L’economia circolare in Ue è in stallo, l’87% delle risorse arriva da materie prime vergini

Il consumo medio pro capite globale è di circa 12,5 tonnellate all'anno di risorse e le attuali politiche non sono sufficienti a ridurre l'uso di materie prime

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nonostante gli sforzi compiuti nell’ambito dell’economia circolare, oltre l’87% del consumo di risorse nell’Unione Europea dipende ancora da materie prime vergini. Con un consumo medio pro capite globale di risorse di circa 12,5 tonnellate all’anno, risulta evidente che le attuali politiche non siano sufficienti a ridurre l’uso di materie prime. La domanda di queste materie è infatti destinata a crescere di 2,5 volte entro il 2050 rispetto ai livelli del 2000.

In questo scenario, il ruolo dei Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore (Epr) diventa particolarmente importante. Questi sistemi non solo rappresentano uno strumento chiave per la prevenzione e gestione dei rifiuti, ma stanno anche emergendo come vettori cruciali per l’approvvigionamento e l’ottimizzazione delle risorse.

Questi sono i risultati principali dello studio “Erion Vision 2050: Passato, Presente e Futuro dei Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore“, commissionato da Erion alla società di consulenza dds+. Lo studio è stato presentato il 20 giugno 2024, durante l’evento “Forum sulla Responsabilità Estesa del Produttore. La nuova generazione europea dei Sistemi Collettivi”, tenutosi presso il Teatro della Pergola di Firenze.

Sistemi Epr, dalla gestione rifiuti alla sicurezza delle materie prime

“I Sistemi di Responsabilità Estesa del Produttore, nati per la gestione dei rifiuti e la promozione di prodotti eco-compatibili, ora devono affrontare una nuova sfida: garantire la sicurezza delle materie prime critiche per l’Europa e contribuire alla decarbonizzazione dell’economia.”

Così Danilo Bonato, Direttore Generale di Erion Compliance Organization, sottolinea l’importanza di un ripensamento strategico degli Epr.

In un contesto di crescenti richieste di materie prime e di una urgente transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, gli Epr assumono un ruolo chiave:

  • Promuovere l’economia circolare: incentivando il riciclo e il recupero di materiali, gli Epr possono ridurre la dipendenza dalle materie prime vergini e lo smaltimento dei rifiuti
  • Garantire l’approvvigionamento di materie prime critiche: l’Europa dipende in larga misura da importazioni di materie prime essenziali. Gli Epr possono contribuire a diversificare le fonti di approvvigionamento e a rafforzare la sicurezza strategica dell’Ue
  • Decarbonizzare l’industria: sostenendo la produzione di materiali a basso impatto ambientale, gli Epr possono contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e al raggiungimento degli obiettivi climatici.

Secondo Bonato, “la revisione del Regolamento Europeo sui Rifiuti offre l’opportunità di ridefinire il ruolo degli Epr, integrandoli pienamente nella strategia europea per le materie prime e nella lotta ai cambiamenti climatici”.

Gli Epr possono evolversi da semplici strumenti di gestione dei rifiuti a veri e propri catalizzatori della transizione verso un’economia circolare, resiliente e decarbonizzata. Per farlo, è necessario un impegno congiunto da parte di istituzioni, imprese e cittadini.

Materie prime critiche, la sfida per la neutralità climatica

Arrivare ad avere un mercato unico europeo per il riciclo delle materie prime critiche (Crm): questo è l’obiettivo chiave per centrare gli ambiziosi traguardi di neutralità climatica entro il 2050. Perché le Crm sono così importanti? La domanda di questi materiali, essenziali per la produzione di batterie, pannelli solari e altre tecnologie pulite, è in forte crescita: il litio ha visto la sua domanda nel settore clean-tech salire dal 30% al 56% tra il 2017 e il 2022, mentre il cobalto è passato dal 17% al 40%.

Le dimensioni del mercato delle Crm, stimato per un valore di 320 miliardi di dollari, sottolineano la loro importanza strategica. Per questo motivo, secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), gli investimenti nelle attività di esplorazione e nelle infrastrutture minerarie sono aumentati del 30% nel 2022. Entro il 2030 la domanda globale di Crm dovrebbe triplicarsi: Si stima che la richiesta di questi materiali necessari per la decarbonizzazione raggiungerà i 30 milioni di tonnellate entro il 2030, secondo quanto riportato dall’Iea nel Net Zero Emissions by 2050 Scenario.

