Virus, allergie e influenze, gli effetti del cambiamento climatico sulla salute

A causa del cambiamento climatico aumentano i malesseri legati agli sbalzi termici, alle influenze fuori stagione e alla disidratazione causata dal caldo improvviso.

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Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

A leggere le cifre di una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute viene da riflettere su quanto e come le mutate condizioni climatiche che stiamo osservano pesino sulla nostra psiche e sul nostro benessere. Perché se circa quattro italiani su cinque dicono di aver sentito parlare della tematica, o comunque di essersi interrogato su questa, il 47% degli intervistati è convinto che, allo stato attuale, il cambiamento climatico abbia già delle gravi conseguenze sulla salute di tutti, non solo dei soggetti vulnerabili.

Ad essere più attente sul tema sono le donne (l’84,2% vs il 64,4% degli uomini). Ma soprattutto, sul fronte dell’età, si assiste ad una vera e propria discrepanza tra percezione dei fenomeni e timori. Se è vero infatti che la conoscenza del tema aumenta con gli anni, dimostrandosi relativamente più bassa tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni (68,6%) e molto alta tra gli over 65 (84%), è innegabile che quanto accade al clima tende a preoccupare molto soprattutto i giovanissimi, tanto che uno su due teme conseguenze per la salute legate alle bizzarrie climatiche. Gli adulti, invece, sono meno preoccupati: nei 45-54enni non si arriva al 40%.

Giovani più preoccupati

“I giovani – è il commento del Presidente emerito di SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), Claudio Cricelli – sentendosi coinvolti in prima persona nel mondo attuale e in quello futuro, risultano particolarmente attenti e preoccupati per gli effetti del cambiamento climatico, anche se questo non si declina in un timore per la loro salute personale. Al contrario, le persone anziane sentono l’impatto delle problematiche ambientali sulla loro salute già oggi, con sintomi evidenti. Queste due generazioni hanno, quindi, percezioni e preoccupazioni diverse: i giovani si proiettano nel futuro e vogliono agire oggi per prevenire problemi da anziani, mentre gli anziani desiderano soluzioni immediate per i problemi attuali”.

Al contrario, secondo l’esperto, le persone tra i 45 e i 65 anni vengono definite “confuse” in quanto al contempo responsabili e vittime delle conseguenze future delle loro decisioni e scelte attuali. “Stanno infatti iniziando a sperimentare i primi disturbi e problemi di salute ma, nonostante appartengano alla classe dei decision-makers, non sono sicuri di chi si occuperà delle loro esigenze nei prossimi 10-15 anni, quando potrebbero iniziare ad ammalarsi anche gravemente”.

Virus, allergie e altro, come il climate change incide sulla salute

Inquinamento, produzione ed esposizione prolungata ai pollini, innalzamento delle temperature, alluvioni e condizioni meteorologiche estreme sono tutti fattori che influenzano e stanno influenzando la salute umana. Lo sa bene l’84,2% degli italiani, che riconosce in questi le cause dei piccoli disturbi, in particolare:

  • stanchezza diffusa (comune al 46,9% del campione e soprattutto tra le donne (52,9% contro il 40,9% di uomini),
  • malesseri muscolo-scheletrici dovuti dagli sbalzi termici (33,2%),
  • sintomi influenzali fuori stagione (30%),
  • allergie prolungate (29,1%).

Se la popolazione più anziana è maggiormente affetta da disturbi muscolo-scheletrici dovuti agli sbalzi termini, i giovani sono invece più suscettibili a influenze e allergie fuori stagione. Non solo si tratta di sintomi molto comuni, ma anche in crescita negli ultimi anni: il 75% delle persone con stanchezza diffusa riporta un peggioramento rispetto al passato, mentre il 60% osserva un aumento dei malesseri legati agli sbalzi termici, alle influenze fuori stagione e alla disidratazione causata dal caldo improvviso.

“Sono molte le trasformazioni a cui si sta assistendo e che portano ad avere conseguenze sulla salute: la fioritura delle piante, ad esempio, o la stagionalità dei pollini, con conseguenze sul calendario delle allergie, o, ancora, su quella delle epidemie – ricorda l’esperto. A volte, i picchi si verificano in periodi anticipati, come accaduto quest’anno con l’influenza, a dicembre anziché gennaio/febbraio. Negli ultimi mesi e anni abbiamo osservato picchi di malattie respiratorie acute, particolarmente evidenti in aprile, come avvenuto quest’anno, e con sintomi che persistono per un periodo più prolungato (2-3 settimane). Tutto ciò ci fa riflettere sull’esistenza di una correlazione tra il clima e l’andamento delle epidemie, un tema su cui la ricerca scientifica sta già cominciando a fornire alcune risposte ma su cui è necessario approfondire”.

I rischi per le vie respiratorie

Sebbene i cambiamenti climatici siano fenomeni globali, il loro impatto varia in base alle diverse situazioni geografiche, si stanno verificando diverse situazioni “nuove”. Qualche esempio? La fioritura delle piante, ad esempio, o la stagionalità dei pollini, con conseguenze sul calendario delle allergie, o, ancora, su quella delle epidemie. A volte, i picchi si verificano in periodi anticipati, come accaduto quest’anno con l’influenza, a dicembre anziché gennaio/febbraio.

