Hiv in Usa dopo il “lifting del vampiro”: il trattamento Prp anche in Italia

Le procedure sono state eseguite in un centro senza licenza. Come si esegue e quali sono i rischi del trattamento, molto in voga tra le star

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Quattro donne e il partner di una di loro hanno contratto l’Hiv dopo aver sperimentato un trattamento estetico chiamato “vampire facial”, noto anche come lifting del vampiro. I curiosi nomi della procedura, formalmente nota come Plasma Ricco di Piastrine o Prp, sono legati al fatto che si basa sul prelievo di sangue del paziente, dal quale vengono estratte le piastrine tramite centrifugazione.

Successivamente, le piastrine vengono mescolate con il plasma e iniettate sotto la pelle per migliorare il tono, ridurre le rughe e ringiovanire il viso, sebbene le prove scientifiche siano contrastanti riguardo alla sua efficacia.

Di cosa si tratta il “vampire facial”

Il termine “vampire facial” è associato anche all’effetto che temporaneamente si manifesta durante il trattamento, caratterizzato dalla comparsa di macchie rosse sul viso. Benché il trattamento mini-invasivo sia generalmente considerato sicuro, quando eseguito in centri non autorizzati e che non aderiscono alle normative di sicurezza essenziali si possono verificare rischi significativi per i clienti, specialmente considerando l’impiego di sangue e dispositivi per la sua iniezione.

Il lifting del vampiro è una procedura di bellezza sempre più in voga, soprattutto grazie alla pubblicità fatta da alcuni vip sui social network. Tra essi anche Kim Kardashian, che nel 2015 pubblicò su Instagram una sua foto subito dopo essere stata sottoposta alla Prp.

I cinque casi di Hiv sono stati rilevati tra quattro clienti di un centro estetico ad Albuquerque, nel New Mexico, insieme al partner di una di loro. Questa scoperta è il risultato di un’indagine condotta dal Dipartimento della Salute del New Mexico in collaborazione con i Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti. Tutto ha avuto inizio nel 2018, quando una donna ha contratto il virus nonostante non avesse avuto rapporti sessuali al di fuori della sua relazione stabile, non facendo uso di droghe e non essendo stata sottoposta a trasfusioni, tutte situazioni che possono catalizzare il rischio di contrarre l’infezione. In breve tempo, è stato individuato il centro estetico in questione, dove la donna aveva subito il trattamento del lifting del vampiro.

“Questa indagine ha identificato un cluster associato alla ricezione di servizi di iniezione cosmetica presso una struttura senza licenza che non ha seguito le procedure raccomandate per il controllo delle infezioni o non ha conservato i registri dei clienti”, hanno chiosato i Centers for Disease Control.

Centro estetico nella bufera: tutte le violazioni

Il centro estetico coinvolto non soltanto operava senza l’autorizzazione medica necessaria per eseguire la delicata procedura estetica, ma dalle indagini sono emerse una serie di gravi violazioni delle norme fondamentali di sicurezza.

Tra queste, si sono riscontrate provette di sangue non etichettate, conservate insieme al cibo nel frigorifero, siringhe abbandonate in disordine nei cassetti e sul bancone, e l’assenza di un idoneo sistema di sterilizzazione a vapore. Inoltre l’attività, che è stata sospesa e la proprietaria incarcerata, non teneva nemmeno un registro completo dei clienti. Ciò ha comportato diversi anni di lavoro per contattare almeno una parte dei circa 200 clienti e informarli del rischio di esposizione all’Hiv, invitandoli a sottoporsi a controlli specifici e adottare le misure necessarie per la loro sicurezza e tranquillità.