Serie A, muro contro muro con la Figc: la Lega impugna la delibera per le elezioni

La Lega Serie A ha stabilito all'unanimità di impugnare la delibera della Figc, che conferma i pesi dei voti per l'elezioni del presidente federale

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Calcio italiano nel caos. Il Consiglio Figc ignora l’emendamento Mulè che darebbe più potere alla Serie A alle elezioni federali e la Lega impugna la delibera che conferma i pesi dei voti delle varie componenti. La decisione presa in assemblea dai patron del massimo campionato italiano manda così all’aria i tentativi di mediazione tra il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina e quello della Lega, Lorenzo Casini.

L’emendamento Mulè

La scelta di andare allo scontro con la Federcalcio è stata approvata all’unanimità dalle 20 società della Serie A durante l’incontro di venerdì 19 luglio, che vedeva all’ordine del giorno diversi temi importanti, tra i quali l’assegnazione dei diritti Tv internazionali e, appunto, l’intenzione di far contare il voto della Lega più delle altre componenti del calcio, chiamate a nominare il nuovo presidente federale il prossimo 4 novembre.

Un potere che sarebbe già riconosciuto nel cosiddetto emendamento Mulè al Decreto Sport e Scuola, passato in commissione alla Camera e atteso all’esame al Senato.

Della norma, riformulata dopo le minacce di Fifa e Uefa, infatti, è rimasto intatto il comma 1-bis, che riconosce un maggior peso e ruolo della Serie A, stabilendo, infatti, che “le leghe sportive professionistiche hanno diritto a un’equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento, che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo”.

La misura a firma del deputato di Forza Italia, Giorgio Mulè, ha l’obiettivo di attuare una riforma richiesta da tempo, di aumentare la rappresentatività del calcio professionistico al livello federale.

Un principio però aggirato dal Consiglio della Figc che, in vista delle elezioni del presidente federale, ha confermato il peso attuale delle parti aventi diritto di voto, nonostante il parere contrario di Serie A e Serie B.

La delibera approvata in Consiglio ha dunque presentato ancora una volta lo stesso regolamento elettorale in vigore finora, che distribuisce il peso dei voti in questo modo:

  • Serie A: 12%
  • Serie B: 5%;
  • Lega Pro: 17%;
  • Dilettanti: 34%;
  • Calciatori: 20%;
  • Allenatori: 10%;
  • Arbitri: 2%

“Fatta la legge, si va avanti con l’inganno” è stato il commento sulla delibera del deputato Giorgio Mulè, secondo cui “questo non è accettabile, perché c’è un problema di rispetto di relativi ruoli, in primis per il Parlamento”.

“L’equa negli organi direttivi, che deve tenere conto anche del contributo economico, non può essere del 12% a fronte di un versamento di 1,3 miliardi di euro di tasse –  ha spiegato Mulè parlando della rappresentatività della Serie A – Non è pensabile una rappresentanza della A al 40%, ma dal 12% la si dovrà portare almeno al 23-24% che è una quota di minoranza, mentre quella attuale è di irrilevanza”.

Sul punto il presidente Gravina ha convocato per lunedì una riunione con tutte le componenti, in presenza del ministro dello Sport Andrea Abodi, per trovare un’intesa che riequilibri le rappresentanze in consiglio federale: per riconoscere al calcio professionistico una quota rappresentativa superiore al 34% servirebbe una modifica dello statuto da dibattere in assemblea delle componenti, mentre per approvare una quota più bassa basterebbe una delibera federale.

L’impugnazione della Serie A

Intanto in assemblea di Lega, la Serie A ha deciso di impugnare la delibera del Consiglio Figc davanti al Tribunale Federale Nazionale. “Abbiamo discusso in assemblea per la prima volta dopo l’emendamento Mulé – ha spiegato il presidente della Lega, Lorenzo Casini – e abbiamo affrontato poi delle conseguenze dell’emendamento: la Serie A, all’unanimità, consapevole che sono partiti gli incontri, ha ribadito la necessità che si vada verso un modello di maggiore autonomia, verso un sistema in cui le decisioni che riguardano al Serie A possano avere il parere di essa stessa e quindi ci sia un significativo riequilibrio dei pesi elettorali e del peso negli organi direttivi”.

“Per questo, sapendo che partirà lunedì il dialogo – ha spiegato ancora Casini – poiché c’era la scadenza del termine per poter impugnare il regolamento elettorale approvato lunedì scorso, l’assemblea ha deciso di impugnare il regolamento prima che scada il termine. Non è un atto ostile ma di difesa tecnica, con la scadenza o lo si faceva o non era più possibile. Era stato approvato contro i pareri di Serie A e Serie B, cristallizzando i pesi elettorali senza l’equilibrio”.