Dopo la tragedia del 3 luglio che ha provocato la morte di 11 persone e sconvolto l’Italia e il mondo, il complesso della Marmolada torna a far parlare di sé con un nuovo allarme. Una segnalazione da parte del gestore del rifugio “Ghiacciaio”, a 2.600 metri di quota, ha comportato un nuovo sopralluogo aereo sopra il ghiacciaio.
Un altro crollo: crepaccio di 200 metri
Chi ha dato l’allarme ha parlato di un forte boato sulla parte destra del massiccio e dell’apertura di un grande crepaccio. Dalle rilevazioni aeree sono emerse le preoccupanti dimensioni di quest’ultimo: largo circa 200 metri per uno spessore tra i 25 e i 35 metri. La zona è stata interdetta agli escursionisti dal 3 luglio scorso, mentre le attività di osservazione e monitoraggio da parte dei tecnici della Provincia Autonoma di Trento proseguono senza sosta tramite laser e interferometro.
Sono scesi in campo anche i tecnici della Protezione Civile, i quali hanno effettuato ulteriori verifiche attraverso l’impiego dei droni. In particolare è stata notata una grande quantità di acqua che entra nel crepaccio. Nel giro di 24 ore il crepaccio “sembra aumentato di dimensioni”, ha spiegato Mauro Gaddo, direttore dell’Ufficio previsioni e pianificazione del Servizio prevenzione rischi e centrale unica di emergenza della Provincia di Trento. Ha poi aggiunto che non si tratta tecnicamente di una nuova frattura, che invece “c’è sempre stata”.
La tragedia e gli sviluppi
Domenica i carabinieri hanno terminato le operazioni di ricomposizione delle salme delle vittime della tragedia ed è arrivato il nulla osta da parte della Procura di Trento per i funerali. I corpi sono stati restituiti alla famiglia, che potranno dunque procedere a una degna sepoltura. Le vittime sono Filippo Bari, Tommaso Carollo, Paolo Dani, Davide Miotti, Erica Campagnaro, Manuela Piran, Gianmarco Gallina e il 22enne Nicolò Zavatta. Sono invece due i turisti stranieri morti sulla Regina delle Dolomiti: si tratta dei cechi Martin Ouda e Pavel Dana.
Il Trentino è poi sprofondato nel lutto anche per la morte di Liliana Bertoldi, la quarta vittima della tragedia sulla Marmolada ufficialmente riconosciuta. La 54enne di Levico Terme era molto conosciuta in Trentino per via del suo lavoro di ambulante.
La situazione disperata sulle Dolomiti
I dati che in questi giorni provengono dalle Dolomiti confermano la grande instabilità dei ghiacciai, diretta conseguenza delle temperature da record che si prospettano in preoccupante aumento, dovuto allo scioglimento dei ghiacci per via del riscaldamento globale e del cambiamento climatico.
Alle 16 di domenica a Punta Rocca, sopra quota tremila metri, si sono registrati ben 10 gradi, mentre in Val di Fassa si sono sfiorati addirittura i 30 gradi. In queste condizioni la resistenza delle masse di ghiaccio montano viene messa a durissima prova, facendo salire ulteriormente il livello di allarme.
Lo stesso Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle ore immediatamente successive alla tragedia ha sottolineato la gravità della situazione. “Il Governo deve riflettere su quanto accaduto e deve prendere dei provvedimenti, perché quanto è accaduto abbia una probabilità bassissima di succedere o possa addirittura essere evitato”.