Gambero della Louisiana, nuovi avvistamenti in Italia: quali rischi per l’agricoltura e l’uomo

Il gambero rosso della Louisiana, detto gambero killer, rientra tra le cento specie più dannose introdotte in Europa

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

È annoverato tra le cento specie invasive più dannose in Europa e ha un impatto devastante sulla biodiversità degli ecosistemi in cui si stabilisce, grazie alla sua voracità e capacità di adattamento. È il gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii, noto anche come gambero killer) ed è stato recentemente avvistato nel Parco Valle del Lanza, tra le province di Varese e Como.

I danni che provoca all’agricoltura e all’ambiente

“Purtroppo, oggi abbiamo ricevuto la prima segnalazione della presenza del gambero della Louisiana nel territorio del parco, nei pressi dell’area umida ai Mulini di Gurone,” si legge nel post pubblicato su Facebook. “Il Procambarus è una delle peggiori minacce alla conservazione degli ecosistemi, gravemente impattante sia sui piccoli vertebrati di cui si nutre, sia sull’habitat che intacca scavando profonde tane nel sottosuolo e nutrendosi di alghe e piante acquatiche.”

Questo crostaceo, lungo circa 15-20 centimetri, è noto per la sua corazza rossa o bruno-rossastra. Specie generalista e opportunista, si nutre di una vasta gamma di risorse alimentari, tra cui plankton, invertebrati, piccoli pesci e anfibi. Il gambero rosso della Louisiana è aggressivo e altamente competente nello sfruttamento delle risorse, il che ha portato alla sua rapida diffusione e al suo impatto negativo sugli ecosistemi locali. Inoltre, può diffondere malattie e parassiti ai gamberi autoctoni, mettendo a rischio la loro sopravvivenza.

Il gambero rosso della Louisiana provoca danni economici significativi a causa della sua intensa attività di scavo, che destabilizza gli argini e aumenta la torbidità delle acque. Inoltre, danneggia le aree agricole, in particolare le risaie, attraverso l’escavazione degli argini e il consumo di germogli. Ha impatti negativi anche sulle attività di acquacoltura di specie ornamentali. Questo crostaceo comporta inoltre rischi per la salute umana poiché accumula metalli pesanti e tossine algali e può trasmettere malattie infettive come la tularemia, una malattia simile al tifo che porta sintomi quali ulcere, febbre alta, stanchezza estrema, cefalea, dolori muscolari e perdita di peso.

Come difendersi

Il crescente numero di specie aliene invasive rappresenta una minaccia significativa per la biodiversità e gli ecosistemi naturali. Poiché l’eradicazione di queste specie è spesso impossibile, è fondamentale adottare strategie di gestione per mitigare i danni causati da queste invasioni. Queste strategie possono includere il controllo numerico tramite catture e traslocazioni o il ripristino dei predatori naturali.

Tuttavia, la prevenzione rimane la strategia più efficace per affrontare il problema delle specie aliene invasive. Educare le persone a evitare l’introduzione di nuove specie nocive e dannose per l’ambiente è cruciale. La conservazione della biodiversità richiede azioni responsabili e una maggiore consapevolezza sulla gestione delle specie aliene.

Negli anni duemila, il numero di specie aliene in Italia è cresciuto del 96%, raggiungendo circa 3mila specie diffuse in tutto il Paese. Di queste, quasi il 15% sono invasive. Alcune di queste specie sono arrivate sulle coste italiane trasportate dall’acqua di zavorra delle navi mercantili, mentre altre sono comparse a causa dell’innalzamento delle temperature. Tra le specie che destano maggiore preoccupazione tra gli esperti ci sono il pesce scorpione, il pesce coniglio e il pesce palla maculato.