Un’azione europea concertata è quindi fondamentale, per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di Crm, è necessario creare un mercato unico europeo per il loro recupero. Questo permetterà di:

  • Incrementare l’efficienza del riciclo: in questo modo si potrà ridurre la dipendenza dalle importazioni di Crm e si limiterà l’impatto ambientale dell’estrazione di nuove risorse.
  • Assicurare l’approvvigionamento ai siti produttivi: un mercato unico europeo garantirà un accesso stabile alle Crm per le industrie strategiche, come quella automobilistica e quella delle batterie.

La sfida è complessa, ma raggiungibile. Grazie a un impegno comune da parte di istituzioni, imprese e cittadini, l’Europa può posizionarsi come leader nella gestione sostenibile delle materie prime critiche, contribuendo in modo significativo alla lotta ai cambiamenti climatici e alla costruzione di un futuro più verde.

Promuovere l’ecodesign e l’utilizzo di materiali riciclati

“Incoraggiare le aziende a fare leva sull’ecodesign e utilizzare materiali riciclati nei loro nuovi prodotti è essenziale per supportare la chiusura dei cicli e ridurre la dipendenza da nuove risorse naturali,” afferma Bonato. “La promozione di modelli di business innovativi, come il product as a service, può orientare positivamente il comportamento del consumatore e spostare l’attenzione economica dalla proprietà all’utilizzo, promuovendo la sostenibilità in un mercato in forte evoluzione.”

I Sistemi Collettivi dovranno inoltre svolgere necessariamente il ruolo di garanti del rispetto degli obblighi di legge per consentire il corretto conferimento dei rifiuti da parte dei consumatori e il recupero di Materie Prime Seconde. Per raggiungere questi obiettivi, sarà fondamentale un aumento capillare delle reti di raccolta, garantendo un recupero ottimale dei rifiuti e supportando gli enti locali nel raggiungimento dei tassi di raccolta fissati dall’Unione Europea.

Considerando che il nuovo Regolamento Europeo sulle Materie Prime Critiche richiede che, entro il 2030, il 25% del consumo annuo provenga dal riciclo per rendere l’Europa meno dipendente dai Paesi Terzi, sarà ancora più importante migliorare l’efficienza e la circolarità delle risorse. Attualmente, purtroppo, i modelli di business innovativi dell’economia circolare in Europa registrano una penetrazione media tra il 5% e il 10%. I materiali riciclati rappresentano solo l’8,6% dei materiali in ingresso e la quota di rigenerazione di prodotti rispetto alla nuova produzione è ferma all’1,9%.

L’impatto ambientale dei prodotti: dalla progettazione alla gestione dei rifiuti

Il Parlamento Europeo ha recentemente introdotto il concetto di eco-modulazione all’interno del nuovo Regolamento sull’eco-design per i prodotti sostenibili (ESPR). Questo rappresenta un passo importante verso la promozione di prodotti più durevoli, riparabili, efficienti dal punto di vista energetico e riciclabili.

L’eco-modulazione si basa sull’idea di modulare i costi di gestione dei rifiuti a carico dei produttori in base alle caratteristiche ecologiche dei loro prodotti. In altre parole, i produttori che progettano prodotti più sostenibili pagheranno meno per il loro smaltimento, mentre quelli che continuano a produrre beni usa e getta pagheranno di più.

Un approccio olistico per prodotti più sostenibili

Dal punto di vista del prodotto, sarà cruciale ottimizzare il suo ciclo di vita sin dalla fase di progettazione. Il Parlamento Europeo, il 23 aprile scorso, ha introdotto il concetto di eco-modulazione nel nuovo Regolamento sull’eco-design per i prodotti sostenibili (Espr). Questo prevede l’implementazione di requisiti di ecoprogettazione e standard minimi riguardanti durabilità, riparabilità, efficienza energetica e riciclo dei beni. Tale iniziativa mira a contrastare le pratiche di obsolescenza prematura attraverso modifiche al design e a incentivare la condivisione delle criticità nella gestione dei rifiuti per migliorare la riciclabilità e ridurre l’impatto ambientale dei prodotti.

