Smog, in Italia 80mila morti l’anno a causa dell’inquinamento

Sono questi i dati allarmanti lanciati dalla Società italiana di medicina ambientale (Sima) a commento della difficile situazione di smog che sta vivendo l'Italia

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Con circa 80.000 decessi prematuri all’anno, l’Italia si fregia tristemente del primato europeo per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico. Lo smog che attanaglia le nostre città, in particolare Milano e la pianura padana, rappresenta una minaccia silenziosa ma letale per la salute pubblica.

Per contrastare efficacemente questa emergenza, la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) sottolinea l’urgente necessità di un cambiamento radicale nelle abitudini quotidiane della popolazione. Un primo passo fondamentale riguarda gli edifici privati: la riqualificazione energetica e l’adozione di sistemi di riscaldamento più efficienti e a basso impatto ambientale possono contribuire significativamente alla riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Inquinamento: un killer silenzioso per il cuore e i polmoni

Le polveri sottili e gli ossidi di azoto sono nemici silenziosi del nostro cuore e dei nostri polmoni. Lo afferma il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale, Alessandro Miani, illustrando i dati allarmanti sull’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana.

Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte da smog: 9.000 decessi l’anno per eventi coronarici e infarto miocardico, 12.000 per ictus cerebrali. Le polveri sottili e gli ossidi di azoto innescano una risposta infiammatoria sistemica che danneggia le arterie e aumenta il rischio di trombi.

Anche i polmoni sono bersaglio dell’inquinamento: 7.000 morti premature ogni anno per malattie respiratorie. Le polveri sottili penetrano in profondità nei bronchi e negli alveoli, causando infiammazione e danni al tessuto polmonare.

Non solo cuore e polmoni: l’infiammazione provocata dal particolato può colpire anche il cervello, attraversando la barriera emato-encefalica.

Cosa fare? Ridurre l’esposizione all’inquinamento è fondamentale per proteggere la nostra salute. È necessario un impegno collettivo per cambiare rotta, a partire dalle piccole azioni quotidiane fino ad arrivare a interventi strutturali di ampio respiro.

Nuove evidenze collegano l’inquinamento all’Alzheimer

Sono diverse le implicazioni che legano inquinamento atmosferico e salute. Uno studio pubblicato su Neurology®, la rivista ufficiale dell’Accademia americana di neurologia, rivela infatti una correlazione tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e l’aumento delle placche amiloidi nel cervello, associate al morbo di Alzheimer. I ricercatori, focalizzandosi sul particolato fine PM 2.5, hanno esaminato il tessuto cerebrale di 224 individui nell’area metropolitana di Atlanta. L’esposizione a PM 2.5 legati al traffico, una delle principali fonti di inquinamento urbano, è stata associata a un aumento delle placche amiloidi. Il documento sottolinea una correlazione ma non dimostra una relazione causale, evidenziando la necessità di ulteriori ricerche.

Il dato allarmante è accentuato dalle stime dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, che nel 2021 ha registrato circa 253.000 morti premature in Europa a causa del PM2.5. L’Italia si classifica al secondo posto con 46.800 morti. Inoltre, lo studio ha esaminato l’effetto della variante genetica APOE e4 associata all’Alzheimer, rilevando una relazione più forte tra inquinamento atmosferico e segni di Alzheimer nei soggetti senza questa variante genetica.

Lo studio evidenzia la necessità di ulteriori indagini sui meccanismi che collegano l‘inquinamento atmosferico all’Alzheimer e sollecita l’adozione di misure preventive e ambientali.

Inquinamento a Bologna nel 2022 sono aumentati i morti e l’impatto sulla salute

Il direttore del dipartimento di salute pubblica dell’azienda Ausl di Bologna, Paolo Pandolfi, ha annunciato in questi giorni un aumento delle morti per malattie cardiovascolari, polmonari e tumori dell’apparato respiratorio e urinario nel 2022, attribuibile allo smog. Queste conclusioni anticipano il rapporto dettagliato sulla “Valutazione sanitaria della qualità dell’aria a Bologna nel 2022“, previsto per marzo.

Lo studio, condotto dal 2003, evidenzia gli effetti dannosi degli agenti inquinanti atmosferici come il Pm10, il Pm2,5, il biossido d’azoto (NO2) e l’ozono (O3), contribuendo significativamente al deterioramento della salute dei cittadini bolognesi. Questo si traduce in un aumento dei ricoveri e dei decessi.

Nonostante alcuni inquinanti siano rimasti entro i limiti legali nel 2022, Pandolfi sottolinea che superano le soglie di sicurezza dell’OMS, senza mitigare gli impatti sulla salute. Secondo le stime, ogni incremento di 10 microgrammi di concentrazione di Pm10 a Bologna corrisponde a un aumento dell’1% degli infarti.

I dati rivelano 81 decessi per malattie cardiovascolari, 20 per malattie respiratorie e 13 correlati a tumori tracheali, bronchiali e polmonari. La mortalità attribuibile all’esposizione a breve termine al biossido di azoto, Pm10 e ozono è preoccupante nella città metropolitana.

L’esposizione al Pm2.5 è altrettanto dannosa, riducendo la speranza di vita alla nascita di quasi 5 mesi. Questo significa che i neonati del 2022 a Bologna, se esposti a tali livelli per tutta la vita, avranno una speranza di vita media di poco più di 84 anni, cinque mesi in meno rispetto alla media nazionale.

Le fasce di popolazione anziana pagano il prezzo più alto, con un aumento progressivo dell’impatto dell’inquinamento sulla speranza di vita all’aumentare dell’età. A 50 anni, l’1,06% della speranza di vita è perso a causa dell’inquinamento, salendo al 2,35% a 80 anni.

