Cina, le proteste dei poveri nel Paese che ha eliminato la povertà

Migliaia di giovani della Generazione Z si sono dati appuntamento sul social network Weibo per esibire i loro magri risparmi.

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Era il 25 febbraio del 2021 quando il presidente cinese Xi Jinping fece un annuncio epocale che riguardava “la vittoria totale” nell’eliminazione della povertà estrema. Nella Grande sala del popolo, Xi rimarcò il ruolo fondamentale del Partito comunista cinese nel “migliorare il benessere delle persone” avendo avuto la lotta alla povertà come “la sua missione originaria”.

Economia cinese in ripresa nel 2023

La Cina ha investito l’equivalente di 230 miliardi di euro per affrancare dalla povertà estrema la fascia più debole della popolazione, corrispondente a 98,99 milioni di persone. Naturalmente in un paese di 1,4 miliardi di abitanti larghe sacche di povertà continuano a persistere e non risparmiano le generazioni più giovani che vivono nelle grandi città.

Nel primo trimestre del 2023 il Pil cinese ha registrato un rialzo del 4,5%, dopo mesi di freno a mano dovuti alle restrizioni relative alla pandemia. Il dragone cinese punta in realtà a una crescita del 5%. Ma se l’economia nel complesso ha  il vento in poppa, la ricchezza non è equamente distribuita. Come riporta Business Insider più di 300 milioni di cinesi si sono collegati a Weibo, l’equivalente cinese di Twitter, per visualizzare un post intitolato “I miei veri risparmi a 26 anni”. In quel post, come in una sfida social, migliaia di 26enni cinesi hanno postato gli screenshot dei propri conti bancari affermando di essere al verde. In poche ore quel contenuto ha totalizzato oltre 12.000 commenti.

Giovani cinesi al verde

Un utente dalla provincia sud-occidentale del Sichuan ha confessato di aver risparmiato l’equivalente di 0,13 euro. Un altro utente di Anhui, nella Cina orientale, ha dichiarato di avere l’equivalente di 19,97 dollari sul proprio conto bancario, l’equivalente di ciò che aveva percepito come stipendio per la giornata di lavoro appena conclusa. “Anche io quest’anno compio 26 anni. Risparmi? Quali risparmi?”, ha scritto un giovane di Jiangsu mostrando il suo estratto conto da 62 euro. “I miei risparmi a 26 anni. Che barzelletta”, ha scritto un utente del Guangdong mostrando di possedere l’equivalente di 1,75 euro.

Disoccupazione in Cina fra i giovani

Per molti cinesi della Generazione Z, ovvero i giovani nati fra il 1997 e il 2012, il mito dello “zhuan” sembra allontanarsi. Il termine è stato coniato nel 2012 e si riferisce a quello che potremmo definire come il sogno del cinese medio, ovvero possedere casa, automobile ed essere sposato. Ma al sogno si contrappone la realtà: un quinto dei giovani cinesi nella fascia di età compresa tra 16 e 24 anni risulta disoccupato ad aprile 2023. Nel frattempo però le aspirazioni galoppano, tanto che i consumi dei giovani in beni di lusso e cosmetici superano quelli dei millennial. Oggi il giovane cinese appartenente alla Gen Z guadagna una media di 550 dollari al mese, secondo Statista.

A complicare la situazione del Paese c’è il fatto che, secondo il censimento del 2010, in Cina circa cinquecento milioni di persone tra i 18 e i 65 anni (il 74 per cento della forza lavoro) non erano diplomate. Questo ha generato un’economia a due velocità con lavoratori non qualificati utilizzati come manodopera a basso costo e lavoratori professionalizzati che hanno visto i loro salari crescere velocemente. Ma ora il modello di sviluppo cinese sta cambiando e Pechino ha capito l’importanza di spingere le masse verso l’istruzione.