Per la prima volta da 11 anni il rendimento del Btp decennale italiano è balzato nella mattinata di mercoledì 4 ottobre fino a quota 5%. Dopo aver raggiunto un livello registrato l’ultima volta a novembre 2012, i titoli di Stato sono rientrati intorno al 4,9%. Anche il bund tedesco ha toccato i massimi mai registrati dal 2011, superando il 3%, tenendo dunque lo spread, il differenziale di rendimento tra le due obbligazioni, poco sotto i 200 punti. Saliti leggermente anche i titoli francesi al 3,54%, gli spagnoli il 4,07%. I decennali statunitensi (treasury) rendono il 4,81%.
Il picco dei Btp
Come riporta ‘IlSole24ore’, la spinta ricevuta dai rendimenti europei è dipesa anche dall’intenzione ribadita dalla Bce di mantenere i tassi alti ancora a lungo, con l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%. La presidente della banca centrale, Christine Lagarde, ha dichiarato di ritenere sulla base delle attuali valutazione “che i tassi d’interesse chiave della Bce abbiano raggiunto livelli che, se mantenuti per una durata sufficientemente lunga, contribuiranno in modo significativo al ritorno tempestivo dell’inflazione al nostro obiettivo a medio termine”.
Inaugurando la conferenza sulla politica monetaria a Francoforte, Lagarde ha aggiunto che le decisioni future della Bce continueranno ad essere basate sui tre criteri dell’outlook dell’inflazione, delle dinamiche dell’inflazione di fondo e sulla forza della trasmissione della politica monetaria e “garantiranno che i tassi d’interesse siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi per tutto il tempo necessario”.
Con i tassi mantenuti alti si alza di conseguenza la spesa dello Stato per pagare gli interessi sui suoi titoli e si stima che nel 2024 l’Italia potrebbe corrispondere agli obbligazionisti più 90 miliardi di euro (qui abbiamo spiegato quanto convengano i Btp valore).
I mercati
Mentre prosegue con successo il collocamento del Btp valore (sul quale abbiamo riportato qui il parere degli esperti) che nei primi tre giorni dell’operazione, in chiusura il 6 ottobre, ha raccolto 13 miliardi di euro, gli indici azionari delle Borse europee continuano a stentare: il Ftse Mib perde lo 0,17%, mentre a Londra il Ftse100 è sceso dello 0,77% e a Francoforte il Dax40 è salito dello 0,1%, ad Amsterdam l’Aex dello 0,17%, invariato il Cac40 di Parigi.
Il tonfo del greggio a New York, in calo del del 5,61% a 84,22 dollari, ha inciso sui titoli del comparto petrolifero a Piazza Affari, con Eni, Saipem e Tenaris finiti in fondo al listino segnando rispettivamente -1,56%, -1,26% e -2,23%.
In positivo per le quotate dei servizi di pubblica utilità come Hera (+2,66%), con A2A +0,98% e Snam +0,92 per cento. Tra i peggiori Prysmian (-1,65%) e Inwit (-2,66%). In difficoltà Tim (-0,75%) e le banche, ad eccezione di Banca Mps, che ha chiuso in rialzo del 4,64 per cento.
Pr quanto riguarda le valute, l’euro sale leggermente a 1,051 dollari (1,045 in avvio e 1,0459 ieri in chiusura). Il cambio euro/yen si attesta a 156,51 (156,06 in avvio) e il rapporto dollaro/yen a 148,87 (149,144).