Agire con urgenza per ridurre l’inquinamento atmosferico: l’appello di Miani

Il presidente della Sima, Alessandro Miani, lancia un appello pressante: è essenziale agire rapidamente per ridurre drasticamente le principali fonti di inquinamento atmosferico. Contrariamente a quanto spesso si pensi, una delle principali cause di smog in Italia non è il settore industriale o le automobili private, ma – sottolinea Miani – gli edifici privati, in particolare i sistemi di riscaldamento domestico. Si osserva la necessità di modificare le abitudini quotidiane, ottimizzando i consumi energetici, limitando gli orari di accensione dei sistemi di riscaldamento e riducendo le temperature interne, contribuendo così alla lotta contro l’inquinamento atmosferico.

Sima ha presentato al Governo proposte concrete per mitigare gli effetti dannosi dello smog, concentrandosi sugli edifici urbani e proponendo incentivi per interventi come il rivestimento di superfici murarie e vetrate con un ‘coating’ fotocatalitico al biossido di titanio a base etanolo. Studi scientifici hanno dimostrato che questa soluzione può attivarsi con la luce naturale, svolgendo un ruolo cruciale nella scomposizione e nella riduzione degli inquinanti atmosferici.

Un’aria più pulita per l’Europa, ma l’Italia resta indietro

Il 20 febbraio, le istituzioni dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo cruciale sulla nuova direttiva relativa alla qualità dell’aria. Tra le disposizioni più rilevanti, si prevede la riduzione del 50% dei limiti di concentrazione per il particolato e il biossido di azoto, l’implementazione di stazioni di monitoraggio più efficaci e la concessione ai cittadini del diritto di richiedere un risarcimento per danni alla salute derivanti da stati inadempienti.

Tuttavia, nonostante rappresenti un passo significativo, la direttiva lascia aperta la possibilità per paesi come l’Italia, con condizioni geografiche e meteorologiche particolari, di posticipare il rispetto dei nuovi limiti fino al 2040. Questo solleva interrogativi su quanto i cittadini italiani debbano aspettare prima di respirare aria più pulita, considerando che, come abbiamo appena visto, l’Italia registra il più alto numero di morti per inquinamento atmosferico in Europa, superando le 70.000 persone all’anno.

Obiettivi e sfide: le necessità indispensabili per la nuova direttiva

Il Comitato Torino Respira sottolinea la necessità di importanti misure strutturali per raggiungere gli obiettivi della nuova direttiva sulla qualità dell’aria. Queste misure includono il potenziamento del trasporto pubblico, la riduzione dei veicoli privati e dei loro limiti di velocità, l’elettrificazione dei trasporti, l’efficientamento energetico e l’espansione del teleriscaldamento. Allo stesso tempo, sono indispensabili interventi nel settore degli allevamenti e nell’utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura. Tuttavia, il Comitato sottolinea l’importanza di affrontare efficacemente le situazioni di emergenza come quella attuale, che finora non ha ricevuto una risposta adeguata.

Blocchi del traffico a Torino: inefficaci e non rispettati

Dal 17 febbraio, a Torino sono stati attivati automaticamente i blocchi del traffico a causa degli elevati livelli di inquinamento atmosferico. Tuttavia, questa strategia, concepita per affrontare gli episodi acuti di inquinamento, sta dimostrando di essere inefficace. I dati rilevati durante i quattro giorni di blocco indicano che i parametri del traffico sono peggiorati rispetto alla settimana precedente quando i blocchi non erano attivi. Il numero di chilometri totali percorsi in città e il flusso veicolare medio sono aumentati dell’1%, gli ingressi in ZTL addirittura del 19%, mentre il numero di veicoli circolanti è diminuito solo dello 0,4%.

Targhe alterne e domeniche senz’auto

Di fronte a questo evidente fallimento, il Comitato Torino Respira propone il ritorno a due misure precedentemente utilizzate con successo: le targhe alterne e le domeniche senza auto. Queste proposte, a differenza dei blocchi del traffico attuali, coinvolgono tutti i possessori di auto, eliminando discriminazioni tra categorie diverse, e sono più facili da controllare. Il presidente del Comitato, Roberto Mezzalama, sottolinea l’urgente necessità di abbandonare i blocchi del traffico inefficaci e adottare strategie più efficaci per affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico non solo a Torino, ma in tutte le città della pianura padana.

Mal’aria di città 2024: lo smog non molla la presa

Il nuovo report di Legambiente “Mal Aria di città 2024“, parte della Clean Cities Campaign, mette in luce la persistenza della sfida contro l’inquinamento atmosferico. Nonostante una lieve diminuzione dei livelli di inquinanti nel 2023, i valori rimangono stabili da anni, pur restando entro i limiti normativi. Tuttavia, la distanza dai limiti europei per il 2030 e dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rimane considerevole.

Lo studio di Legambiente ha analizzato i dati del 2023 in 98 capoluoghi di provincia, focalizzandosi su polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2). Ben 18 città hanno superato i limiti normativi per gli sforamenti di PM10:

  • Frosinone (70 giorni di sforamento)
  • Torino (66 giorni)
  • Treviso (63 giorni)
  • Mantova, Padova e Venezia (62 giorni)
  • Rovigo, Verona e Vicenza (oltre 50 giorni)
  • Milano, Asti, Cremona, Lodi, Brescia e Monza (tra 40 e 49 giorni)
  • Alessandria, Napoli e Ferrara (tra 36 e 39 giorni)