“In parallelo, sta emergendo un altro fenomeno: negli ultimi mesi e anni abbiamo osservato picchi di malattie respiratorie acute, particolarmente evidenti in aprile, come avvenuto quest’anno, e con sintomi che persistono per un periodo più prolungato (2-3 settimane) – fa notare Cricelli. È importante comprendere la relazione tra questo cambiamento nella manifestazione delle malattie infettive e il mutamento climatico. Sospettiamo che vi sia una correlazione e che le stagioni stiano subendo variazioni, influenzando anche l’evoluzione dei virus”.

Come se non bastasse, l’inquinamento preoccupa. E non parliamo solo di quello atmosferico.
“Nelle aree metropolitane, come Milano ad esempio, abbiamo numerosi studi che analizzano l’inquinamento legato al traffico automobilistico, partendo dalle periferie fino al centro – ricorda l’esperto. È stato dimostrato che, all’aumentare delle concentrazioni di inquinanti nelle aree urbane e nelle vicinanze di altri impianti industriali, cresce il rischio di malattie correlate all’inquinamento. Molti comuni, di conseguenza, hanno adottato misure per ridurre le emissioni inquinanti, basandosi su dati consolidati. Non sono da sottovalutare anche l’inquinamento acustico e luminoso, i quali stanno emergendo come una problematica sempre più rilevante; i rumori cittadini, che pervadono le strade sia di giorno che di notte, sono in realtà una pratica sociale con impatti diretti sul benessere individuale”.

Capitolo riposo. “Nelle varie aree dei centri storici, il sonno notturno è disturbato a causa di fenomeni sociali come la presenza di individui per strada e l’attività dei locali notturni – fa sapere Cricelli. Questi fattori causano inevitabilmente disagio e influenzano negativamente l’equilibrio psicologico di molte persone. Anche L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha segnalato un aumento dei disturbi psicologici, che vanno da lievi a gravi, a causa dello stress costante causato dall’esposizione ai rumori urbani”.

Cosa fare e chi rischia di più

L’innalzamento delle temperature è ormai un fenomeno incontestabile. Ed occorre prenderne consapevolezza e prepararsi ad affrontare stagioni più lunghe di caldo in modo adeguato, tenendo conto delle diverse esigenze legate all’età e al proprio quadro clinico di partenza.
“Le persone più vulnerabili dovrebbero cercare ambienti freschi e ombreggiati, evitando di esporsi al sole durante le ore più calde e prestando particolare attenzione all’alimentazione e all’idratazione – è il consiglio di Cricelli. Inoltre, soprattutto d’estate, è necessario prestare attenzione ai farmaci che assumiamo, soprattutto quelli per problemi cardiovascolari, diuretici o per il sistema nervoso centrale, poiché possono influenzare la nostra risposta al caldo e al freddo. È importante consultare il medico per ottenere indicazioni specifiche su come gestire i farmaci in relazione alle variazioni climatiche. Inoltre, è consigliabile monitorare attentamente l’assunzione di acqua, poiché con il caldo e la conseguente sudorazione si perde una maggiore quantità di liquidi che deve essere reintegrata”.

Sia chiaro. Gli esseri viventi sono naturalmente predisposti ad adattarsi ai cambiamenti circostanti, ma è importante comprendere che ogni stimolo esterno suscita una reazione in noi, e che esistono limiti alla nostra capacità di adattamento. Sebbene sia possibile vivere in ambienti estremi, come gli ambienti artici o equatoriali, vi è un punto oltre il quale perdiamo il controllo. A rischiare di più possono essere soprattutto i soggetti che non hanno sistemi di regolazione perfettamente efficienti.

“In passato, i 65enni venivano considerati anziani, ma oggi questa percezione è cambiata. Quando valutiamo l’impatto sulla salute delle persone, i 65enni non vengono più automaticamente etichettati come anziani – commenta Cricelli. Gli individui di 70-75 anni di oggi presentano problemi di salute che erano tipici dei 65enni di qualche anno fa. Questo fenomeno, quindi, non riguarda solo le modifiche climatiche e ambientali, ma anche i cambiamenti che avvengono in noi stessi. Tuttavia, i giovani non sono esenti dalle conseguenze del cambiamento climatico sulla salute. Oggi, molti di loro si pongono domande sul futuro del clima, ma è difficile formulare previsioni, il cui grado di accuratezza dipende da ciò che faremo per migliorare il mondo nei prossimi 40 anni. I giovani, sentendosi coinvolti in prima persona nel mondo attuale e in quello futuro, risultano particolarmente attenti e preoccupati per gli effetti del cambiamento climatico, ma questo non si declina poi in una preoccupazione anche per la propria salute. In ogni caso i più vulnerabili dovrebbero cercare ambienti freschi e ombreggiati, evitando di esporsi al sole durante le ore più calde e prestando particolare attenzione all’alimentazione e all’idratazione. Per tutti è fondamentale rimanere sempre idratati e prestare attenzione ai farmaci che si assumono, consultando il medico per ottenere indicazioni specifiche su come gestire i farmaci in relazione alle variazioni climatiche”.