di raffreddamento fossero soddisfatte, indipendentemente dalla ricchezza, entro il 2050 diventerà davvero difficile avvicinarsi ai livelli di produzione di energia pulita che chiede l’Europa, senza un’alternativa.

Cosa ci aspetta in futuro?

Gli esperti IPCC, il gruppo delle Nazioni Unite Intergovernmental Panel on Climate Change, hanno affermato che è “virtualmente certo” che le ondate di calore sono diventate più frequenti e intense nella maggior parte delle aree terrestri dagli anni ’50.

A confermare questa tendenza anche lo studio “Air-conditioning adoption and electricity demand highlight climate change mitigation–adaptation tradeoffs”, pubblicato recentemente su Scientific Reports, dove sono stati illustrati gli impatti della domanda di elettricità sui cambiamenti climatici della metà del secolo, prestando particolare attenzione sull’adozione endogena dell’aria condizionata residenziale (AC) nei paesi ricchi e più freddi in Europa e negli stati più poveri e più caldi dell’India.

Stando a quanto emerso, entro il 2050, in uno scenario di riscaldamento elevato (SSP585), la prevalenza di aria condizionata è destinata a crescere di due volte in Europa e di quattro volte in India, raggiungendo circa il 40% in entrambe le regioni. Di fatto, l’uso diffuso dell’aria condizionata riduce l’esposizione giornaliera al calore di 150 milioni e 3,8 miliardi di gradi giorno persona (PDD), ma aumenta la domanda annua di elettricità di 34 TWh e 168 TWh rispettivamente in Europa e India (corrispondente al 2% e il 15% del consumo odierno). Quindi, l’aumento dell’adozione e dell’uso dell’aria condizionata comporterebbe ulteriori 130 MMTCO2, di cui 120 MMTCO2 nella sola India, se l’elettricità aggiuntiva generata fosse prodotta con il mix energetico odierno.

Per questo motivo, sottolineano i ricercatori, la scomposizione dei driver della domanda offre importanti spunti su come sia importante trovare un compromesso che possa mitigare questi effetti negativi, attraverso politiche che promuovono strategie di adattamento basate su tecnologie e soluzioni virtuose e green ma anche sul comportamento umano.

Risolvere questo problema vuol dire affrontare districate questioni di equità e giustizia, oltre a sviluppare strumenti migliori per raffreddare oltre i soli AC. Richiede anche un ripensamento del ruolo del raffreddamento nella società. Non è un lusso, ma una necessità per vivere nel mondo che ci siamo creati.

Non solo un problema di salute, ma anche economico e sociale

Il calore è pericoloso e costoso, anche prima che raggiunga gli estremi, le temperature ambientali sono così fondamentali per il nostro benessere. E questo è un ragionamento che vale in generale, sia per la salute umana che per gli equilibri sociali ed economici del mondo intero. Di fatto perché il calore ha tanti modi per “farci male”.

Prima di tutto, le alte temperature rendono più difficile per gli esseri umani disperdere il calore in eccesso. Quando l’aria raggiunge temperature superiori a quelle corporee, più calore fluisce nel corpo umano di quanto ne fuoriesca. Ciò può causare ipertermia, colpo di calore e morte. Alcuni farmaci possono diventare meno efficaci con il calore, mentre altri possono rendere le persone più sensibili alle alte temperature.

Inoltre, durante la stagione calda, le sostanze inquinanti come l’ozono si formano più velocemente, il che può portare a problemi respiratori. E quando il caldo estremo si combina con l’umidità, il tempo può diventare letale. Per misurare il rischio derivante da queste condizioni, gli scienziati monitorano la temperatura del bulbo umido, le condizioni di temperatura e umidità in cui l’acqua non evaporerà. Temperature più elevate del bulbo umido significano che è più difficile per una persona rinfrescarsi sudando. Una persona sana può sopportare una temperatura di bulbo umido di 35°C, o 95°F, per sei ore. Gli anziani, i bambini piccoli e le persone con condizioni di salute di base iniziano a soffrire a soglie molto più basse.

Ma le alte temperature possono causare danni ben prima che raggiungano numeri record. Per esempio, basta pensare alle persone che lavorano nelle fattorie, nei cantieri, nelle cucine o nelle fabbriche, dove a causa delle temperature più elevate si verificano più infortuni. Anche evitare questi rischi ha dei costi, poiché i lavoratori soppesano la perdita di salari rispetto al potenziale danno sul lavoro. E persino nei luoghi di lavoro più freddi come gli uffici, gli studi hanno rilevato che le alte temperature riducono la produttività e le prestazioni.

Infine, bisogna dire che i sistemi di raffreddamento includono anche la refrigerazione e il congelamento in senso lato, essenziali per produrre, conservare e trasportare cibo, medicine, dispositivi elettronici. E i sistemi di aria condizionata non sono distribuiti in modo uniforme nel mondo. L’accesso varia in base al reddito, ma anche in base alla posizione. Non solo i Paesi più poveri del mondo stanno già soffrendo e soffriranno di più questi disagi, ma già adesso, senza andare troppo lontano, nelle nostre città c’è una distribuzione diversa tra centro e periferie.

La buona notizia è che abbiamo intercettato il problema, ma ora bisogna trovare una strategia per agire e farlo in fretta.

C’è un modo per ridurre l’impatto climatico dell’aria condizionata?

La vera domanda, a questo punto, è: come teniamo al fresco le persone senza riscaldare il pianeta? Una delle soluzioni più efficaci per ridurre le emissioni e quindi mitigare i cambiamenti climatici propone di alimentare la nostra rete in modo diverso, utilizzando energia pulita anziché combustibili fossili. Questo vuol dire muoversi su due fronti, ovvero:

  • da un lato è importante che governi e enti pubblici si impegnino per incentivare e promuovere una strada diversa di produzione elettrica, più sostenibile e accessibile a tutti;
  • dall’altro i singoli consumi dei cittadini e delle imprese devono sempre tendere di più al risparmio e all’efficienza, prima di tutto attraverso un uso consapevole delle risorse. Se proprio non è necessario, quindi, meglio evitare di ricorrere all’aria condizionata se si può sopportare il caldo e mai abusarne come se fosse una risorsa illimitata.

L’elettricità che alimenta i condizionatori d’aria deve provenire da fonti che non emettono gas serra, quindi ridurre l’energia di carbone, petrolio e gas naturale sulla rete e aumentare l’energia eolica, solare e nucleare è fondamentale. Ma la tecnologia da sola non basta. Perché a livello macro avremo anche bisogno di una nuova strategia di climatizzazione più efficiente. I produttori dovranno passare a refrigeranti rispettosi del clima come il propano, nonché utilizzare nuovi essiccanti per ridurre l’umidità, un processo che utilizza un terzo dell’energia nei condizionatori d’aria di oggi.

Ci sono soluzioni tecnologiche che stanno entrando in gioco, ma a fare la differenza sarà sicuramente il comportamento e l’accettazione umana.

Indipendentemente dal fatto che l’umanità agisca insieme e riduca drasticamente le emissioni dei gas serra che stanno riscaldando il pianeta, miliardi di persone oggi e in futuro hanno un disperato bisogno di rinfrescarsi. Sono in gioco vite e mezzi di sussistenza, il che rende questa una delle sfide tecnologiche e politiche più urgenti. Come ridisegnare le città per resistere alle ondate di caldo grazie al raffreddamento esterno ed interno dei posti richiedere pertanto un approccio più collettivo.