Cos’è la social currency: la forza del brand nelle community online e offline

Social currency: che cos'è la valuta sociale e perché le aziende non possono più ignorare una forma di promozione capace di tradursi in risultati di vendite e di guadagni.

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Cos’è la social currency e soprattutto in cosa consiste. Sempre più spesso ricorre questa locuzione e in molti casi non si riesce a capire a cosa si riferisca. Social currency è una definizione risalente al 2009, in un momento in cui i social network iniziavano a muoversi. Diciamo pure che in in quel momento erano agli albori e non si erano ancora sviluppati come oggi. È probabile che la società di consulenza che aveva utilizzato per la prima volta la locuzione social currency non aveva intenzione di riferirsi unicamente alle piattaforme che stavano nascendo, ma ad un contesto sociale leggermente più ampio.

Ma cerchiamo di capire meglio che cosa intendesse.

In cosa consiste la social currency

Sempre più spesso sentiamo parlare, in tv come sui giornali, di social currency. Ma cosa significa, esattamente? Per social currency si intende l’insieme delle risorse, reali e potenziali, derivanti dalla presenza nei social newtork e nelle community digitali e fisiche. Il termine è stato coniato nel 2009 dalla società di consulenza Vivaldi ed è così raccontato dal suo CEO, Erich Joachimsthaler:

abbiamo individuato un termine che “misurasse” quanto le persone, nella loro vita reale e digitale, a casa come al lavoro oppure sul web, parlino di una determinata marca. Siamo sempre stati convinti che, il desiderio di condivisione delle sue opinioni da parte di un utente, sia un potenziale enorme per i brand.

Il concetto di social currency

È un concetto, quello di social currency, che affonda le sue radici nella teoria del capitale sociale formulata da Pierre Bourdieu. Ed è un concetto da cui le aziende non possono più prescindere: dalla social currency (in italiano: valuta sociale), un brand può ricavare un valore che vada oltre le tradizionali campagne promozionali. Sono infatti sei le principali tipologie di comportamento che questo termine raggruppa: conversazioni, affiliazioni, condivisioni di informazioni, forme di supporto, sentimenti identitari e percezioni di utilità. Ecco quindi che, la social currency, è oggi un nuovo modo di fare (e di farsi) pubblicità. Ed è tra i più efficaci, se non il più efficace in assoluto. Ma è anche la definizione della forza di una brand.

Del resto, ormai quasi tutte le aziende investono sui social media, alcune anche con grande successo. Ci sono marchi che sono diventati il simbolo di una determinata fetta di mercato (basti pensare a GoPro nel settore delle action camera, oppure Red Bull, o ancora Burberry). Ed è proprio dai social media che arriva gran parte delle loro vendite e dei loro guadagni: studi dimostrano che, dalle conversazioni e gli scambi di opinioni che avvengono online, un marchio possa ricavare il 13% dei suoi guadagni (percentuale che sale al 20 per i prodotti di fascia medio alta). Sono infatti i social media, a fare di un prodotto un prodotto mainstream grazie al lavoro di blogger, influencer ed esperti. Perché è qui che si svolge quello che è una sorta di passaparola 2.0. Ma molto più efficace.

I benefici della social currency

A tratteggiare quali siano i benefici degli investimenti in social currenty ci ha pensato Forbes, che ne ha individuati sostanzialmente sei:

  1. permette una migliore fidelizzazione del cliente e una migliore conversione in acquirenti;
  2. produce un maggior numero di contatti effettivi;
  3. permette di aumentare il traffico sui siti aziendali;
  4. concorre ad aumentare la consapevolezza del marchio;
  5. serve a fidelizzare verso il marchio e a garantire una maggiore credibilità;
  6. permette di aumentare le vendite.