Hackerato il profilo Twitter del ministero della Transizione ecologica

La pagina istituzionale del dicastero è stata violata da un attacco informatico: per diverse ore è apparso un tentativo di truffa tra i post di Cingolani

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Redazione

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Il problema pare essere stato risolto nel giro di poche ore grazie all’intervento tempestivo dei tecnici informatici, una categoria professionale che nel mondo d’oggi ha assunto la stessa importanza che possono avere i volontari del 118 e i Vigili del fuoco. Infatti, senza che loro si adoperassero per sbrogliare la matassa in tempi brevi, l’account Twitter ufficiale del ministero della Transizione ecologica avrebbe continuato a mostrare non più la classica scritta MITE ma quella riportante il nome di Vitali Buterin.

La vicenda avvenuta nella mattinata di oggi ha visto come protagonista la pagina istituzionale del dicastero presieduto da Roberto Cingolani. A cavallo dell’ora di pranzo, un post pubblicato da Angelo Bonelli, leader del partito Europa Verde, ha fatto scattare l’allarme: “Ma il ministro Cingolani lo sa che il profilo Twitter del suo ministero è stato conquistato dal programmatore russo #Vitalik. Che si fa? Facciamo fare la politica della transizione Ecologica ai russi?”.

Attacco hacker alla Transizione ecologica, cosa sta succedendo al ministero di Roberto Cingolani

In effetti, consultando il profilo, ci si accorgeva fin da subito di come fosse stato violato da un classico attacco hacker. La reazione immediata degli addetti ai lavori è stata proprio quella di rivolgersi ai programmatori informatici, i quali si sono subito attrezzati per respingere la violazione criminale e ristabilire la normalità delle cose, anche se per diversi minuti è regnato il panico tra gli addetti ai lavori. Poi, nel corso della giornata, sono emersi ulteriori dettagli su questa operazione illecita compiuta ai danni del Mite.

Il nome e la foto profilo utilizzate per sostituire quelli istituzionali appartengono per l’appunto a Vitali Buterin, tra i più conosciuti e apprezzati esperti informatici della Russia e fondatore della piattaforma Ethereum, che in questi anni si è mostrata al mondo intero come uno dei maggiori fornitori di criptovalute su scala globale. Tanto che in molti la considerano la vera regina di questo mondo ancora sconosciuto ai più, alle spalle solamente del Bitcoin.

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Stando a quanto emerso già nelle prime ore del pomeriggio, non sarebbe lui in realtà l’autore dell’attacco hacker. I suoi dati infatti sarebbero stati utilizzati in maniera pretestuosa, ma dietro la violazione informatica ci sarebbe un vero e proprio tentativo di truffa perpetrato da un gruppo di esperti a cui però, al momento, non si è riusciti a risalire. Esiste la possibilità che la manovra illecita sia comunque andata a buon fine: questo perché i criminali hanno avuto il tempo di pubblicare un link che rimandava ad un sito potenzialmente dannoso per gli utenti che vi accedevano.

“Il problema è che un account ministeriale come quello del Mite, ritenuto autorevole e seguito da oltre 120 mila profili, non può non essere dotato di un sistema di protezione informatica all’altezza della sua posizione”. Questa la denuncia di molti esperti del settore, che oltre a contestare i metodi di salvaguardia delle nostre istituzioni temono inoltre che migliaia di persone possano aver cliccato sul link pubblicato dagli hacker, finendo vittime della truffa.

L’episodio arriva a pochi giorni di distanza da un altro fatto molto simile, quello avvenuto ai danni di Eni: solo ad inizio mese infatti anche la più grande azienda italiana nel settore dell’energia è finita nel mirino degli hacker, così come avvenuto lo scorso luglio pure per l’Agenzia delle entrate.