Supercoppa italiana, dal 2027 possibile addio a Riyadh e nuovo format

Dal 2027 la Supercoppa italiana potrebbe lasciare l’Arabia Saudita: Florida tra le ipotesi, possibile stop al mini torneo

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Claudio Cafarelli

Giornalista e content manager

Giornalista pubblicista laureato in economia, appassionato di SEO e ricerca di trend, content manager per agenzie italiane e straniere

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La Supercoppa italiana non è ancora stata assegnata a Riyadh e già si apre il dibattito sul futuro del torneo. A partire dal 2027, la competizione potrebbe cambiare sede, formula e collocazione nel calendario, con ricadute rilevanti non solo sul piano sportivo ma anche su quello economico e organizzativo. La Lega Serie A è infatti chiamata a valutare una serie di variabili che riguardano i diritti televisivi, gli incassi garantiti dalle sedi estere e l’impatto sul campionato.

Perché dal 2027 la Supercoppa non si giocherà a Riyadh

Il primo punto fermo riguarda l’Arabia Saudita. Tra il 7 gennaio e il 5 febbraio 2027 il Paese ospiterà l’Asian Cup, torneo continentale per nazionali che coinvolgerà 24 squadre e impegnerà otto stadi in tre città, compresa la capitale. Questo calendario rende impossibile la disputa della Supercoppa italiana nello stesso periodo, aprendo di fatto la strada a una sede alternativa.

Il contratto attualmente in vigore con l’Arabia Saudita prevede ancora un’edizione da disputare nel Regno nei prossimi anni, ma non quella del 2027. La Lega Serie A dovrà quindi individuare una nuova destinazione, valutando proposte arrivate da diversi Paesi e continenti.

Florida in pole, perché gli Stati Uniti sono una scelta strategica

Tra le ipotesi sul tavolo, quella degli Stati Uniti appare oggi la più concreta. In particolare, la costa orientale e la Florida vengono considerate opzioni preferibili per diversi motivi. Dal punto di vista logistico, Miami e Orlando sono più facilmente raggiungibili dai tifosi italiani rispetto alle città della costa occidentale. Dal punto di vista climatico, le aree temperate consentirebbero di mantenere la collocazione invernale del torneo.

La scelta degli Stati Uniti risponde anche a una logica commerciale. La Supercoppa viene sempre più utilizzata come strumento di promozione internazionale del calcio italiano. Portare l’evento in un mercato in espansione come quello statunitense, già al centro di Mondiali e competizioni per club, permetterebbe di rafforzare il valore dei diritti televisivi e l’appeal del brand Serie A.

Le alternative: Asia, Africa, Europa

Oltre alla Florida, la Lega ha ricevuto manifestazioni di interesse anche da Paesi dell’Estremo Oriente, dall’Oceania, dall’Africa e dall’Europa. In questa fase non esiste una decisione definitiva, ma la scelta dovrà essere formalizzata dall’assemblea dei 20 club di Serie A entro la prossima primavera, per consentire una pianificazione adeguata dell’evento.

Un ritorno della Supercoppa in Italia viene considerato poco probabile. Le ragioni sono soprattutto economiche: le sedi estere garantiscono introiti nettamente superiori rispetto a quelli ottenibili sul territorio nazionale.

Il nodo del calendario: addio alla pausa di dicembre?

Il possibile cambio di sede riapre anche il tema della collocazione temporale della Supercoppa. Negli ultimi anni il torneo ha inciso in modo significativo sul calendario di Serie A, interrompendo il campionato a dicembre e costringendo le squadre a recuperi infrasettimanali.

L’ipotesi di una sede come la Florida rende difficile immaginare una disputa estiva ad agosto, a causa delle temperature elevate. Se la Supercoppa dovesse cambiare formula, potrebbe riaprirsi lo scenario di un ritorno a una collocazione più flessibile, con minore impatto sulla stagione.

Ipotesi ritorno alla gara secca

Una delle opzioni allo studio è il ritorno alla gara secca tra la vincitrice dello scudetto e quella della Coppa Italia. Addio quindi alla formula final four. In questo modo ci sarebbero diversi vantaggi:

  • minore impatto sul calendario;
  • maggiore chiarezza per tifosi e broadcaster;
  • una programmazione più semplice dal punto di vista organizzativo.

Dal punto di vista economico, però, la gara secca ridurrebbe gli incassi complessivi. L’attuale accordo con l’Arabia Saudita garantisce circa 23 milioni di euro a edizione, con almeno 9,5 milioni destinati alla squadra vincitrice. Un format più snello comporterebbe introiti inferiori, anche se compensati da una maggiore sostenibilità sportiva.