Zhang e Inter vincono la causa sui debiti dell’ex presidente, niente stipendio ai creditori

L'ex numero 1 dell'Inter Steven Zhang ha vinto la causa legale contro il creditore China Construction Bank, che voleva rifarsi sullo stipendio da presidente

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 14 Novembre 2024 23:34

L’Inter scongiura il rischio di dover pagare i debiti di Steven Zhang. Il presidente della seconda stella e la società nerazzurra hanno visto riconoscere le proprie ragioni di fronte al tribunale di Milano nella causa con China Construction Bank Asia. La banca d’affari cinese si era rivolta alla giurisdizione italiana per rifarsi sullo stipendio dell’imprenditore da ex capo del club, nell’ambito di una battaglia legale su un debito da 320 milioni di euro. Compenso stimato in 914mila euro all’anno, che però Zhang non ha mai incassato.

Il debito di Zhang

L’ex numero 1 nerazzurro, costretto a cedere la guida dell’Inter a Oaktree in virtù dell’escussione del pegno da 395 milioni da parte del fondo statunitense, era stato condannato ad Hong Kong a pagare il prestito mai restituito al creditore cinese, di 255 milioni di dollari più interessi e costi.

Si trattava di un finanziamento con obbligazioni concesso dalla CCBA nel 2020 a favore della Great Matrix Ltd, società interamente controllata da Steven Zhang, il quale aveva sottoscritto il prestito salvo poi sostenere che le firme fossero state contraffatte e di non sapere nulla dell’operazione.

Una ricostruzione sconfessata durante il processo dalla perizia grafologica, che aveva accertato come cinque firme su sei fossero effettivamente originali, mentre la sesta era stata aggiunta in una copia elettronica.

Anche sulla base di queste evidenze, il giudice di Hong Kong aveva condannato Zhang al pagamento della somma dovuta, nello specifico, secondo quanto dettagliato nella sentenza del luglio 2022 (passata in giudicato nel settembre 2022), pari a 255 milioni di dollari più 2,6 milioni fino al 2 agosto 2021, data dalla quale era scattato il 13% di interessi sull’ammontare, equivalenti a circa 30 milioni all’anno.

La sentenza italiana

In forza di questo verdetto, cercando di rifarsi sugli asset in Italia del debitore, China Construction Bank Asia aveva immediatamente citato in giudizio in Italia sia l’Inter sia l’allora numero 1 della società per provare a recuperare parte dell’importo dal compenso.

In particolare, il colosso finanziario cinese aveva chiesto al tribunale di Milano di “dichiarare l’inefficacia” della delibera del 2018 con cui l’assemblea degli azionisti nerazzurri aveva approvato la composizione del CdA e contestualmente votato a favore della proposta di rinuncia allo stipendio da parte del presidente.

La Corte d’Appello di Milano aveva accolto la richiesta di CCBA a marzo, ammettendo il valore della sentenza sul debito di Zhang anche in Italia, ma il tribunale meneghino ha rigettato oggi le istanze della banca d’affari cinese.

Come riferito da Calcio e Finanza, i giudici hanno motivato il rifiuto spiegando come la delibera fosse precedente al prestito contratto dall’imprenditore, elemento che ne escluderebbe “l’intento frodatorio”, e sottolineando la “gratuità che sempre storicamente ha caratterizzato l’incarico di Presidente del C.d.A. dell’Inter, alla conferma di tale tradizione anche per gli amministratori nominati insieme con Zhang sin dal 2016 nel CdA e nel 2019″.

Consuetudine rispettata anche dal successore e attuale guida del club nerazzurro, Giuseppe Marotta, che allo stesso modo non è retribuito per il ruolo.

Secondo il tribunale di Milano, dunque, la delibera non può essere annullata in quanto “non è stato in alcun modo revocato il diritto al compenso eventualmente riconosciuto in precedenza dalla stessa assemblea a Zhang”, ma i soci “hanno dunque solo preso atto della scelta di Zhang di non ricevere alcun compenso”.