Hunter Biden chiese aiuto al governo Usa per investire in Italia, nuovo scandalo per lui: il suo patrimonio

Hunter Biden, secondogenito del presidente americano, avrebbe cercato di realizzare un progetto in Italia per conto della compagnia Burisma

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, nel 2016 cercò assistenza dal Dipartimento di Stato americano e dall’ambasciatore Usa a Roma per facilitare un affare in Italia con Burisma, una società ucraina del gas per la quale Hunter lavorava. Questa notizia è stata riportata dal New York Times, che ha ottenuto documenti rilasciati dall’amministrazione Biden. La Casa Bianca ha dichiarato che, all’epoca, Joe Biden non era a conoscenza delle azioni del figlio.

L’accusa

Ora che Joe Biden non deve più pensare alla sua rielezione, si trova ad affrontare una nuova questione familiare: suo figlio Hunter, già più volte al centro di scandali. L’ultimo è stato svelato dal New York Times, il quale afferma che nel 2016, quando Joe Biden era vice presidente sotto Barack Obama, Hunter aveva cercato il supporto dell’ambasciata americana in Italia per realizzare un progetto energetico in Toscana, a favore della compagnia ucraina Burisma, per cui ha lavorato fio al 2019.

Una richiesta, proveniente dal figlio dell’allora vicepresidente in carica, che suscitò un notevole imbarazzo all’interno della sede diplomatica. In risposta, un funzionario del Dipartimento del Commercio scrisse che “questa è una azienda ucraina e, per proteggere i nostri interessi, il governo degli Stati Uniti non dovrebbe promuoverla presso il governo italiano senza che l’azienda prima passi attraverso il D.O.C. Advocacy Center”, un programma degli Stati Uniti che supporta le compagnie americane che cercano di fare affari con governi stranieri. Un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che Joe Biden non era a conoscenza delle richieste di suo figlio all’ambasciata.

L’avvocato di Hunter Biden, Abbe Lowell, ha precisato che il suo assistito aveva chiesto a diverse persone, inclusi l’allora ambasciatore Usa in Italia, John R. Phillips, di organizzare un incontro tra Burisma e il presidente della regione Toscana per un progetto geotermico. Lowell ha aggiunto che “non si è verificato alcun incontro, nessun progetto è stato realizzato e la richiesta era del tutto appropriata”.

Il patrimonio di Hunter Biden

Secondogenito dell’ex presidente Joe Biden, Hunter ha avuto un passato molto turbolento: dipendente per anni da alcool e sostanze stupefacenti, nel giugno scorso è stato dichiarato colpevole di aver violato la legge federale sulle armi, riguardo l’acquisto di un revolver nel 2018 senza dichiarare le sue dipendenze. Dopo un tentativo fallito di patteggiamento, Hunter Biden è ora anche accusato di reati fiscali in California. È il primo figlio di un presidente in carica a essere processato e dichiarato colpevole e rischia ora una condanna fino a 25 anni di reclusione.

Non solo: da dicembre 2023 è inoltre accusato di aver evaso almeno 1,4 milioni di dollari in tasse federali tra il 2016 e il 2019, periodo durante il quale era anche dipendente dalle droghe. Nell’atto di accusa, si è venuto anche a sapere il patrimonio netto del figlio dell’ex presidente: da gennaio 2016 a dicembre 2019, Hunter aveva un reddito di circa 6,9 milioni di dollari, derivati dal suo ruolo di membro del consiglio di amministrazione della società ucraina di gas naturale Burisma Holdings Limited.