Metamizolo, allerta Aifa su seri effetti collaterali dei farmaci per febbre e dolore

Il metamizolo presente in diversi farmaci può causare una rara reazione grave. L’Aifa ha pubblicato un'allerta: cosa sapere

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 10 Dicembre 2024 09:22

Il metamizolo, antidolorifico e antipiretico utilizzato da anni e presente in diversi farmaci, finisce sotto la lente dell’Aifa per un effetto collaterale tanto raro quanto insidioso: l’agranulocitosi. Questa condizione, che riduce drasticamente i globuli bianchi, può trasformarsi in un problema serio, soprattutto se non riconosciuta in tempo. L’Agenzia italiana del farmaco ha deciso quindi di mettere in guardia medici e pazienti, invitando a tenere alta l’attenzione su sintomi che potrebbero nascondere questa reazione.

L’avvertimento dell’Aifa sul metamizolo

L’Agenzia del farmaco, che come sempre informa su specifiche situazioni, come quella sui farmaci introvabili, ha rilasciato un avviso per chi assume metamizolo.

I campanelli d’allarme – scrive l’Aifa – includono febbre persistente, brividi, mal di gola e ulcere dolorose nella bocca, nel naso o nella zona genitale. “Questi sintomi possono manifestarsi in qualsiasi momento durante il trattamento, anche poco dopo la sua interruzione”, avverte l’Agenzia. Ecco perché i pazienti dovrebbero interrompere immediatamente l’assunzione del farmaco e consultare un medico se si trovano ad affrontare tali situazioni.

Il problema diventa ancora più complesso se il metamizolo viene utilizzato per combattere la febbre. I segni distintivi di un’agranulocitosi in sviluppo rischiano di essere confusi con un’infezione stagionale, rendendo difficile intercettare il problema in tempo.

Non è solo l’Aifa a muoversi: nel luglio scorso anche l’ente regolatorio europeo ha avviato una revisione approfondita sul metamizolo, con l’obiettivo di tracciare un quadro più completo dei suoi effetti collaterali. Intanto, le raccomandazioni per una gestione più sicura del farmaco vengono condivise con gli operatori sanitari, nella speranza di prevenire conseguenze gravi per chi lo assume. Un farmaco utile, sì, ma che richiede consapevolezza.

Cosa fare se si è assunto

Quando si sospetta un’agranulocitosi, il passaggio obbligato sono gli esami del sangue, che permettono di confermare o escludere questa reazione. Nel frattempo, il trattamento con metamizolo va sospeso. “Se l’agranulocitosi viene confermata, il trattamento non deve essere reintrodotto”, precisa la nota dell’Aifa, aggiungendo che monitoraggi ematici di routine non sono però  raccomandati.

Ci sono poi casi, segnala l’Aifa, in cui il metamizolo non è un’opzione da tenere in considerazione. Chi ha già vissuto reazioni avverse simili o soffre di problemi al midollo osseo dovrebbe tenerlo alla larga. Questo perché il farmaco potrebbe rappresentare un rischio troppo alto per chi è già vulnerabile. Le indicazioni servono a proteggere chi potrebbe trovarsi maggiormente esposto, evitando situazioni potenzialmente pericolose.