Autostrade, aumenti sul pedaggio dal 1° gennaio: quanto costerà in più

Dal 1° gennaio scatta l’adeguamento all’inflazione deciso dalla Consulta: effetti su automobilisti e autotrasporto

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non è riuscito a bloccare l’aumento delle tariffe dei pedaggi autostradali. Dal 1° gennaio 2026 scatterà così un rincaro dell’1,5%. Il ministro Matteo Salvini attribuisce la responsabilità alla Corte Costituzionale, parlando di una sentenza che avrebbe “vanificato lo sforzo del ministero”.

L’aumento è legato all’inflazione programmata per il 2026 ed è stato ritenuto legittimo dalla Consulta. Oltre alle critiche del ministro, anche le opposizioni attaccano, ma puntano il dito proprio contro il titolare dei Trasporti. Dal primo gennaio, dunque, i pedaggi autostradali aumenteranno, con effetti che si rifletteranno sui costi di viaggio dei cittadini e sull’autotrasporto. Il rincaro si aggiunge inoltre all’aumento delle accise sul diesel, già entrato in vigore.

Aumento dell’1,5% per i pedaggi: la decisione della Corte

Secondo quanto riportato in una nota del Mit, la sentenza della Corte Costituzionale ha reso impossibile congelare le tariffe in attesa della definizione dei nuovi Piani economico-finanziari delle concessionarie. L’Autorità di regolazione dei trasporti ha quindi determinato che l’adeguamento tariffario all’inflazione per il 2026 sarà pari al +1,5%.

Dal 1° gennaio 2026 l’aumento interesserà tutte le società concessionarie autostradali per le quali è in corso la procedura di aggiornamento dei Pef. Il ministero ha precisato che, alla luce delle decisioni della Consulta e dell’ART, non è più possibile intervenire per evitare l’adeguamento.

La sentenza della Corte, risalente allo scorso ottobre, ha dichiarato costituzionalmente illegittime le norme che avevano rinviato l’adeguamento dei pedaggi tra il 2020 e il 2023, ritenendo tali blocchi in contrasto con gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione.

In particolare, la Consulta ha accolto il ricorso del Consiglio di Stato, che aveva evidenziato una lesione della libertà d’impresa e dell’utilità sociale.

Dove aumentano i pedaggi

Dal 1° gennaio 2026 l’aumento dell’1,5% interesserà una parte molto ampia della rete autostradale italiana. Si tratta della percentuale standard di adeguamento prevista per il 2026 e riguarda numerose concessioni.

Rientrano in questa fascia di aumento le tratte gestite da:

  • Autostrade per l’Italia
  • Brescia-Padova
  • Autovia Padana
  • Salt – Tronco Autocisa
  • Consorzio Autostrade Siciliane
  • Milano Serravalle
  • Tangenziale di Napoli
  • Rav
  • Sat
  • Satap A4
  • Sav
  • Sitaf
  • Fiori – Tronco A6
  • Cav
  • Asti-Cuneo

Alla stessa percentuale di incremento si aggiungono anche le infrastrutture gestite da CAL S.p.A., ovvero:

  • Pedemontana Lombarda;
  • TE;
  • Brebemi.

Tra gli aumenti leggermente inferiori alla soglia dell’1,5% si segnala l’autostrada del Brennero, per la quale l’adeguamento è pari all’1,46%.

Non registrano invece alcun aumento dei pedaggi:

  • Autostrada Alto Adriatico;
  • Strada dei Parchi.

La posizione dell’opposizione

Dura la reazione del Movimento 5 Stelle. Il deputato Agostino Santillo parla di “un altro ceffone ai cittadini”, sottolineando come l’aumento dei pedaggi si sommi a quello delle accise sul diesel, con conseguenze dirette sull’autotrasporto.

Secondo Santillo, il ministro Salvini starebbe tentando di scaricare le responsabilità sulla Corte Costituzionale, mentre le decisioni del governo continuerebbero a pesare su cittadini e imprese. Nella critica rientrano anche altri dossier legati alle infrastrutture e ai trasporti, dai ritardi ferroviari ai grandi progetti annunciati.

Dal 1° gennaio 2026, dunque, chi viaggia in autostrada dovrà fare i conti con un aumento dei costi, in un contesto già segnato da rincari sul fronte dei carburanti e del trasporto su gomma.