Violenza e intimidazione contro i lavoratori in sciopero a Prato, che erano sono mobilitati per protestare contro le condizioni di sfruttamento che gli addetti del distretto tessile subiscono. Un gruppo di persone ha picchiato due dipendenti delle aziende coinvolte nella mobilitazione, un sindacalista e uno studente, che si trovavano a uno dei presidi organizzati da domenica 6 ottobre.
Non si tratta del primo caso di violenza e intimidazione nel distretto tessile di Prato, il più grande d’Europa, in grave crisi da alcuni mesi. I sindacati denunciano da tempo la situazione di sfruttamento dei lavoratori da parte delle aziende, spesso a conduzione cinese, di lavoratori immigrati o richiedenti asilo.
Lavoratori in sciopero picchiati a Prato
Nel tardo pomeriggio dell’8 ottobre due lavoratori, un sindacalista e uno studente sono stati picchiati violentemente mentre si trovavano in uno dei presidi dello sciopero che ha coinvolto 5 aziende del distretto del tessile di Prato, in Toscana. Alcuni uomini italiani si sono presentati spacciandosi per agenti di polizia e hanno pestato con delle spranghe le quattro vittime.
“Aggressioni del genere sono più uniche che rare in altri territori. Nella provincia di Prato è diventata ormai la normalità. Questa volta gli aggressori erano italiani. Persone assoldate da un sistema mafioso che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza” ha dichiarato in un comunicato il sindacato Sudd Cobas, che si sta occupando della protesta.
Da domenica infatti i lavoratori di cinque aziende del distretto tessile di Prato, in maggioranza persone di origine pakistana, sono scesi in sciopero. Le aziende che li impiegano, tutte a conduzione cinese, li costringono a turni di 80 ore settimanali senza giorni di riposo e senza regolare contratto. Già in passato, in occasione di manifestazioni come questa, si sono verificati episodi di violenza nei confronti dei lavoratori o dei sindacalisti. Dopo il pestaggio di martedì 8 ottobre, i lavoratori di diverse aziende del distretto di Prato hanno indetto uno sciopero nel turno di notte e improvvisato una manifestazione nel centro della città toscana.
Il distretto del tessile in crisi
Il distretto tessile di Prato è il più grande d’Europa ma si trova in un grave periodo di crisi. Nella prima metà del 2024 la produzione industriale del settore è calata del 10%, un dato che arriva al 25% negli ultimi due anni. Nei casi più gravi le aziende hanno subito perdite del 90% del proprio fatturato e molti imprenditori sono stati costretti a chiudere. Circa l’8% dei lavoratori del distretto si trovano in cassa integrazione, ma la crisi sembra lontana dalla soluzione.
Il tessile italiano si basa quasi interamente sulle esportazioni. I mercati di riferimento di questo settore sono la Russia, la Cina e il Medio Oriente. Negli ultimi due anni però la guerra in Ucraina, il Covid-19 e il conflitto tra Israele e Hamas hanno reso queste regioni difficilmente raggiungibili per i prodotti italiani. Di conseguenza le aziende del tessile stanno faticando moltissimo a riposizionarsi sui mercati internazionali ora che la domanda che ne sorreggeva gli introiti è venuta a mancare.
Questa situazione di crisi ha esacerbato una cultura dello sfruttamento che, come denunciano i sindacati, è sempre esistita nel distretto. Negli anni sono giunte alle autorità diverse denunce riguardanti le condizioni dei lavoratori, soprattutto quelli impiegati nelle aziende a conduzione cinese, ma le contromisure prese non hanno sortito gli effetti sperati.