Annie Ernaux è una delle voci più rilevanti della letteratura mondiale. L’impatto avuto dalla scrittrice francese nel mondo della scrittura è evidente e conclamato su più fronti. Quasi automatico, ma mai scontato, il premio Nobel per la letteratura ricevuto nel 2022, che non fa che confermare e consacrare il suo genio.
Viene definita dalla critica la capostipite di quel genere intrigante che è l’autofiction. Un sistema narrativo che mira a proporre il proprio io e l’insieme delle esperienze accumulate in vita per fronteggiare questioni universali. Dalla famiglia agli affetti in genere, fino alla violenza, in ogni sua forma privata. Il tutto attraverso un’onesta devastante e disarmante.
La profondità dei suoi scritti colpisce qualsiasi tipologia di lettore, più o meno sensibile, più o meno vicino ai temi trattati, dritto nell’area più intima e privata di sé. L’Accademia svedese l’ha dunque premiata “per il coraggio e l’acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti e i vincoli collettivi della memoria personale”. Onesta in ogni sua riga, ponendo in comunione ricordo e scrittura, costringendo il lettore a non dimenticare mai come l’io dei libri corrisponda a se stessa.
Gli anni
Libro pubblicato nel 2008, dal grande impatto perché si traduce in un flusso di ricordi che l’autrice ha deciso di condividere. Ha ripercorso in queste pagine la sua vita a partire dagli anni ’40, fino al giorno d’oggi. Sfrutta sé per raccontare il Novecento e la storia di un’intera generazione.
Uomini e donne passati attraverso il boom economico durante la propria crescita, per poi ritrovarsi catapultati nell’epoca del puro consumismo, fino a ritrovarsi confusi e sopraffatti dal digitale. E una domanda che regna su tutto ciò. Un eterno interrogativo in merito al futuro, remoto, e a qualcosa di sé che potrebbe o meno restare dopo tutto ciò.
L’evento
Pubblicato nel 2010, racconta della dura lotta di una giovane donna per riuscire ad abortire. Il mondo non le riconosce ciò come un diritto e così Annie Ernaux pone sotto i riflettori una profonda ferita societaria, che appartiene a tutte.
In forma letteraria l’autrice esprime la propria richiesta per una società più equa e giusta, per ogni donna alla quale è fatto divieto di disporre liberamente del proprio corpo. Impossibile per lei fare un passo indietro in merito a questo tema spinoso, ancora oggi dibattuto purtroppo: “Se non andassi fino in fondo, contribuirei ad oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo”.
La donna gelata
Siamo l’educazione che riceviamo, almeno fino a quando non decidiamo che oltre il muro imposto dai nostri genitori potrebbero esserci sprazzi di felicità. Una forma di essa magari non compresa da chi ci ha cresciuti, ma giusta per noi.
La donna gelata racconta dell’educazione, tanto sentimentale quanto sessuale, di una donna degli anni Quaranta, cresciuta nella provincia francese. Dalle prime scoperte dell’adolescenza ai divieti, dagli anni della totale indipendenza ai bivi che la vita ci pone. Questi sono però differenti tra uomo e donna e l’autrice si ritrova a fronteggiarsi ben presto con la disparità di una donna, offrendo un’immagina priva di filtri della moderna vita di coppia.