I prodotti di imballaggio rappresentano un esempio eccellente di come l’Extended Producer Responsibility abbia contribuito alla dematerializzazione, alla riduzione dei tipi di plastiche utilizzate, alla diminuzione dello spessore e alla riduzione delle sostanze pericolose presenti.

La sfida della gestione dei rifiuti, il ruolo dei consumatori e del Legislatore

Ultimo, ma non meno importante, è fondamentale incentivare e incoraggiare i consumatori verso pratiche corrette di dismissione, specialmente per i prodotti con cicli di vita brevi o lunghi. Campagne di sensibilizzazione sono cruciali per aumentare la partecipazione del pubblico alle iniziative di raccolta dei rifiuti e per stimolare l’interesse verso prodotti ecosostenibili, oltre a promuovere la consapevolezza sull’impatto ambientale di una gestione inadeguata dei rifiuti, come l’abbandono dei filtri delle sigarette.

“Anche il Legislatore deve assumersi la sua responsabilità, allineandosi alla Vision 2050 e promuovendo il rispetto degli standard qualitativi più elevati per la raccolta e il trattamento dei rifiuti, riducendo le perdite di materiali e garantendo un riciclo di alta qualità,” afferma Federico Magalini, Director of Sustainability UK di dds+. “È essenziale incentivare il mercato dei materiali riciclati attraverso requisiti obbligatori per l’uso di materiale riciclato nei nuovi prodotti, privilegiando la qualità del materiale recuperato rispetto alla mera quantità di rifiuti riciclati”.

Il ruolo cruciale delle fonderie nella transizione ecologica

Le materie prime svolgono un ruolo cruciale per le fonderie italiane e, il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, durante l’assemblea annuale dell’associazione, ha sottolineato che la transizione ecologica rappresenta la sfida più grande che abbiamo di fronte, e tutti dobbiamo fare la nostra parte per uscirne vincitori. Le fonderie, oggi più che mai, sono un anello chiave della decarbonizzazione, essendo responsabili della produzione di componenti fondamentali per infrastrutture come pale eoliche e centrali idroelettriche, necessarie per l’energia verde, e per mezzi di trasporto sempre più leggeri e a basse emissioni. Inoltre, contribuiscono alla produzione di macchinari che riducono l’impatto ambientale delle produzioni manifatturiere”.

“In Italia, abbiamo già compiuto passi significativi per ridurre l’impronta ambientale del nostro processo produttivo, con investimenti in campo ambientale che rappresentano mediamente oltre il 20% del totale. Tuttavia, per continuare su questa strada, è essenziale che l’Europa rimetta al centro dell’attenzione l’industria di base, compresa la produzione di materie prime. Attualmente, gran parte di questa produzione avviene al di fuori dei confini dell’Unione europea, con tutti i rischi e le incognite associati a questa dipendenza”.

L’appello di Assofond per un’industria sostenibile e competitiva

L’appello di Assofond si inserisce nel contesto della Dichiarazione di Anversa, sottoscritta da oltre mille organizzazioni europee, tra cui Assofond stessa. Questo documento rappresenta un appello urgente ai decisori politici per rivitalizzare il panorama industriale continentale, accelerare il Green Deal, garantire la competitività globale dell’industria e mantenere posti di lavoro di qualità per i lavoratori europei.

“Investire nell’industria di base e nelle materie prime è il presupposto essenziale perché il Green Deal abbia successo,” ha dichiarato Fabio Zanardi. “Può sembrare controintuitivo, ma non lo è: oggi ci approvvigioniamo principalmente da Paesi extraeuropei ostili o potenzialmente tali, con significativi impatti ambientali. La sicurezza degli approvvigionamenti è costantemente a rischio, e l’impronta ambientale dei prodotti europei è appesantita dalle emissioni generate per produrre e trasportare le materie prime da Paesi lontani. Pensiamo alla ghisa in pani, fondamentale per l’industria meccanica, le infrastrutture idriche e la produzione di componenti per l’energia green. La maggior parte della ghisa proviene dalla Russia, ma dal prossimo anno potremo importarne solo una quantità limitata, azzerata dal 2026”.

