La lotta di Giorgia Meloni contro il Nutri-score è stata ribadita diverse volte negli ultimi mesi, l’ultima nella prima uscita della presidente di Fratelli d’Italia dopo aver vinto le elezioni. L’occasione è stata l’intervento sul palco del Villaggio della Coldiretti a Milano, la scorsa settimana, sul quale la probabile premier in pectore ha dichiarato ancora una volta guerra al sistema di etichettatura degli alimenti che la Commissione europea sta valutando di inserire nei Paesi membri.
La battaglia di Giorgia Meloni contro il Nutriscore
L’associazione dei coltivatori rigetta da sempre l’eventualità dell’adozione in Italia di questo modello di classificazione dei prodotti già presente in Francia, considerato “fuorviante, discriminatorio ed incompleto” perché rischia di “escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”.
In piena campagna elettorale Giorgia Meloni aveva fatto sua questa battaglia dichiarando in un video che “Fratelli d’Italia vuole tutelare i nostri prodotti del Made in Italy, impedendo che vengano introdotti sistemi di classificazione come il Nutri-score, discriminatori e penalizzanti del nostro agro-alimentare e contrastando le frodi e la concorrenza sleale come quella dell’Italian sounding, che ci ruba decine di miliardi di euro ogni anno”. Una posizione ribadita anche nel programma del centrodestra.
Che cos’è il Nutri-score
Il Nutri-score è una scala di immediata comprensione, sviluppata dal nutrizionista Serge Hercberg come strumento per combattere l’obesità e le malattie cardiovascolari grazie all’utilizzo di cinque colori e lettere, che stabilisce una valutazione di salubrità degli alimenti sulla base del livello di zuccheri, grassi e sale contenuti in 100 grammi di prodotto.
In poche parole l’etichetta assegna un punteggio dalla A con i bollini verdi per gli alimenti teoricamente più sani, alla E in rosso per quelli più nocivi. Il sistema è stato adottato in Francia, dove sono però le aziende a decidere se applicarlo ai loro prodotti, e si è diffuso anche in Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda e Spagna.
La scala ha però incontrato l’opposizione di altri Paesi, dall’Italia alla Grecia, dalla Svezia all”Ungheria e altri ancora, che l’hanno respinta per alcuni punti controversi riscontrati nel sistema di valutazione.
Il Nutri-score ad esempio penalizza la presenza di zuccheri negli alimenti ma non considera la sostituzione in determinati cibi con i dolcificanti naturali. Inoltre il sistema è rapportato su 100 grammi di prodotto, indifferentemente dalla dose consigliata per una dieta da considerare sana.
L’alternativa adottata dall’Italia
In alternativa al Nutris-score l’Italia sta adottando lo schema denominato NutrInform Battery, che vuole proporre anche a livello europeo.
Si tratta di un’indicazione grafica in etichetta che riguarda la percentuale assunta di energia e nutrienti rispetto alla porzione di consumo consigliata dell’alimento: all’interno di cinque batterie stilizzate viene riportata l’indicazione quantitativa del contenuto di energia – in joule e in calorie – di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale della singola porzione.