Il 30 giugno è scaduta la proroga dettata dall’ordinanza del ministero della Salute per l’obbligo delle mascherine negli ospedali e nelle strutture che ospitano pazienti fragili. Si è scelto di non dare seguito a tale imposizione, lasciando libera decisione (e totale responsabilità) ai direttori sanitari.
Addio mascherine
Per quanto appaia oggi come un argomento quasi anacronistico, il sistema sanitario fa ancora i conti con il Covid e le sue conseguenze. Il fatto che oggi rappresenti uno spauracchio quasi esclusivamente per i soggetti fragili lo pone meno in vista rispetto ad altri temi. Ciò non vuol dire, però, che i pericoli siano passati del tutto.
La necessità di normalità, però, ha spinto il governo di Giorgia Meloni a compiere un passo importante. Anche l’ultimo obbligo in materia sanitaria è caduto. Ora si parla unicamente di raccomandazioni, così come di delega delle responsabilità. L’esecutivo non intende venir meno alle proprie convinzioni ma, al tempo stesso, non ha alcuna voglia d’essere ritenuto responsabile di possibili conseguenze. Tutto cade sulle spalle dei direttori sanitari, dunque.
Sta a loro l’analisi delle aree maggiormente a rischio, dove procedere però al massimo a raccomandare fortemente il ritorno all’uso dei dispositivi di protezione. Intanto, però, il Covid circola nuovamente, nonostante le elevate temperature. Nelle ultime settimane ha inoltre dato segnali di risalita.
Nuove misure
Dal primo luglio, dunque, nuove misure attive, a firma della direzione della Prevenzione del ministero della Salute, sotto la guida di Francesco Vaia. Si procede a un cambio di prospettiva sul fronte delle responsabilità, a partire dai cittadini.
I singoli saranno responsabili delle proprie azioni, di fatto, scegliendo liberamente di indossare o meno la mascherina in ospedale. Una forma di tutela unicamente raccomandata, sia in caso di prevenzione rispetto alle condizioni altrui, sia in caso di potenziali danni arrecabili ad altri, presentando ad esempio sintomi respiratori. Lo stesso vale anche per i soggetti preposti alla tutela della sicurezza dei più fragili.
Una nota positiva in termini politici, considerando come il partito di Meloni non abbia partecipato di fatto alle operazioni in fase di Covid, limitandosi ad aspre critiche. Al tempo stesso sta procedendo a smantellare gli ultimi baluardi della tutela sanitaria, che per un certo tipo di elettorato è un punto nettamente a favore. Largo ai direttori sanitari, dunque, responsabili dell’analisi delle condizioni di determinati ambiti. In caso di rischio potranno modificare le normative, a tutela dei ricoverati.
I dati Covid
Al netto del fatto che il Covid abbia smesso ormai da tempo d’essere la notizia del giorno, quali sono i dati in merito ai contagi? Nelle ultime settimane la circolazione è aumentata. Si è registrata una lieve crescita dei casi, il che è in parte insolito se si tiene conto delle elevate temperature. Il “sistema di freno”, dunque, sembra aver ridotto la propria capacità.
L’indice di trasmissibilità Rt è a quota 1,15, lievemente sopra la soglia epidemica. Per quanto riguarda i casi di contagi acclarati, nell’ultima settimana c’è stato un +25%, raggiungendo quota 2.600 persone.
Stabile l’occupazione dei posti letto in area medica a 1,2% (750 ricoverati, circa), così come quella in terapia intensiva, pari allo 0,3%. Il Covid non è dunque sparito nel nulla e gli epidemiologi invitano a non sottovalutarne la minaccia. I numeri sono infatti lievemente in crescita anche negli Stati Uniti, dove il Cdc ha raccomandato il richiamo con vaccini aggiornati.