Zanardi ha sottolineato che, mentre le sanzioni sono necessarie, è cruciale garantire le forniture all’industria. Attualmente, le alternative sono limitate e costose, provenienti principalmente da Sud Africa e Brasile. Dal 2026, con l’implementazione completa del Cbam, l’approvvigionamento di materie prime da Paesi extra-Ue diventerà ancora più oneroso.

“A questo punto abbiamo due opzioni: l’inerzia, che porterebbe alla fine dell’industria europea, superata dalle produzioni asiatiche realizzate con ghisa russa a basso costo, oppure gli investimenti e l’innovazione, che potrebbero creare una filiera europea delle materie prime a basso impatto ambientale e rilanciare il settore industriale e il suo indotto, favorendo la transizione ecologica. Le tecnologie esistono: serve la volontà di favorire gli investimenti in un settore strategico e pianificare a lungo termine, anche se oggi potrebbe sembrare poco conveniente”.

Il nuovo Decreto per la riapertura delle miniere in Italia

Sullo sfondo c’è il varo di un nuovo decreto grazie al quale il Governo Meloni intende riaprire le miniere, per garantire alle nostre imprese una quota di quelle materie prime critiche di cui oggi c’è sempre più fame. Inizialmente, sono stati assegnati 3,5 milioni di euro all’Ispra, con ulteriori risorse previste nella prossima legge di Bilancio, per aggiornare la carta mineraria nazionale. Questo aggiornamento potrebbe rivelare che lungo lo stivale è possibile reperire almeno 15 dei 34 minerali più pregiati, tra cui litio e cobalto, fondamentali per la produzione di batterie.

Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha spiegato ieri in conferenza stampa, al termine del Consiglio dei Ministri, che l’operazione prevede il censimento delle miniere chiuse, alcune delle quali potrebbero essere riaperte grazie alla rilevanza dei materiali di risulta, e delle miniere abbandonate per la scarsa convenienza economica dovuta a un basso filone di produzione.

L’adeguamento della normativa mineraria italiana agli standard europei

Il 20 giugno è stato approvato un decreto che adegua la normativa nazionale del settore minerario agli obiettivi e agli standard europei. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato che il provvedimento propone un nuovo approccio sistemico all’approvvigionamento di materie prime strategiche. Questo nuovo approccio prevede l’analisi della domanda e dei fabbisogni del paese e l’incentivazione dell’offerta di materie prime.

Il decreto avvia un programma nazionale di esplorazione, semplifica le procedure autorizzative e rafforza il fondo nazionale del Made in Italy, dotato inizialmente di un miliardo di euro. Questo fondo mira a sviluppare la filiera strategica di estrazione delle materie prime e a creare un grande attore nazionale nel settore minerario, poiché attualmente le principali imprese minerarie occidentali sono australiane e canadesi.

“Attualmente, tutti i paesi europei stanno adottando questa strategia per evitare di passare dalla dipendenza dal carbone russo a una subordinazione ancora più grave alle materie prime critiche e alla tecnologia cinese, che oggi detiene quasi il monopolio,” ha aggiunto Urso.

Il decreto per il rilancio del settore minerario italiano

l decreto promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) ha i seguenti obiettivi:

  • Rilancio del settore minerario italiano: attraverso procedure più rapide e snelle per l’ottenimento delle autorizzazioni per progetti strategici
  • Validazione europea: i progetti strategici dovranno ottenere il sigillo di Bruxelles
  • Competenze definite:
    • MASE: rilascio di titoli e autorizzazioni per estrazione e riciclo (massimo 18 e 10 mesi)
    • MIMIT: autorizzazioni per la trasformazione (massimo 10 mesi)
  • Nuove royalties: dal 5% al 7% per le concessioni minerarie strategiche, ripartite tra Stato e Regioni
  • Monitoraggio e pianificazione:
    • Istituzione di un Comitato tecnico permanente presso il MIMIT
    • Creazione di un Registro nazionale delle aziende strategiche
    • Redazione di un Piano Nazionale delle materie prime critiche
    • Completamento del Programma di esplorazione nazionale entro il 24 maggio 2025 (aggiornamenti ogni 5 anni)