Diabete di tipo 2 negli adolescenti, il rischio sarebbe legato anche al luogo in cui si vive

Uno studio mostra come lo sviluppo della malattia sembra essere legato più a fattori sociali e ambientali che ai soli comportamenti individuali

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica. Raccontare la scienza e la salute è la sua passione, perché crede che la conoscenza sia alla base di ogni nostra scelta. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato:

Spesso si parla di pandemia del diabete, per segnalare quanto e come la forma di tipo 2, legata al diffondersi di obesità, sovrappeso e stili di vita non proprio salutari, sia in crescita. A preoccupare, peraltro, oltre alla fredda realtà delle cifre sono le tendenze. Se questa malattia fino a qualche tempo fa veniva considerata una malattia tipica dell’età adulta, ora si scopre sempre di più l’incidenza della patologia cresce a ritmi allarmanti tra bambini e adolescenti. Prima della metà degli anni ’90, solo l’1-2% dei giovani con diabete soffriva di diabete di tipo 2. Oggi, soprattutto in alcune aree, si sta salendo in questa fascia d’età con casi sempre più frequenti che vedono riconosciuto il quadro intorno ai 13 anni.
Come mai? Secondo una ricerca apparsa su Pediatric Research ci sarebbe un ruolo anche per il luogo in cui si vive.

Oltre i fattori di rischio classici

Sia chiaro. L’obesità infantile che aumenta aiuta a comprendere l’incremento dei casi, così come certamente impattano la scarsa attività fisica, l’alimentazione impropria e, ovviamente, la predisposizione genetica. Ma la ricerca degli esperti del Charles E. Schmidt College of Medicine della Florida Atlantic University coordinati da Lea Sacca evidenzia un altro fattore chiave: il luogo in cui vive il bambino.

Lo studio ha preso in esame le informazioni del National Survey of Children’s Health dal 2016 al 2020, concentrando l’attenzione su un sottogruppo di bambini seguendone il percorso dalla nascita ai 5 anni, una fascia demografica raramente studiata negli studi sul diabete di tipo 2. Sono state valutate così le risposte dei caregiver di oltre 174.000 bambini in tutto il paese, di cui quasi 50.000 nella prima infanzia. I ricercatori hanno esaminato non solo la dieta e l’attività fisica, ma anche fattori più ampi come le condizioni del quartiere, la salute dei familiari, la sicurezza alimentare e la partecipazione a programmi di assistenza governativi. Risultato: sebbene la prevalenza complessiva del diabete di tipo 2 nei bambini di età inferiore ai 5 anni sia rimasta bassa e relativamente stabile nel corso del quinquennio, lo sviluppo della malattia sembra essere legato più a fattori sociali e ambientali che ai soli comportamenti individuali.

Più attenzione ai quartieri

Dall’indagine emerge il peso del quartiere in cui si vive, oltre alle caratteristiche del nucleo familiare.

“La ricerca ha dimostrato che gli ambienti di quartiere – come la presenza di marciapiedi, parchi o altri spazi verdi – possono influenzare direttamente la capacità di un bambino di svolgere attività fisica e, a sua volta, influenzare il rischio di sviluppare malattie croniche come il diabete di tipo 2”

è il commento dell’esperta in una nota dell’ateneo. Non solo. L’ambiente conta, eccome, come segnala anche chi segue i bambini. Rifiuti diffusi e vandalismo possono risultare alla base della percezione del rischio. Insomma, ci vuole attenzione alle preoccupazioni ambientali, che sono aumentate costantemente tra il 2016 e il 2020 ed erano evidenti sia nel campione complessivo che nella fascia d’età più giovane.

I risultati dello studio hanno inoltre mostrato che il ricorso a pasti gratuiti o a prezzo calmierato sarebbe associato ad un maggior rischio, con un impatto sulla qualità globale della nutrizione. Insomma, ci vuole attenzione. Anche perché accade che la disponibilità di pasti gratuiti si possa collegare a un aumento del consumo di alimenti trasformati, ad alto contenuto energetico e ricchi di zuccheri e grassi, che possono contribuire al rischio di diabete di tipo 2.

Conclusione: un’efficace prevenzione del diabete di tipo 2 e la diagnosi precoce devono considerare sia i fattori ambientali che la qualità del cibo – in particolare la progettazione del quartiere e l’accesso a opzioni nutrizionali – per un impatto duraturo e diffuso. Ovviamente, ricordando che l’obesità rimane il fattore di rischio più forte e comune per il diabete di tipo 2 nei bambini. I piccoli significativamente sovrappeso hanno una probabilità quattro volte maggiore di sviluppare la malattia entro i 25 anni rispetto a quelli con un peso regolare.

Le indicazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a scopo informativo e divulgativo e non intendono in alcun modo sostituire la consulenza medica con figure professionali specializzate. Si raccomanda quindi di rivolgersi al proprio medico curante prima di mettere in pratica qualsiasi indicazione riportata e/o per la prescrizione di terapie personalizzate.