Lo scudetto del 2006 è dell’Inter. Dal Consiglio di Stato arriva la decisione senza appello sulla disputa dell’assegnazione della Serie A nel dopo Calciopoli. Il massimo organo della giustizia amministrativa ha respinto il ricorso della Juventus contro la società nerazzurra, la Figc e il Coni, tutti costituiti in giudizio, sulla revoca del titolo ai bianconeri e il successivo conferimento del tricolore al club arrivato terzo, in quel campionato, che cambiò la storia del calcio italiano.
La battaglia legale
La pronuncia del Consiglio di Stato arriva alla fine di una serie di opposizioni legali presentate dalla Juventus a partire dalla decisione dell’allora commissario straordinario della Federcalcio, Guido Rossi, che nel 2006 aveva assegnato all’Inter il titolo: dopo le decisioni della giustizia sportiva per lo scandalo di Calciopoli, con la retrocessione in B della Juventus e i 30 punti di penalizzazione inflitti al Milan in classifica, il club nerazzurro posizionatosi terzo aveva ricevuto d’ufficio il titolo di campione d’Italia rimasto vacante (qui abbiamo parlato delle ultime controversie sul nuovo campionato di Serie A).
Una decisione alla quale la società bianconera si è opposta in diverse sedi lungo tutto il corso di questi 17 anni, venendo respinta per 34 volte (qui abbiamo parlato dell’ultima tegola dell’esclusione dalla coppe europee per la Juve).
Nel 2011 il consiglio Figc aveva rigettato l’istanza di revoca in autotutela, presentata dalla Juve, della decisione di Guido Rossi, e nello stesso anno il Tnas, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, si dichiarò incompetente a intervenire.
Nel 2019 il Collegio di Garanzia aveva dichiarato inammissibile il ricorso della Juve, così come il Tar del Lazio nel 2022. Un anno dopo il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso del club bianconero contro la decisione del Tar.
La pronuncia
Come riportato dal quotidiano sportivo ‘Tuttosport’, nel respingere il ricorso della Juventus, il Consiglio di Stato ha spiegato nelle sette pagine della pronuncia di non essere l’organo preposto ad annullare quella decisione.
“La controversia, infatti – spiega il massimo giudice amministrativo – posto che la rimozione dell’atto illegittimo ha come fondamento la valutazione di condotte rilevanti sotto il profilo disciplinare sportivo e l’applicazione, quale conseguente sanzione, della revoca del titolo, è chiaramente incentrata su questioni sottratte alla giurisdizione statale e riservate (quantomeno per la tutela di annullamenti) agli organi di giustizia sportiva”.
Alla sentenza del Consiglio di Stato ha commentato così l’ex presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli, che arrivò alla guida del club torinese proprio nell’estate 2006.
“Diciamo che mi aspettavo una decisione del genere da parte del Consiglio di Stato. Anche se sono passati 17 anni è un argomento che mi tocca sempre nel vivo” ha dichiarato all”Adnkronos’.
“Di tutta la vicenda di Calciopoli una cosa in particolare non riesco a mandare giù – ha aggiunto – Il fatto che il faldone con le accuse nei confronti dell’Inter sia improvvisamente scomparso dal processo sportivo e ricomparso dopo 5 anni quando ormai i fatti erano prescritti. Perché anche il club nerazzurro era pesantemente coinvolto come affermato anche dal procuratore Palazzi. Se fossero andati a giudizio con ogni probabilità sarebbero stati anche loro penalizzati e si sarebbe davvero fatta giustizia”.