Il big match della ottava giornata di serie A si gioca allo stadio Maradona. Si sfidano Napoli e Inter, campioni e vicecampioni d’Italia a confronto a pochi giorni di distanza dagli impegni in Champions League. Per i nerazzurri una vittoria roboante in trasferta, mentre gli azzurri sono reduci da una clamorosa sconfitta per 6 a 2 in casa del Psv. A prescindere dagli ultimi risultati in campo, Napoli e Inter rappresentano due dei progetti più strutturati del calcio italiano, ma con dimensioni economiche differenti.
Secondo le stime elaborate da Football Benchmark, il Napoli ha raggiunto un enterprise value di circa 1,08 miliardi di euro, entrando nella top 20 europea e confermandosi come una delle società più efficienti in termini di crescita. Si tratta di un traguardo notevole per un club che, poco più di vent’anni fa, ripartiva dalla Serie C. L’Inter, invece, si colloca su livelli ancora più elevati con un valore d’impresa di 1,715 miliardi di euro, frutto del risanamento finanziario avviato con il passaggio di proprietà a Oaktree e dell’aumento dei ricavi da stadio (+45% rispetto al 2019). Questo posiziona i nerazzurri tra le prime dieci società europee per valore complessivo.
Il valore delle rose di Napoli e Inter
Nel confronto tra i valori delle rose, i due club si avvicinano pur mantenendo strategie differenti. Il Napoli dispone di un organico valutato 496,1 milioni di euro, mentre la rosa dell’Inter raggiunge 707,8 milioni. Il divario riflette la maggiore esperienza internazionale dei giocatori nerazzurri e la loro quotazione sul mercato europeo.
Il club partenopeo ha puntato su calciatori giovani e in crescita, mantenendo una linea di sostenibilità e puntando alla valorizzazione interna. L’Inter, invece, ha costruito un gruppo più maturo e competitivo, con diversi elementi già affermati a livello europeo e una strategia di investimento mirata al mantenimento dell’equilibrio tra qualità tecnica e sostenibilità economica.
Monte ingaggi e politiche salariali
Sul piano dei costi, entrambi i club hanno adottato un approccio prudente. Il Napoli spende circa 110 milioni di euro lordi l’anno per gli stipendi, una cifra che riflette la volontà del presidente De Laurentiis di mantenere un bilancio solido. L’Inter, pur disponendo di risorse maggiori, ha progressivamente ridotto il proprio monte ingaggi per allinearlo ai ricavi, riuscendo a garantire competitività senza superare i limiti di sostenibilità imposti dal nuovo fair play finanziario. Nella stagione 2025-2026 il monte ingaggi è di circa 141,6 milioni di euro lordi. Nel club azzurro la distribuzione degli stipendi è omogenea, con pochi top player sopra la media, mentre a Milano pesano maggiormente i contratti di giocatori come Lautaro Martínez e Nicolò Barella, simboli del progetto tecnico nerazzurro.
Strategie di mercato a confronto
Il mercato estivo ha confermato due modelli diversi ma entrambi efficaci. Il Napoli ha registrato 115 milioni di euro di spese e 126,6 milioni di incassi, chiudendo con un saldo positivo di 11,6 milioni. Le operazioni principali hanno riguardato l’acquisto di Rasmus Hojlund, Sam Beukema, Noa Lang e Miguel Gutiérrez, con un’età media dei nuovi arrivati di 23,6 anni. La società ha quindi privilegiato la linea verde, investendo su calciatori di prospettiva.
L’Inter, invece, ha scelto un approccio di consolidamento, investendo 92,7 milioni di euro e incassando 48 milioni dalle cessioni, con un disavanzo controllato di 44,7 milioni. La strategia del club di Oaktree mira a rafforzare la rosa senza compromettere la stabilità finanziaria. L’attenzione si è concentrata sull’acquisto di profili pronti per mantenere alto il livello competitivo in Serie A e Champions League.