Caso Visibilia, Santanchè a processo: la ministra è accusata di falso in bilancio

Santanchè, decisione oggi sul rinvio a giudizio per falso in bilancio Visibilia. Indagini su bilanci sospetti e bancarotta ampliano il caso giudiziario

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 17 Gennaio 2025 09:42Aggiornato: 17 Gennaio 2025 13:14

Giorno decisivo per Daniela Santanchè e le altre 19 persone coinvolte in un’indagine giudiziaria a Milano. La giudice Anna Magelli ha deliberato sul caso di falso in bilancio legato al gruppo editoriale Visibilia: la ministra del Turismo andrà a processo.

Nel caso sono coinvolte tre società, oltre alla senatrice – che ha lasciato ogni carica aziendale nel 2022 – e altri 16 imputati. Il processo inizierà il 20 marzo davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano.

Santanchè a processo insieme agli altri imputati

A processo finiranno 16 persone, compresi alcune persone molto vicine a Santanchè: il compagno Dimitri Kunz, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero, l’ex Canio Giovanni Mazzaro. Gli imputati sono però 17 in tutto, considerando anche Visibilia Srl.

La gup ha accettato il patteggiamento per Federico Celoria, ex consigliere del Cda. Anche le altre due società indagate, Visibilia Editore e Visibilia Editrice, hanno preferito chiudere con sanzioni amministrative.

La giudice ha inoltre dichiarato prescritte le imputazioni per gli anni dal 2016 al 2018, dichiarando in questi casi il non doversi procedere, anche per la ministra.

Le richieste dei pubblici ministeri sul caso Visibilia

Marina Gravina e Luigi Luzi, i pubblici ministeri impegnati nel caso, avevano richiesto il processo per tutti gli imputati, tra cui Daniela Santanchè.

La denuncia di piccoli azionisti, rappresentati dall’avvocato Antonio Piantadosi, aveva avviato il procedimento, facendo emergere presunte irregolarità nella gestione societaria di Visibilia Editore e Visibilia Editrice, entrambe finite in amministrazione giudiziaria.

Giuseppe Zeno, uno dei promotori della denuncia, ha contribuito a portare alla luce accuse che potrebbero ribaltare la narrazione difensiva della ministra.

I bilanci contestati e l’ipotesi di manipolazione

Sette anni di bilanci sospetti, un castello di cifre che, secondo l’accusa, avrebbe nascosto perdite milionarie e mantenuto in vita società in difficoltà. Dal 2016 al 2022, la Guardia di Finanza di Milano ha documentato l’iscrizione di avviamenti societari per valori tra 3,2 e 3,8 milioni di euro, senza svalutazioni adeguate già richieste dai revisori.

Secondo i magistrati queste operazioni avrebbero ingannato investitori e consentito alla struttura Visibilia di rimanere in piedi, contro ogni logica contabile.

La difesa di Santanchè, però, non ha mai indietreggiato. I legali della ministra insistono sull’assoluta trasparenza nei confronti dei soci, affermando che nessun maquillage contabile sia mai stato effettuato.

Nuove accuse e procedimenti aperti

Come un castello di carta che continua a cadere, le indagini su Santanchè non si fermano. Il 29 gennaio sarà la volta della Cassazione, chiamata a decidere se la vicenda sulla cassa integrazione durante la pandemia debba essere trattata a Roma o a Milano.

E non finisce qui. L’inchiesta per la bancarotta di Ki Group e Bioera, due società del settore bioalimentare, aggiunge ulteriori capitoli a un dossier giudiziario che si allarga come una macchia d’olio.

Le accuse colpiscono anche il collegio sindacale di Visibilia, ritenuto colpevole di aver ignorato segnali di crisi evidenti già dal 2016. “Tutti sapevano e tutti hanno taciuto”, scrivono i pm in una memoria che non risparmia nessuno, nemmeno la senatrice di Fratelli d’Italia, descritta come consapevole delle irregolarità senza aver mai alzato un dito.