Scoperto perché Omicron è così veloce: non dipende dalle mutazioni

La variante di coronavirus infetta le persone molto più velocemente rispetto alle altre versioni mutate del virus, e ora sappiamo il perché

Pubblicato: 21 Agosto 2022 08:00

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

I ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Hollywood si sono chiesti perché la variante Omicron del Sars-Cov-2, emersa a novembre dello scorso anno, sia diventata quella dominante in così poco tempo. Con ondate che si sono abbattute su tutto il mondo, portando i decisori a valutare l’idea di predisporre nuove chiusure, come il recente lockdown di cui vi abbiamo parlato qua, e reintrodurre misure estreme per fermare la circolazione del coronavirus.

Metà delle persone positive a Omicron non sa di avere il coronavirus

Dietro la più rapida diffusione della variante, secondo gli scienziati, non ci sarebbero però solo le mutazioni che hanno reso il patogeno più infettivo. Ma anche e soprattutto ragioni comportamentali. La maggior parte delle persone positive a Omicron, infatti, non sarebbero consapevoli di aver contratto il coronavirus. E l’enorme numero di positivi asintomatici avrebbe causato l’incremento nei numeri che abbiamo visto nello scorso periodo.

La variante Omicron causa sintomi generalmente meno gravi rispetto alle forme mutate del coronavirus che si sono diffuse in passato. Tosse, mal di testa, stanchezza, mal di gola e naso tappato sono le manifestazioni più frequenti, comuni a un vasto numero di infezioni virali e batteriche. E spesso non considerate come spie del Covid.

Lo studio ha analizzato i campioni di sangue di quasi 2.500 adulti, pazienti e dipendenti dell’ospedale californiano, durante l’ondata di Omicron. I 210 individui che avrebbero con tutta probabilità contratto la variante, in base a quanto è emerso dai loro anticorpi. Il 56% del gruppo, cioè oltre la metà, non sapeva di essere positivo o aver avuto l’infezione. E il 10% degli “inconsapevoli” aveva comunque sintomi similinfluenzali, con la convizione che potesse trattarsi di un comune raffreddore o un’influenza.

Perché Omicron è così contagiosa: le misure per prevenirne la diffusione

Dai dati raccolti è emerso dunque che la mancanza di consapevolezza del proprio stato sarebbe uno dei principali fattori di rischio di diffusione dell’infezione, e soprattutto della rapida trasmissione del virus e della sua elevata circolazione nella popolazione. Le positività non diagnosticate possono dunque permettere al Sars-Cov-2 di rimbalzare velocemente da persona a persona, redendo molto difficili le operazioni di tracciamento.

Gli operatori sanitari avevano livelli di consapevolezza decisamente più alti rispetto ai pazienti ricoverati in ospedale, ma comunque bassi in termini assoluti. Il coinvolgimento di più persone in attività di screening, attraverso campagne di prevenzione e informazione mirate, potrebbe essere un importante passo per fermare la circolazione del coronavirus e di varianti già particolarmente insidiose come Omicron. Qua la previsione per l’autunno.

La dottoressa Susan Cheng, tra gli autori dello studio, ha sottolineato che le informazioni emerse dallo studio dovrebbero spingere quante più persone possibili a sottoporsi ai tamponi per il Covid, specie in caso di contatti certi, anche se non stretti, con i positivi o in caso di insorgenza di sintomi riconducibili all’infezione da Sars-Cov-2. Oltre che dei sintomi anomali di Omicron, come quello di cui vi abbiamo parlato qui. Una migliore conoscenza del rischio permette di proteggere con più efficacia la salute pubblica, oltre che quella personale o familiare.