Sta facendo discutere una lettera circolata in questi giorni sui principali Social network e che porta la firma di una donna pensionata di sessantanove anni residente in un comune limitrofe di Milano. “Ricevevo da due anni una Pensione di cittadinanza del valore di 250 euro. Nell’ultimo mese è però scesa a soli 40 euro. Ho provato a chiedere delucidazioni all’ente preposto all’erogazione ma al momento nessuno mi ha spiegato il perché di questa decurtazione”.
Si tratta solamente di un esempio, ma il caso della signora lombarda pare essere molto comune in tutta Italia a giudicare dall’alto numero di condivisioni che il post sta registrando. Sono in molti infatti a chiedersi cosa stia davvero succedendo.
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Assegno di cittadinanza, la nuova normativa che penalizzerà migliaia di italiani
Accade che a partire da gennaio 2022 l’importo del Reddito di cittadinanza – e delle relativa Pensione erogata a chi ha raggiunto i limiti dell’età lavorativa – è stato ridotto per una ragione ben precisa: una serie di sussidi a carico dei percettori che prima non erano considerati, ora invece vengono calcolati, comportando un deciso taglio del valore dell’assegno.
Il risultato è che quella che si è rivelata un’integrazione a redditi modesti e che ha aiutato milioni di persone a tirare avanti con meno affanni ora rischia seriamente di venire meno. E questo accade proprio nel momento in cui moltissimi italiani sono costretti a fare i conti coi rincari del costo delle bollette e dei beni di prima necessità.
Un mix di tecnicismi che andrà a colpire i più fragili
Insomma, un’emergenza nell’emergenza che riguarda le persone più fragili del tessuto sociale del nostro Paese, tra cui decine di famiglie con anziani e disabili a carico (purtroppo saranno tra i soggetti più colpiti da questa nuova normativa). Si tratta di centinaia di migliaia di soggetti che hanno perso, alcuni temporaneamente, il sostegno, mentre molti altri si sono visti ridurre in maniera significativa l’assegno mensile.
Non solo: in tanti dovranno addirittura restituire a rate nei prossimi mesi i soldi ricevuti a febbraio. In pratica, un mix di tecnicismi che ha tolto a molte persone già in difficoltà le poche risorse sulle quali potevano contare finora. E non è un caso che proprio in questi giorni si registri un aumento di accessi alle sedi della Caritas e, soprattutto, di lettere di lamentela all’Inps.
Il ruolo dell’Inps e la dichiarazione sostitutiva
Ma quello che sta succedendo non è certo di responsabilità dell’Istituto di Previdenza Sociale, che si sta limitando ad applicare la legge che prevede nuovi criteri per il calcolo dell’assegno, come la maggiorazione sulla pensione di invalidità o la quattordicesima. L’ente diretto da Pasquale Tridico a febbraio non è riuscito a riconteggiare tutti gli assegni mensili e dunque i tanti cittadini che hanno ricevuto più del dovuto si vedranno ora applicare i conguagli. Per non rendere traumatica l’operazione, la compensazione avverrà quindi a rate.
Questo, peraltro, in un periodo in cui già fisiologicamente si assottiglia la platea del Reddito di cittadinanza: a febbraio il numero di beneficiari è crollato dai 3 milioni dei mesi precedenti a 2,4 milioni. Il motivo anche qui è tecnico: febbraio è il mese in cui bisogna aggiornare la dichiarazione sostitutiva dell’Isee e questo a volte porta via tempo e comporta il salto di un mese.