Ponte crollato in Calabria: sprechi e lavori mai finiti, quanto è costato

Il viadotto Ortiano 2 era stato aperto al traffico solo nel 2016, in costruzione da oltre trent’anni e mai completato. Infuriano le polemiche

Foto di Giorgio Pirani

Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari ha aperto un fascicolo di inchiesta per risalire alle eventuali responsabilità sul crollo che il 3 maggio 2023 ha coinvolto una parte del viadotto “Ortiano 2” della strada statale 177 Sila-Mare nel tratto che collega il comune di Longobucco alla costa jonica.

Secondo quanto emerso, l’inclinazione di un pilone avrebbe provocato il cedimento della campata. Solo grazie alla chiusura della strada – decisa appena un’ora prima del crollo – si sono evitate vittime. Tuttavia, le immagini hanno suscitato un certo scalpore, non tanto per l’importanza dell’arteria che collega l’entroterra calabro con il mar Jonio, quanto per la storia dell’opera.

Ponte crollato, si sapeva che era pericolante?

La pioggia, forte ma non eccezionale, ha ingrossato il torrente Trionto sul cui letto poggia la struttura terminata nel 2014 e inaugurata solo nel 2016, con il governatore di centrodestra Giuseppe Scopelliti e del suo vice Pino Gentile, all’epoca assessore ai Lavori pubblici, su un progetto che risale addirittura agli anni ’70 per sopperire all’isolamento degli abitanti dell’entroterra silano. Spetterà alla magistratura inquirente capire come sia stato possibile che la semplice piena del fiume possa aver inficiato la stabilità della struttura.

Ma secondo il capogruppo del M5S nel Consiglio regionale della Calabria, Davide Tavernise, i primi segni di cedimento con piccoli crolli sarebbero già avvenuti a novembre 2022. Lo stesso Tavernise aveva avanzato in consiglio regionale appena lo scorso 27 marzo una interrogazione in cui si segnalava lo stato di degrado della statale 117 e come dal 2018 si registrassero continui ritardi nella consegna di un ulteriore lotto della Sila-Mare e come è ancora da ultimare l’ultimo tratto (il quinto lotto) di una strada che è già costata 80 milioni di euro.

Tavernise aveva chiesto se la Regione Calabria fosse a conoscenza delle criticità emerse e quali iniziative intendesse assumere “per dare impulso al completamento dell’intera opera, accelerando la consegna dei lavori relativi al quarto lotto secondo stralcio e avviando una tempestiva interlocuzione con Anas per conoscere l’esatto cronoprogramma degli interventi relativi al quinto lotto”.

“A novembre ci sono state le prime avvisaglie e l’Anas fino ad oggi non ha fatto niente” ha attacato ancora Tavernise. “Il giorno dopo è facile venire a fare le passerelle. Le cose bisogna anche prevenirle. Il viadotto è crollato perché non sono stati fatti i mini-plinti sotto il pilone principale, in modo tale da rendere più ferma la struttura. Invece che hanno fatto? Hanno fatto il pilone, ma hanno messo una base di cemento sul letto del fiume ed è finita lì. Ieri ha piovuto tanto, il corso dell’acqua sbatteva di continuo su questa base e il pilone si è spostato rispetto all’altro, quindi il viadotto è venuto giù. La manutenzione dell’Anas non c’è stata assolutamente”.

Quanto è costato il progetto ancora incompiuto

Solo per il tratto Mirto-Crosia-Longobucco era stato previsto un finanziamento di 22,4 milioni di euro, parte dei 923 milioni del “Piano per la Calabria” del 2011. Di questi, inoltre, 5 milioni e 400 mila euro dovevano servire per il completamento dei lavori per il collegamento IV lotto I stralcio e 17 milioni di euro per il collegamento IV lotto II stralcio.

I lavori per il viadotto della Sila-Mare sono iniziati nel 1990 e ad oggi non sono ancora stati ultimati. Malgrado i 33 anni trascorsi e una spesa di decine di milioni di euro, solo 11 dei 25 chilometri totali sono percorribili. Secondo l’Eco dello Jonio, a cedere sarebbe stata una delle tratte costruite più di recente e aperta al traffico poco meno di 10 anni fa.

Il tratto chiuso un’ora prima da Anas, ma montano le polemiche

Il viadotto Ortiano 2 era stato costruito soltanto 9 anni fa per attraversare un fiume, ieri ingrossato per via del maltempo, ed era stato chiuso al traffico proprio per i timori di un crollo. Anas aveva infatti registrato uno smottamento a poche centinaia di metri dal ponte, che ha i piloni che poggiano direttamente nell’alveo del torrente. Stando alle prime ricostruzioni, a provocare il cedimento della struttura sarebbero state le piogge incessanti e la conseguente piena del fiume Trionto.

Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, appena avuta notizia del crollo del viadotto, ha condiviso un video su Facebook dove si complimentava con Anas per la decisione della chiusura del tratto di strada, impedendo così il passaggio di mezzi di cantiere ed automobili.

Il presidente della Calabria si è recato sul luogo, rimanendo coinvolto con lo stesso Tavernise sulle responsabilità del crollo. Secondo il consigliere 5 Stelle, infatti, già a novembre ci sarebbero state le prime avvisaglie e l’Anas non avrebbe svolto i regolari controlli, con Occhiuto che avrebbe difeso la scelta affermando che è solo grazie ad Anas se non ci sono stati morti e feriti durante il crollo.

L’ingegnere che ha disposto la chiusura: “Evitato il peggio”

Francesco Caporaso, l’ingegnere che con il suo provvedimento ha chiuso la strada Sila-Mare, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha affermato che si tratta di “un’opera giovane”, aperta al traffico nel 2016 e realizzata dagli enti locali. “Dal 2019 è sotto la nostra gestione. Come per tutti i nostri ponti e viadotti è stata sottoposta a costanti verifiche per monitorare lo stato di salute. Ma il vero problema, in questo caso, non era l’infrastruttura in sé, ma il rischio idrogeologico legato alla posizione dei piloni nell’alveo del fiume. Con l’allerta meteo alziamo i livelli di guardia presidiando le aree più colpite dal maltempo”.

Questo avrebbe consentito di disporre di valutazioni immediate sullo stato dell’intera infrastruttura e di disporre l’immediata chiusura del tratto di strada a monte e a valle del viadotto, “con largo anticipo sul cedimento”, evitando una strage. “È stato tremendo. In quel momento ho capito di aver fatto un atto dovuto, ma anche opportuno. Sono stato consapevole che il pronto intervento di chiusura ha evitato il peggio”.