Assegno unico, arrivano gli arretrati e i conguagli: a chi spettano

Assegno unico, dall'Inps arrivano conguaglio e arretrati del mese di gennaio: a chi spetta il doppio pagamento di marzo

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

Giornalista pubblicista, ha maturato una solida esperienza nella produzione di news e approfondimenti relativi al mondo dell’economia e del lavoro e all’attualità, con un occhio vigile su innovazione e sostenibilità.

Se in questi giorni state ricevendo un accredito da parte dell’Inps inferiore rispetto alla solita cifra dell’assegno unico, non allarmatevi: si tratta del conguaglio delle maggiorazioni spettanti relative al mese di gennaio.

Il pagamento “diverso” dipende dalle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2023: stiamo parlando della rivalutazione degli importi sulla base dell’inflazione e delle maggiorazioni per famiglie numerose.

Assegno unico, arrivano i conguagli

L’assegno che sta arrivando in questi giorni non è l’assegno unico di marzo, bensì il conguaglio con gli arretrati riferiti al mese di gennaio. Questo perché a gennaio 2023 non sono stati adeguati in tempo i versamenti agli aumenti previsti per quest’anno e le famiglie hanno ricevuto un assegno unico uguale a quello del 2022.

L’incremento forfettario per le famiglie con almeno 4 figli è stato aumentato a 150 euro, ma tale novità non è stata applicata alla mensilità di febbraio, e quindi sarà applicata a partire da marzo. 
A febbraio invece è stato versato l’assegno unico comprensivo degli aumenti previsti per il 2023.

In questi giorni dunque verranno pagati tutti gli arretrati alle famiglie che ne hanno diritto, ma c’è il rischio anche che l’Inps – dopo aver fatto le dovute valutazioni – effettui una trattenuta delle somme pagate in più.

Assegno unico, adeguamento dell’8,1%

Il tasso di rivalutazione è pari all’8,1%. L’adeguamento è stato applicato sia sugli importi base dell’assegno unico previsti per ciascun figlio sia sulle soglie Isee che modulano gli importi.
L’importo dell’assegno unico varia da un minimo di 50 euro al mese per un figlio minore senza Isee o con un Isee superiore a 40.000 euro, a un massimo di 175 euro al mese per un figlio minore con Isee fino a 15.000 euro. Per i figli tra 18 e 21 anni, gli importi variano da un minimo di 25 euro al mese a un massimo di 85 euro.

L’indicizzazione ha un impatto sia sugli importi che sulle soglie Isee. La platea dei destinatari dell’importo minimo si riduce rispetto all’anno precedente, poiché l’importo minimo viene erogato solo per Isee superiori a 43.240 euro e non più per Isee superiori a 40.000 euro. La prima fascia Isee aumenta da 15.000 a 16.215 euro, mentre la seconda da 20.000 a 21.620 euro.

L’importo per chi ha fino a 16.215 euro di Isee aumenta da 175 a 189 euro, mentre per chi ha fino a 21.620 euro di Isee passa da 150 a circa 162 euro.
Per chi ha fino a 27.000 euro di Isee, l’importo aumenta da 125 a 135 euro, mentre per chi ha fino a 32.000 euro di Isee passa da 100 a 108 euro. Infine, per chi ha un Isee fino a 37.000 euro, l’importo aumenta da 75 a 81 euro.

Per chi ha un Isee di 43.240 euro o più, si passa da 50 a 54 euro